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Politica: se ne torna a parlare rimettendo in gioco il destino del Trentino del dopo 2023.

Da Michele Dallapiccola 11 Febbraio 2023

Dopo il Covid, dopo la crisi economica, la guerra in Ucraina, il terremoto. Dopo tutte queste tragedie, dopo tutto la politica non è finita. 

Certo la fiducia verso la classe che la interpreta è quella che è. Nella percezione comune poi, quella del politico non è propriamente tra le professioni più stimate. Me ne accorgo io che sono passato a questo lavoro da medico veterinario che professavano, godendo invece di una buona percezione sociale.

Per la serietà c’è ancora posto. 

Perché i problemi sociali non mancano di sicuro e dunque sono in tanti a sperare ancora che dalla politica ne arrivi qualche soluzione. 

In Trentino poi, rispetto al piano nazionale la cosa si sente ancora di più. Sarà per la comodità di averla vicina forse un po’ il vizio, ma l’abitudine di rivolgersi direttamente alla politica per questioni di qualsivoglia genere è ancora criticatissima. E a “palazzo” c’è chi ne approfitta. Non è certo sfuggito ai più, il grande bagno mediatico al quale si sottopone costantemente questa giunta provinciale. Spesso anche per fatti che nulla c’entrano con la propria attività caratteristica, pur di presenziare sul web ma soprattutto sui social. Una sorta di personalizzazione spinta dell’azione politica e quando si può, del contributo. 

Del resto la matrice che alimenta questo governo c’ è tutta. Il suo DNA politico attinge agli stilemi della comunicazione vecchi più o meno cent’anni. E sottraendoli alla data odierna, si focalizzi bene da che periodo storico arriva questo stereotipo comunicativo. 

Fortunatamente, le persone che seguono la politica in cerca di piaceri o contributi sono soltanto un parte. Ce ne siamo accorti noi di Casa Autonomia. Il grande pubblico che ci segue non si ferma soltanto ai social, partecipa invece molto attivamente nelle tappe del nostro tour provinciale come abbiamo già avuto modo di raccontarvi a QUESTO LINK.

E’ un modo diverso di cercare consenso e sostegno elettorale quello delle liste civiche. Senza ruoli di governo con relativi contributi da distribuire, la fiducia si guadagna con la serietà, la competenza e la coerenza. Delle quali il partito più vecchio che c’è in Consiglio dopo 75 anni di alti e bassi, può certo provare ad infischiarsene ma i risultati li vedrà alla fine. Come siamo convinti non paghi nemmeno il vuoto di visione colmato soltanto dal traino dei partiti nazionali di riferimento.

Politica in Trentino significa Autonomismo. 

Condizione di governo che si racconta a partire dai contenuti. Narrati comunicati, figli del confronto diretto ma figli di una vera presenza sul territorio; quella fatta di colloqui sapidi e cordiali. I tagli di nastro, i politici saltimbanchi da una manifestazione all’altra, a 15 minuti qui e mezz’ora in un’altra valle, non vanno più di moda. 

Le persone hanno bisogno di capire e di potersi confrontare. Lo dicono le statistiche ma lo percepiamo anche noi. E siamo sicuri lo diranno anche le urne. Quella grossissima fetta di elettori scolarizzati o molto scolarizzati che rappresenta il pubblico impiego, nel 2018 votò Fugatti essenzialmente per due ragioni. La voglia di cambiamento da un lato e poi la percezione che il voto al centrosinistra, frantumato com’era sarebbe stato un voto inutile. Oggi quelle due condizioni non ci sono più perché il centro sinistra si presenterà unito e i tratti di incompetenza di alcuni elementi di questa amministrazione provinciale sono sempre più evidenti. 

La partita per le provinciali 2023, è tutta aperta e le persone interessate ad ascoltare per poter scegliere sono tornate ad affacciarsi alla finestra. Si tratta di meritarsi la loro fiducia perché loro, statistiche alla mano, la loro parte la fanno. Che sia su Facebook che sia dal vivo ci seguono con rinnovato interesse. E così la vera battaglia che è quella contro l’astensionismo, a combattere dalla sua parte ha un piccolo esercito in più. Tutto GIALLO.

11 Febbraio 2023 0 Commenti
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Lotta alla Drosophila Suzukii: a che punto siamo?

Da Michele Dallapiccola 10 Febbraio 2023

Si avvicina la primavera. E con la bella stagione il rifiorire di un angosciante problema per i coltivatori di piccoli frutti.

Per trovare nella storia della moderna fitoiatria un esempio analogo di così lunga attesa della soluzione, bisogna risalire alla lotta alla Fillossera della vite. 

Eppure la Provincia Autonoma di Trento vanta uno dei più prestigiosi istituti di ricerca in campo agricolo di livello nazionale e internazionale: la fondazione Edmund Mach. 

Lo stimato Istituito, col suo corposo bilancio che supera di lunghezza i 40 milioni di euro all’anno produce risultati di indubbio valore nel campo della didattica e della ricerca anche applicata. 

Per una serie di circostanze non meglio chiarite, il suo vigore e la sua valenza in campo scientifico, presenta un “bug” dove non riesce a stupire. Manca di farlo, come avviene invece in tutti gli altri campi dei quali si occupa, nell’ambito della ricerca alla soluzione del più angosciante dei parassiti della frutta trentina: la tristemente famosa Drosophila Suzukii. 

Tra l’altro dai protocolli di utilizzo pare sita stata tolta la possibilità di utilizzo dello “Spada”. Nobile intento dal punto di vista ambientale, ulteriore spuntatura d’arma tra le poche rimaste in possesso dei coltivatori di berries.

Per questo abbiamo interrogato la Giunta, per sapere

  • il numero esatto dei rilasci effettuati nell’anno 2022, quello previsto per il 2023; 
  • se siano stati effettuati dei monitoraggi per capire quanto abbia inciso il rilascio del parassitoide sul carico parassitario della zona interessata;
  • entro che anno si possa ipotizzare la capacità di coprire l’intero territorio provinciale con l’auto produzione del parassitoide;
  • se ci sarà l’intenzione di ricorrere anche a biofabbriche esterne;
  • se siano allo studio altre soluzioni oltre al rilascio di Ganapsis. brasiliensis e in caso positivo con quali prospettive.

Con la Collega Paola Demagri attendiamo un report completo anche attraverso una formale richiesta di accesso agli atti.

10 Febbraio 2023 0 Commenti
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AUTONOMIA DIFFERENZIATA, CHE PAURA. 

Da Michele Dallapiccola 9 Febbraio 2023

Da una mozione del collega Ugo Rossi, l’opportunità di parlare di AUTONOMISMO. 

“Ddl Calderoli, la Giunta monitori il processo” 

E’ passata all’unanimità la mozione del collega Ugo Rossi riguardante il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Il dispositivo impegna la Giunta a esprimere in ogni sede le particolarità della nostra autonomia speciale; a proseguire straordinarie modalità di monitoraggio del processo di attuazione dell’autonomia differenziata coinvolgendo i parlamentari e in raccordo con Bolzano. Oltre al coinvolgimento della Prima commissione con sedute di informazione. Si impegna poi la Giunta a predisporre una formale valutazione della portata e delle ricadute del ddl Calderoli sul nostro assetto autonomistico, definendo eventuali emendamenti. Infine, è stato chiesto che il documento venga sottoposto, entro due mesi, alla votazione del Consiglio. 

Qui un estratto delle sue parole.

“Sono convinto che non ci sia nessuna volontà di usare l’autonomia differenziata per colpire le autonomie speciali ma ciò non ci deve esimere dall’essere vigili. Mi spiace che in questa fase di costruzione politica per il futuro una mozione come questa non porti il simbolo delle Stelle Alpine”.

Le quali in quel momento dall’Aula del Consiglio se ne sono state ben lontane. Il loro unico ultimo superstite rimasto, non era nemmeno presente. Ironia della sorte la discussione è avvenuta negli stessi istanti in cui gli autonomisti storici stava diramando un comunicato in cui annunciavano una prossima serata sull’Autonomia differenziata. In separata sede, non certo istituzionale come è stato qui oggi. 

Noi di Casa Autonomia.eu, non potevamo perdere l’occasione di intervenire al dibattito. L’argomento è così importante da averci portato ad intervenire anche in maniera piuttosto dura. Stigmatizzando certi comportamenti del nostro ex partito ma soprattutto quelli dell’attuale governo, nazionale e provinciale.

A seguire riporto la trascrizione puntuale del nostro intervento in aula che la Collega Demagri ha gentilmente voluto lasciare a me. 

“Come il collega Rossi, anche noi, con la collega Demagri di Casa Autonomia, abbiamo un trascorso molto importante. I nostri natali e la nostra carriera politica, la nostra formazione e il nostro modo di essere, si sono costruiti dentro all’alveo di un partito che dell’Autonomia ha fatto Statuto. Un po’ come lei, presidente Kaswalder. Poi, per motivi diversi, noi e lei ci siamo trovati a dover cambiare strada. Lei è stato sedotto dalla corrente più nazionalista, quella che guarda più a Roma, tanto da allearsi con un partito che è sicuramente a destra del nostro arco costituzionale, costruendo delle condizioni che addirittura portarono lei ad essere cacciato dal Partito autonomista. Credo uno dei rarissimi casi nella storia del partito. Invece, noi tre consiglieri, in tempi diversi abbiamo deciso di lasciare il partito autonomista quando la dirigenza ha deciso di seguire le sue di orme. Lei è probabilmente un antesignano di questa svolta a destra del Partito Autonomista visto che, a quanto pare, vi ritroverete a ragionare insieme. 

Racconto questo perché è un po’ la storia dell’autonomismo come fil rouge, come movimento motore delle azioni amministrative dentro a una Provincia che in fondo il partito autonomista nella sua storia ha da sempre piuttosto subito. Nasce come opposizione alla Democrazia Cristiana, quel partito di respiro nazionale, che in realtà ha avuto nelle sue schiere in Provincia di Trento il più autonomista dei nostri rappresentanti, al punto che a Trento gli è stato eretto un monumento. E ci mancherebbe altro, dato che la felice intuizione di Alcide Degasperi di inserirci in un quadro di tutela così forte come quello che abbiamo oggi, è stata per il Trentino più grande delle fortune. 

Poi però, quel partito autonomista, se vogliamo tanto conservatore, ha sofferto e inseguito il suo oppositore ed è finito per innamorarsene in una specie di sindrome di Stoccolma. Ci si è alleato costruendo delle condizioni nelle quali poteva, voleva e doveva dire la sua. 

E così da partito di opposizione, nel ‘98 si trovò a collaborare con i discendenti di quella democrazia cristiana, ricostruiti nel frattempo dentro alla Margherita. Il resto è storia. 

Oggi possiamo dire che in fondo si è creata la migliore delle situazioni: il concetto di valorizzazione, tutela e salvaguardia dell’Autonomia è diventato patrimonio comune a tutte le forze politiche che sono qui dentro in questo arco costituzionale. 

Cioè, se vogliamo, noi autonomisti, tutti affezionati a questo principio possiamo dire che il nostro scopo è stato raggiunto. Quasi forse al punto che è possibile pensare che il partito autonomista, arrivato al suo scopo, abbia la possibilità di sciogliersi. 

Anzi, a dire il vero, a giudicare l’impegno che ci sta mettendo la dirigenza del partito ci sta riuscendo abbastanza bene. Con tutte le fughe di rappresentanti istituzionali che ha avuto recentemente, direi che il risultato è ormai quasi completo. Non c’è elemento qui in Consiglio, da destra a sinistra, che non si consideri autonomista. A questo punto le Stelle Alpine hanno probabilmente preso in considerazione l’idea che la loro esistenza può tranquillamente legarsi al miglior offerente. 

Detto questo, essere autonomisti fa parte di una condizione ontologica che forse ha funzionato tanto bene in politica quanto male fuori da qui. Non so voi, ma io ho l’impressione che i trentini, a questa condizione di Autonomia, si siano quasi un po’ abituati. Cioè sono in molti a non rendersi conto che le cose effettivamente sì, non vanno benissimo, ma nei luoghi in cui non c’è l’Autonomia vanno sicuramente molto peggio. E ovviamente questo stato di diffuso disagio, di condizioni sociali problematiche, soprattutto per chi vive senza un’Autonomia così speciale come la nostra ne determina invidia e fastidio. Nonostante non sia un impegno facile da onorare e che pochi rispettano con onestà. 

Tant’è che ai tempi della spending review, quando Berlusconi, con quell’infausto “mille proroghe” del 18 agosto 2010, chiese una responsabilità straordinaria alle regioni a statuto speciale, a pagare fummo soltanto noi del nord: Friuli VG, Trentino, Alto Adige e Valle d’Aosta. La Sardegna stette zitta e la Sicilia chiese addirittura una manovra assistenziale. Ebbene, nel momento in cui apriranno quella cassaforte che è la nostra Costituzione, per riformulare certi piani normativi, chi ci può garantire che nessuno si sognerà di toccare le due Province Autonome? Questo è un timore che noi abbiamo molto forte. 

E a giudicare dai rapporti che ha questa Provincia con Roma, e da come questa si sta comportando con noi nel momento elettorale le preoccupazioni ci sono tutte. Siam qui con il nostro presidente della Provincia completamente in discussione, dove la cronaca ci racconta che in realtà no, lui non è il sicuro candidato designato presidente, perché a dirlo sono solo due o tre forze politiche.

Invece, quella che sulla carta ha già il risultato migliore in tasca carta ha detto no. In pratica nessuno ha la più pallida idea se, quello che è seduto nella parte centrale del nostro emiciclo, sarà in grado di poter continuare per una seconda legislatura. 

A governare queste schermaglie sono gli stessi partiti che rispondono a logiche nazionali dove la nostra autonomia è tanto invidiata. Ci lasceranno in pace? Noi ci crediamo poco. 

L’Alto Adige possiede delle ben solide tutele giuridiche grazie alla sua condizione di minoranza linguistica (bilingue) molto più difficilmente aggredibile rispetto alle nostre.

E’ veramente un peccato che il partito autonomista non prenda parte a questo dibattito. L’ultimo suo rappresentante in Consiglio, in questo momento risulta assente ed è un fatto molto grave. Questo dibattito, questo punto, per un partito autonomista è un punto imprescindibile, forse uno dei più alti toccati in tutta la legislatura. Ringrazio il collega Rossi per averlo voluto riportare al dibattito del Consiglio Provinciale. Siamo in campagna elettorale per alcune regioni. La lega sta perdendo numeri e quindi sta cercando espedienti per sollevare un morale di seguaci che l’urna invece sicuramente punirà tentando di portare loro più autonomia. Chissà se ce la farà.

Ma noi che ce l’abbiamo già, teniamocela stretta questa Autonomia e cerchiamo di farne più che un dibattito consiliare, una percezione collettiva comune. Il timore che nel cuore dei trentini stia scemando, c’è.”

9 Febbraio 2023 0 Commenti
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Problemi con gli insetti? Basta non mangiarli

Da Michele Dallapiccola 8 Febbraio 2023

Ed eccoci qui a parlare della farina di insetti: un argomento che desta tanto scalpore mediatico. 

Attingendo alle mie pur lontane nozioni nel campo dell’ispezione degli alimenti di origine animale, da veterinario vi devo confessare che la cosa mi ha sempre turbato assai poco. Inoltre, i cibi particolarmente sofisticati non mi preoccupano affatto. E in fondo, a questo tipo di cibi abituati siamo in tanti ad essere abituati. Perché tanti artifizi, tanta tecnologia alimentare pur spaventando quando evidenziata, nella maggior parte dei casi passano inosservati e col tempo la pubblica opinione dimentica, tace e consuma. 

Di che cibi stiamo parlando?

Moltissimi preparati abitualmente consumati nei fast food, e poi wurstel, pasticci di carne, mortadelle, surimi, salse, creme, dolci, pani, paste e in senso generale tutto il preconfezionato conservato destinato a durare un lungo periodo specialmente a temperatura ambiente. 

E chi non consuma anche abitualmente qualcuno di questi alimenti scagli la prima pietra. 

Dunque, se oggi arriva la farina di grillo, anche se inifilata dentro a qualche pietanza che problema c’è? Nella nostra società delle istituzioni, della sanità pubblica, dei controlli, delle norme e delle analisi non c’è di che preoccuparsi. Nutre, in quanto controllata è sicuramente salutare e magari è pure divertente assaggiare.

E invece come al solito, pronta ad ogni argomento di valenza socio culturale sotteso tra progresso e conservazione, la politica accondiscende le proprie inclinazioni si è subito schierata tra favorevoli e contrari. E la destra politica italiana si è ritrovata a colpi di post sui social, a far la guerra ai grilli. 

Anche il nostro presidente della Provincia, da piccolo emulo del titolare nazionale del suo partito non ha potuto mancare di unirsi al coro. Commentando una foto super condivisa si è schierato dalla parte dei naturisti a tavola.

Fedele alla tradizione conservatrice della destra. Chissà come farà a gestire il suo rapporto con tutto l’elenco di cibi raccontati qui sopra. Ormai fanno parte della nostra quotidianità e sono praticamente inevitabili. Pena regimi dietetici piuttosto rigorosi.

Per quanto mi riguarda, non c’è cosa che mi dia più soddisfazione della luganega e del formaggio di malga ma se c’è da assaggiare o non c’è altro da mangiare, mi chiedo che problema c’è. E a chi danno fastidio questi cibi, consiglio due cose: evitare di mangiarle innanzitutto. E poi leggere cosa c’è scritto sull’etichetta. Gli ingredienti di un qualsiasi cibo a lunga conservazione abitualmente acquistato e consumato nelle nostre case, spesso hanno dei nomi alquanto inquietanti. Anche se lo stabilimento che li produce si trova, metti caso, in “Padania”. Eppure siamo in tanti a mangiarle, praticamente da sempre.

8 Febbraio 2023 0 Commenti
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Non spegniamo i riflettori sulla Panarotta.

Da Michele Dallapiccola 7 Febbraio 2023

Vogliamo provarci e vogliamo farlo ora. Perché passato l’inverno, la chiusura degli impianti avrà un aspetto meno macabro. Il disagio di sentire una Provincia così lontana dalle comprensibili difficoltà del privato potrebbe venire meno. E questa condizione noi della Valsugana non la possiamo accettare. Non dobbiamo. 

La località deve vivere.

Ora sono in tanti a raccontare la propria idea. Ciascuno di noi ha una diversa idea di sviluppo. E allora, cercheremo di mettere sul tavolo le varie opportunità, senza scartarne nessuna. 

Il mondo ambientalista vorrebbe pensare ad una tabula rasa, è un bene? I pochi operatori economici rimasti raccontano una storia e danno vita e lavoro alla località, con poco. 

Ai genitori dei bambini e dei ragazzi farebbe così piacere avere una località di prossimità dove insegnare ai propri figli a sciare.

E a noi tutta ad avere un luogo di montagna dove praticare l’indirizzo dell’azzeccato claim della Tn Marketing. O la Panarotta non ha diritto di beneficiarne?

L’Alpe di Pergine, la porta sul Lagorai deve vivere!

7 Febbraio 2023 0 Commenti
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Un cortocircuito nel centrodestra? Sembra proprio in arrivo.

Da Michele Dallapiccola 6 Febbraio 2023

Casa Autonomia.eu, le idee, le ha chiare da mesi. Per questo, da subito, è rimasta schierata nell’alveo politico che gli autonomisti hanno calcato dal lontano 1998: il centrosinistra autonomista, oggi rinnovato nell’Alleanza Democratica per l’Autonomia. 

Dall’altra parte, a disposizione delle scelte politiche dei trentini c’è la Destra. Più o meno moderata ma sempre Destra rimane. 

Ora, noi sappiamo bene che dovremmo evitare di guardare la paglia nell’occhio altrui quando nel nostro c’è una trave. Quella noi, ce la toglieremo a breve. Ma quella finita nell’occhio di Fugatti in queste ore, più che una paglia sembra essere un intero pagliaio. 

Come farà a tenere insieme, due forze politiche che sono come il diavolo e l’acqua santa? 

Uno delle tante schermaglie dei due pretendenti della lega.

Da un lato gli autonomisti storico identitari gli stanno per giurare eterna fedeltà elettorale dall’altra i Fratelli d’Italia attendono tronfi i risultati delle elezioni regionali del prossimo 12-13 febbraio. Pronti, a quanto pare, a far pesare il loro nuovo ulteriore successo. 

Una lega corteggiata, insomma, da due pretendenti che non si possono vedere!

Se rimarranno separati la lega perderà le elezioni, se invece staranno insieme gli autonomisti perderanno tanti voti da toccare un fondo mai visto prima in settant’anni di storia. Azzerando lo sperato effetto booster della loro annessione al Carroccio.

C’è davvero di che esser curiosi aspettando di vedere come andrà a finire. 

6 Febbraio 2023 0 Commenti
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Di Autonomisti a destra? C’è solo l’imbarazzo della scelta.

Da Michele Dallapiccola 5 Febbraio 2023

Il termine Autonomista si attribuisce ad una forza politica che fa della valorizzazione e della tutela dell’autonomia amministrativa il fulcro del proprio programma.

E a modo loro gli autonomisti storici un risultato importante lo hanno raggiunto. Oggi, non c’è forza politica dell’arco costituzionale che non si dichiari autonomista.

In pratica lo sono tutti, dal PD a Fratelli d’Italia (incredibile dictu!). Lo è insomma anche il partito degli statalisti che in questo momento sono al governo dell’Italia. Eppure, sono in molti a dimenticare che i militanti di FDI, resi più miti dal loro recente incarico di guidare la nazione, recano in dote i contenuti storici di certi comizi da far rabbrividire al solo pensiero qualunque trentino che si rispetti. Senza contare che il lupo, si dice, perde il pelo ma il vizio mai. Ma di questo, gli autonomisti storico identitari, non sembrano affatto preoccupati. Forse non ci fanno caso, forse tentano di valorizzare la loro atavica predisposizione di conservatori.

Eppure ci fu un momento in cui le Stelle Alpine provarono a svecchiarsi. A metà degli anni 2000 un entusiasta Segretario Ugo Rossi fece partire un processo che qualche anno più tardi avrebbe portato il Movimento al massimo storico del suo splendore. Come sappiamo, di quella bellissima operazione la cronaca ha poi scritto il recente fallimento. 

In compenso dagli autonomisti storici, ritornati al loro originale status di conservatori, reazionari e destroidi, si sono staccati alcuni petali. Pare siano già tre le liste che ambiscono a presentarsi all’appuntamento elettorale di ottobre. Si distinguono dall’originale soltanto per manifesta antipatia nei confronti dell’uno o dell’altro politico di turno. Un po’ per vocazione un po’ per sperato opportunismo, attendono gli esiti delle elezioni sperando nella (per loro) buona sorte. 

Quasi tutti sono comunque andati poco lontano dall’alveo della destra convinta, quella che tenta di sedurre il maggior numero di persone possibile. Quella Destra che per ora c’è riuscita particolarmente bene nel Comune di Campodenno, dove alleva un vivaio di aspiranti eredi di Almirante. Col placet di una ininfluente Segreteria di Partito.

Veniamo alle buone notizie.

In questo panorama desolante, l’autonomismo progressista, democratico, popolare, non è morto.

Chi crede ancora ai valori della solidarietà ha ancora qualcuno nel quale porre fiducia. Chi ritiene che ad essere in pericolo non sia soltanto la nostra autonomia, ma anche il nostro ambiente e la nostra terra, non può accettare che tutto questo accada seguendo le indicazioni che vengono da Roma. 

Chi ritiene che la sanità sia allo sbando, che le paghe specialmente dei nostri ragazzi siano inadeguate, chi ha paura che invecchiando non troverà la sperata e meritata assistenza, ecco a tutte queste persone consigliamo di tenere in considerazione la nostra lista civica. Un simbolo tutto giallo, facile da ricordare: Casa Autonomia.eu.

L’unico movimento autonomista leale alla formazione dell’Alleanza popolare per l’Autonomia. Tutti gli altri, direttamente o indirettamente sono espressioni politiche che collaboreranno convintamente con la destra statalista e nazionalista che a livello nazionale dovrà fare i conti col duo Salvini/Meloni. Chi li volesse votare ne avrà certo il diritto ma tenga presente chi finirà per sostenere.

5 Febbraio 2023 0 Commenti
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Il lupo a Rabbi. Una presenza piena di implicazioni

Da Michele Dallapiccola 3 Febbraio 2023

Ne abbiamo parlato ieri sera. Con Paola Demagri e il supporto tecnico del collega medico veterinario Sandro De Guelmi. La sala era di quelle affollate con una settantina di persone presenti ad ascoltare e ad interagire con numerose domande. Del patrocinio si sono fatti carico i rappresentanti locali di Casa Autonomia, Norma Zeni e Gianluca Zambelli. Co-organizzatore il Movimento Campobase.

Durante la serata abbiamo cercato di farci carico di portare dati e informazioni. Forti della nostra esperienza, fatta di passi in avanti ma anche di errori, nel campo la gestione del lupo e dell’orso. 

Recinti, ripari, cani, indennizzi e leggi. Questi sono solo alcuni dei tanti ingredienti che possono dare sollievo a chi la convivenza deve viverla in prima linea. Proprietari di animali in primis. 

L’impegno della politica deve essere quello di minimizzare l’impatto dei grandi carnivori con l’uomo e con le sue produzioni zootecniche. Solo così si potrà pensare che l’impegno per la salvaguardia della specie diventerà socialmente e universalmente accettato.

La modalità di applicazione di questo principio alla realtà è piuttosto impegnativa 

Dobbiamo dimostrare di essere all’avanguardia nella protezione nella salvaguardia dei grandi carnivori e della loro convivenza con l’uomo. 

Soltanto quando saremo da esempio in Italia nell’uso di tutte le azioni raccomandate (ripari per pastori, recinti, formazione/informazione, High tech nel monitoraggio) saremo anche autorizzati a dar seguito ai principi della legge provinciale 9/2018. 

Come Provincia Autonoma dobbiamo ambire a diventare il primo luogo in Italia dove applicare un progetto pilota di gestione completa della specie lupo.

La responsabilità politica implica rispondere delle proprie azioni e dei propri comportamenti, rendendone ragione e subendone le conseguenze.

Quelle di questo governo provinciale sono state quelle di tradire ogni loro impegno elettorale e avere lasciato trascorrere la legislatura facendosi superare da Veneto e Lombardia per soluzioni innovative di gestione.

3 Febbraio 2023 0 Commenti
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Autonomia? Battuti dal Veneto anche nella gestione dei grandi carnivori.

Da Michele Dallapiccola 1 Febbraio 2023

La notizia di per sé può sembrare di quelle poco significative: “Leonardo sta bene”. https://www.ildolomiti.it/ambiente/2023/il-lupo-leonardo-sta-bene-ed-e-tornato-dal-suo-branco-video-i-dati-del-suo-radiocollare-saranno-studiati-per-evitare-le-predazioni-su-animali-domestici

! Farà sicuramente sorridere scoprire che in realtà si tratta di un lupo. Ma non uno qualsiasi. Uno degli otto che la Regione Veneto ha già radiocollarato. Si tratta di un’operazione di assoluto rilievo per quanto riguarda lo studio della specie ma soprattutto per le prospettive di gestione futura che contempla.Le stesse per le quali ci battiamo noi da anni forti della nostra pregressa esperienza di governo. In quella fase creammo un primo passo giuridico: la legge 9 del 2018. Il percorso a proseguire sarebbe stato proprio quello che sta compiendo attualmente il Veneto.

In pratica le Regioni o le Province Autonome non possono pensare di ottenere una gestione completa della specie lupo se non sono in grado di dimostrare la loro capacità di salvaguardia della specie. E il Trentino avrebbe tutte le carte in regola per porsi scientificamente all’avanguardia anche in questo campo. Con quali azioni?

Tutte e anche qualcuna in più che una Regione Ordinaria come Veneto sta dimostrando di essere capace di fare. Leggete qui: https://www.ildolomiti.it/montagna/2023/radiocollari-e-gps-per-evitare-le-predazioni-catturato-lottavo-lupo-lo-abbiamo-chiamato-leonardo-come-il-giovane-appassionato-che-ci-ha-aiutato

Invece perché mai un Governo per altro centralista dovrebbe offrire la possibilità di abbattere lupi una provincetta speciale che è confinante ad una regione ordinaria che invece è più brava a salvarli.

Non si tratta di una contraddizione in termini perché la gestione cruenta è l’atto ultimo che potrebbe essere applicato soltanto ai soggetti particolarmente pericolosi o dannosi. Solo il combinato disposto di gestione eccellente e salvaguardia di specie conviventi potrebbe mitigare il dissenso che l’autorizzazione all’abbattimento provocherebbe. Diversamente è assai difficile pensare che il governo Meloni metta in campo qualcosa.

E nel caso non sarà certo l’Autonomia a permetterci di essere i primi a poterla ottenere Sarà piuttosto una semplice autorizzazione di risulta che arriva al Trentino come a tutte le altre regioni.Anche questo fatto ci aiuta ad aprire gli occhi riguardo alla grande bufala della narrazione leghista di quando stava all’opposizione sotto il gazebo. Sembrava che una volta al governo avrebbe sterminato tutti i lupi del Trentino, dando degli incompetenti rispetto lupo ai quali oggi è riuscita a fare peggio.

1 Febbraio 2023 0 Commenti
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Crisi della zootecnia: che cosa possiamo fare?

Da Michele Dallapiccola 31 Gennaio 2023

Un giorno di parecchi anni fa ebbi l’occasione di dialogare con un assessore Provinciale all’agricoltura.  Tra le altre cose gli chiesi quale fosse stato il suo più grande rammarico tra i mancati risultati del suo amministrare. Mi confessò che ciò che gli era più dispiaciuto era stato vedere il mondo zootecnico contrarsi sempre più nonostante i suoi disumani sforzi per impedirlo. 

Eravamo agli inizi degli anni novanta, gli ultimi dove tante piccole stalle costellavano le nostre vallate. Ne ho un nitido ricordo anch’io, perchè in Alta Valsugana iniziavo la mia carriera di Medico Veterinario che mi avrebbe poi accompagnato per il ventennio successivo. 

E’ un passato che non tornerà più. Cercando di capire il perché ne parlammo anche qualche mese fa. A questo link.

QUAL È LA GIUSTA DIMENSIONE DI UNA STALLA IN TRENTINO?

Il settore non è stato strappato al suo triste destino nemmeno dai successivi dicasteri all’agricoltura (compreso il mio). Nessuno è riuscito a fermare l’emorragia di impiegati in bovinicoltura. E abbiamo provato a capire il perchè già in passato, anche a questo link.

ZOOTECNIA: NEI NUMERI, LA LETTURA DEL SUO FUTURO

Tutto questo non ci ha impedito di insistere provando a stimolare la lega, attuale partito al governo del Trentino, agricoltura compresa. Le considerazioni che intendevamo trasferire contenevano il valore intrinseco dell’esperienza positiva ma figlia anche dei nostri errori

QUALE, LA VISIONE DELLA POLITICA, PER LA ZOOTECNIA DEL 2030?

E’ un lavoro che abbiamo cercato di portare avanti con tenacia ed onestà ma parlare con quest’amministrazione provinciale, più che difficile, è stato assolutamente inutile. 

Ha sempre preferito sbagliare da sé.  Qui sotto uno dei numerosi esempi

LA PROVINCIA AIUTA I GIOVANI AGRICOLTORI. MA DAVVERO TUTTI?

Come si dice, per costruire bene la propria abitazione bisognerebbe edificarne almeno un paio. Probabilmente è così anche per la costruzione di un vitale apparato zootecnico provinciale. 

Si possono attivare tutti i PSR del mondo ma fin quando non si offrirà ai giovani che si cimentano in questo delicatissimo settore un paio di “cosucce” le cose saranno destinate a solo a peggiorare

Un vero solidissimo strumento finanziario universale ancora non c’è, specialmente per chi vuole partire o finisce in uno stato di difficoltà.

Ma soprattutto manca la soluzione delle soluzioni: la possibilità di gestire uno stile di vita socialmente non dico simile ma nemmeno troppo lontano dalla vita dei propri coetanei. La zootecnia soffre del calo di natalità infinitamente più di qualsiasi  altro settore della nostra società.

31 Gennaio 2023 0 Commenti
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