AUTONOMIE REGIONALI IN ITALIA: SILENZIOSI ASCOLTATORI O PROTAGONISTI DEL DIBATTITO?

Da Michele Dallapiccola

Mi sono chiesto spesso da membro di maggioranza, come sarebbe stato il comportamento di un oppositore incallito qualora fosse arrivato al governo. Finalmente l’ho scoperto: continua a fare quello che ha sempre fatto. Continuano i gazebo, le raccolte firme e le critiche aperte su ciò che ha osato osservare il proprio collega d’aula d’opposizione. Gli unici provvedimenti che vengono portati all’attenzione della maggioranza sono tutt’al più mozioni, ordini del giorno o appelli che hanno il respiro di vicinato, di circoscrizione o al massimo di qualche piccola  lobby che si ritrova finalmente rappresentata in politica ma apparentemente sganciati da qualsiasi ragionamento di visione complessiva, di lungimiranza o di valutazione trasversale. Nel dibattito politico il tema più frequentato sembra piuttosto quello del subire con fastidio il giusto ruolo che invece una minoranza è normale che compia e cioè di critica e di proposta.

Dalle forze di maggioranza di governo Trentino mi sarebbe piaciuto sentire in questi giorni un ragionamento o un dibattito aperto sul tema enorme e mastodontico che in queste ore si staglia all’orizzonte: LA NUOVA AUTONOMIA DI ALCUNE REGIONI ITALIANE.

Mi chiedo come non possa preoccupare e dunque occupare il dibattito politico il pensiero su come andranno coniugati i venti che soffiano forti da Roma verso questa e le altre regioni. Le competenze concorrenti (si badi bene non primarie come sono le molte del Trentino) genereranno sul piano nazionale discussione e dibattito anche intorno alla nostra Provincia? Che cosa ci potrebbe succedere qualora attraverso un qualche notturno emendamento un non meglio precisato ma zelante parlamentare decidesse di ricomprendere anche le AUTONOMIE SPECIALI in questo slancio di novità?

Mai come in questo momento la guardia deve rimanere alta è tutto quello che abbiamo ce lo dobbiamo tenere stretto. È per questo motivo che ci siamo battuti ad esempio su temi apparentemente collaterali a questo dibattito quali quello dei grandi carnivori o del reddito di garanzia verso quello di cittadinanza. Fortunatamente tra l’altro ricordo che in questo caso la nostra discussione ha dato soddisfazione provocando una clamorosa retromarcia (almeno nelle intenzioni) da parte di Fugatti. Immaginatevi l’imbarazzo di questa persona: qualche giorno prima fai approvare in aula un provvedimento che ci porta in direzione esattamente contraria Poi ti siedi al tavolo della Conferenza Stato-regioni e ti accorgi che molti governatori invidiano quello che tu avresti già! Addirittura Kompatscher ti spiana la strada spiegando cosa è il caso che tu faccia e ti rendi conto che quello che ti aveva detto, ripetuto e gridato il PATT in aula giorni precedenti era la più grande e sacrosanta verità. E ti tocca far finta di niente fai finta che ti eri sbagliato e che davvero ciò che stanno chiedendo tutti lo vuoi anche tu. Ecco: ora non ci resta che sperare che sia tecnicamente possibile tornare indietro.

Studiare è difficile, prepararsi altrettanto, lo è meno stare tra le persone al bar o in piazza, raccogliere lamentele riportandole a qualcuno forse in grado di trasformarle in una soluzione.
Per un buon politico e per la sua squadra sono necessarie tutte queste componenti e la più grande preoccupazione per il Trentino è che dentro a questa maggioranza, ancora o almeno per ora, questa condizione non c’è.