Il mese di ottobre del 2018 è stato caratterizzato da una perturbazione meteorologica che a memoria d’uomo non trova pari nel recente passato. Un nubifragio responsabile della genesi di una situazione estremamente grave oltre che profondamente preoccupante, oltre al dissesto idro geologico ha purtroppo provocato anche delle autentiche tragedie tra la popolazione.

Il Trentino ha visto sul proprio territorio anche una terribile tempesta di vento che si è abbattuta sulla nostra provincia apparentemente senza un ordine preciso. Abbiamo assistito ad una condizione che ha distrutto parecchi ettari di bosco e foresta in aree tra le più disparate.
Se vogliamo cogliere un elemento suggestivo in questo enorme danno, possiamo evidenziare che a causa del maltempo si e assistito ad una parziale riduzione delle aree boscate, condizione senz’altro nuova per il nostro paesaggio che in questi ultimi decenni ha piuttosto visto l’aumento delle aree forestali ed il costante avanzamento del bosco rispetto alle superfici prative.

Il laborioso spirito dei trentini ha fin da subito messo in moto il proprio sistema di attività lavorative al fine di recuperare di queste aree, riportando la coltivazione del bosco a regimi di normalità, recuperando il legname abbattuto e ridando dignità al nostro paesaggio. Da un primo superficiale esame appare tuttavia interessante suggerire che il recupero di questi terreni possa avvenire non solo a fin di boschivi ma anche prativi con un indirizzo suggerito ed in qualche modo predisposto da questa inconsueta opportunità. Si tratta naturalmente di un recupero ragionato che deve essere necessariamente ed imprescindibilmente preordinato da valutazioni di stabilità idraulica e geologica.

Potere di governo provinciale per questo recupero ed amministrazioni locali non possono dunque esimersi dal rispetto delle istituzioni e degli strumenti che in questi anni abbiamo costruito: PGUAP, carta di sintesi geologica, PUP si sono dimostrati formidabili strumenti di protezione per la popolazione e l’ambiente trentini

In assenza del propedeutico rispetto dei suddetti vincoli idrogeologici riteniamo importante che la giunta con apposito regolamento individui innanzitutto un’estrema semplificazione dell’approccio burocratico relativo al cambio di destinazione d’uso che a questo punto si concretizzerebbe nel passaggio da Bosco a pascolo.

Questa condizione risulta tra l’altro particolarmente fortunata e necessaria perché è in provincia di Trento vi è estremo bisogno di superfici prativo foraggere supplementari rispetto all’attuale fabbisogno necessario al patrimonio zootecnico trentino; per questo stesso, la provincia di Trento è da sempre acquirente di materie prime, sia in termini di mangimi che di foraggi. Le produzioni oltre che il bestiame, trarrebbero da questo seppur limitato aumento di superficie foraggera trentina grande giovamento considerando inoltre che la fornitura di materia prima di origine locale è imprescindibile elemento nutrizionale zootecnico, obbligatoriamente compatibilizzato  con i desiderata relativi ai disciplinari di produzione del marchio qualità Trentino e del marchio europeo “prodotto di montagna”

Avere inoltre, in previsione della nuova PAC, più superficie utile a pascolo da mettere a disposizione del nostro sistema zootecnico permetterebbe di presentarsi nella trattativa con le altre Regioni Italiane per il riparto della nuova PAC 21-28, con una maggiore superficie coltivata a pascolo e/o prato, fatto assolutamente di supporto ad un diritto di richiesta di maggiorazione del volume finanziario assegnato alla nostra provincia per quanto riguarda il budget nei capitoli PAC cd. di “domanda unica” riferiti al sistema dei pagamenti diretti

Doppia utilità di questa condizione è anche l’essere parzialmente sopperente alle decurtazioni che purtroppo nella nuova pac pare siano previste.
Vi è anche un secondo fondamentale aspetto rispetto al quale è il caso di individuare elementi di finanziamento e sostegno e che riguarda l’acquisto di attrezzatura boschiva di livello tecnologico avanzato particolarmente utile per proteggere gli operatori durante il lavoro nei boschi. A causa delle straordinarie condizioni di caduta del legname, la posizione dello stesso nel bosco sottopone i boscaioli a rischi ulteriormente implementati rispetto alla già grave condizione che si manifesta ordinariamente in questo tipo di lavoro, Radici che trattengono solo in parte piante abbattute, trazioni incontrollate da parte di pile create casualmente dal vento determinano effetti fionda ed incontrollate reazioni che inevitabilmente si scaricano su chi opera nei pressi del pezzo in lavorazione. Avvicinarsi in protezione dentro a macchine operatrici dotate di braccia meccaniche attrezzate con processore forestale risolve quasi definitivamente questo specifico pericolo.

La Giunta Provinciale deve individuare con apposito regolamento il diritto di accesso a questi finanziamenti indicando in termini di attività di diversificazione per le imprese agricole le caratteristiche di qualifica parificanti le stesse rispetto alle imprese boschive. A questo punto per entrambe i tipi di azienda l’implementazione meccanica specialistica dell’attrezzatura permetterebbe loro di aggredire il danno boschivo al riparo di protezioni straordinarie.

Sono a tutti noti gli incidenti e le purtroppo aumentate morti in bosco che tragicamente hanno aperto questo inverno. In normali condizioni il lavoro del boscaiolo è già il più pericoloso al mondo ma questo stato di calamità naturale ha incredibilmente reso le nostre foreste ancora più insidiose. Considero quest’insieme di fatti di estrema gravità ed importanza, dunque una soluzione va trovata con urgenza affinché questa aumento di infortuni rimanga un triste, fortuito drammatico fatto eccezionale.

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