I Progetti per una comunità devono essere guidati da studi e non non da slogan di partito.

Da Michele Dallapiccola

Tra le più ferme convinzioni che albergano nel mio pensiero c’è quella che a governare le scelte della politica, prima ancora dell’etica, ci siano la scienza e la conoscenza. L’attualità consegna strumenti di indagine, capacità conoscitiva e conoscenza della realtà che se assunte in forma propedeutica sono un formidabile strumento di orientamento alle decisioni.

Ebbene la proposta politica della lega che guida la scelta di progettare l’uscita della costruenda Valdastico A31 verso il sud di Rovereto appare invece governata esclusivamente da ragioni di natura partitico propagandistica.

Da medico veterinario oltre che da politico ascolto decisioni e proposte di valutazione pretendendo di sentir citare fonti di un momento sperimentale e/o di studio dove sia stato possibile dimostrare ciò che si vuole sostenere. Ebbene, da questo punto di vista Fugatti in aula ieri aveva più l’aspetto di una persona che cercava di imbonire una poco convinta platea piuttosto che di un politico sicuro, preparato e capace di argomentare le proprie scelte.

Tre sono stati gli episodi, in particolare:
 l primo, un colloquio bilaterale tra Rossi e Fugatti al quale ho avuto occasione di assistere a latere di una conferenza con le minoranze. L’ex presidente Rossi mostrava sul proprio tablet una serie di studi di tracciato ovviamente conservati dalla propria pregressa attività, corredati di studi che ne recavano pregi e difetti.  Sono rimasto sconvolto dal pressappochismo di Fugatti che rispondeva ripetendo nozioni che già erano in nostro possesso certificando così che la documentazione tecnico-scientifica fino a qui prodotta non da nessun punto di vantaggio all’uscita a Rovereto sud. Per la soluzione tanto cara alla lega si è capito dunque che finora non esistono argomentazioni scientifiche nuove e sopravvenute che fugatti sia stato in grado o abbia voluto offrire come nuove al dibattito tecnico.

Il secondo e forse peggiore episodio che mi ha sconvolto in questa giornata è  stato quello relativo al atteggiamento dialettico tenuto da Fugatti in aula. Tra attestazioni di stizza e momenti in dialetto come se ci trovassimo davanti al bancone di un bar pretendeva pubblicamente dagli amministratori locali di ottenere argomentazioni che solo uno studio tecnico e scientifico potrebbe offrire. In particolare, ne contestava il fatto che le argomentazioni problematiche da loro elevate fossero offerte alla spicciolata. Insomma, vi rendete conto del dramma? Dico che è come se un medico, per curare una malattia, proponga un farmaco del quale non conosce gli effetti collaterali ma si arrabbia  se il proprio paziente prova ad elencarli uno ad uno, senza essere preciso?

Infine la cosa più angosciante, il colpo di scena, l’affermazione più forte che Fugatti si è sentito di dover comunicare all’aula: “l’avevamo detto!”, si proprio così, avete capito bene, “noi della lega in campagna elettorale l’avevamo detto!”

Fugatti, non sei più dentro ad un gazebo, sei il presidente della Provincia ed il futuro del Trentino è nelle tue mani. Procurati degli studi geologici, demografici, economici, sociali, tecnici e di flussi di traffico. Vogliamo citazioni, sperimentazioni, diagrammi e presentazioni grafiche su pregi e difetti delle varie soluzioni, non siamo al bar, o dentro ad un gazebo ma piuttosto come in un ospedale dove il paziente con un grave problema, è la nostra terra ma tu non ti stai comportando da dottore.