Diciamo no alla politica che divide

Da Michele Dallapiccola

Compito della politica, tra i tanti, è quello di costruire una società coesa ed unita cercando un punto di equilibrio senza prendere le parti di qualcuno altrimenti si finisce per implementare il disagio sociale e l’invidia tra territori esattamente come sta avvenendo in tutte le questioni importanti alle quali recentemente si è dedicata. Pensiamo alla Facoltà di medicina, alla fusione delle Casse Rurali, alla gestione dei rinnovi dei contratti pubblici o della cooperazione internazionale solo per citare alcuni importanti esempi. Questo modo di operare alla “dividi ed impera” sembra invece far comodo a questa politica dei compartimenti stagni che valuta la gestione ed il mantenimento delle sacche di voto e il consenso partitico localizzato anziché assumersi la responsabilità di gestire il bene comune e la collettività.

Se poi si analizza il problema su come la giunta, con goffaggine, abbia affrontato i tempi e modi dell’investimento a Bolbeno ben si comprende perchè la percezione del problema sia stata così ampia e gravi. Certo noi siamo chiari: Bolbeno andava sostenuta ma a forza di procedere in questo modo goffo e improvvisato si dividono le comunità! Il tutto infatti è avvenuto infatti all’indomani di una Manovra finanziaria provinciale dove siamo stati richiamati all’austerità e alla ristrettezze economiche e così una scelta ricca di buon senso a favore di una realtà locale meritevole, è stata calata nel momento e nei modi più sbagliati mettendo alla berlina i poveri amministratori e i volontari di Borgo Lares che come unica colpa hanno avuto quella di aver semplicemente portato avanti il loro compito.

Va precisato che nelle stazioni cosiddette ad interesse locale, specialmente negli ultimi 5/10 anni si è investito con la stessa logica con la quale si investe in altri impianti sportivi: piscine, palestre, campi da calcio e d’atletica ma anche per lo sci perchè è lo sport nel cuore dei trentini, è lo sport che più di altri ci contraddistingue dal resto d’Italia. Come ogni attività sociale in Trentino anche questo coinvolge il volontariato esattamente come a Bolbeno, effettivamente pista dei miracoli innanzitutto per collocazione orografica ma anche come esempio di fertile collaborazione sociale. Detto questo va altrettanto ed attentamente compreso anche il disagio del sindaco di Pergine che denuncia le sue difficoltà economico-finanziarie, le sue recriminazioni e le cose che non capisce perché non messo in grado di poterlo fare.

Su questo tema dove entrambe le parti hanno le proprie ragioni è estremamente difficile riportare in asse la solidarietà tra territori cercando di gestire quella coesione sociale che la giunta – proprio tra i suoi principali compiti istituzionali – dovrebbe saper gestire.

Sarebbe stato di grande aiuto presentare l’investimento di Bolbeno dentro ad un più ampio quadro complessivo di investimenti, grandi o piccoli che siano, anche raffrontato con le sue ricadute sociali, il tutto con taglio economico e scientifico. E sempre secondo un modo di agire piu trentino e meno italiano, anziché in un festa di piazza, la firma si sarebbe dovuta affrontare piuttosto nelle sedi istituzionali opportune dove in democrazia si sarebbe potuto garantire a tutti la possibilità di capire tempi e modi delle scelte al fine di continuare a mantenere lo spirito collettivo di comunità trentina. La stessa che avrebbe potuto stimolare una maggiore compartecipazione privata dei grandi caroselli sciistici finanziariamente in utile visto che poi quel vivaio di sciatori che si crea con le piccole stazioni fa girare i loro tornelli. 

In questo momento invece questa lega, con queste azioni, si sta prodigando ancora una volta a demolire e lo fa con un pasticcio figlio della fretta, dell’incompetenza e di quell’arroganza da sbornia di potere che ad esempio ti porta a schernire pubblicamente un sindaco che ha voluto portare la sua giusta sensibilità in una piazza italiana a favore della pace. Ma la stessa ricetta della demagogia applicata ripeto, per casse rurali, università, contratti pubblici di lavoro, grandi carnivori o sicurezza pubblica che sia, dove porterà il Trentino?

Cominciamo a chiederci se non siano tornati i tempi in cui dalla Provincia ti telefonavano a dire che la magnadora si è alzata.