In agricoltura c’è timore, la Drosophila pronta a rovinare i raccolti. Dallapiccola: ”Non ci sono risorse, la giunta aspetta l’assestamento di bilancio ma sarà tardi”
E’ dal 2009 che le coltivazioni di piccoli frutti registrano danni gravi e crescenti per il costante aumento di questo dittero. A fine anno in Svizzera potrebbe partire una sperimentazione che prevede l’utilizzo di un parassitoide per fronteggiare il moscerino della frutta. A Roma un documento si muove lentamente. Dallapiccola: “Avranno preso contatti con il governo ‘amico’ per accelerare?” TRENTO. C’è un osservato speciale in agricoltura, la Drosophila suzukii, il moscerino che depone nei frutti maturi, dove si sviluppano le larve che li rendono non più commerciali. Ora sembra tutto tranquillo, le basse temperature e la pioggia di questi mesi hanno tenuto questo insetto in stato di quiescenza, praticamente inattivo. La situazione potrebbe però drasticamente cambiare da giugno, quando è attesa l’esplosione dell’estate. E questo fattore cambierebbe drasticamente il quadro: le alte temperature, unite al tasso di umidità, potrebbero costituire le condizioni ideali per la diffusione dell’insetto.
Un moscerino che può provocare ingentissimi danni alle coltivazioni della provincia e mettere in seria difficoltà soprattutto i coltivatori di piccoli frutti e ciliegie. Non solo, la Drosophila suzukii è, infatti, un parassita polifago che può attaccare tutte le specie frutticole e viticole per arrivare a distruggere anche l’80% della produzione di una pianta (fonte Dipartimento Ripartizione agricoltura della Provincia di Bolzano).
E’ dal 2009 che le coltivazioni di piccoli frutti registrano danni gravi e crescenti per il costante aumento di questo dittero. A fine anno in Svizzera potrebbe partire una sperimentazione che prevede l’utilizzo di un parassitoide per provare a fronteggiare il moscerino della frutta.
Il ricorso ad un imenottero asiatico è stato recentemente spiegato anche il 10 maggio scorso in un convegno a Padova e ripetuto la sera stessa a Baslega di Pinè. Un convegno per ipotizzare di liberare in campo aperto il parassitoide Ganapsis Brasiliensis. Il suo utilizzo e l’eventuale risultato per sconfiggere la Drosophila non è garantito e l’uso dell’imenottero asiatico aprirebbe poi altri discorsi sulla necessità di adattarsi a un nuovo insetto nell’ambiente.
Tra i metodi più efficaci e sicuri per bloccare il diffondersi della Drosphila resta quello delle reti. Un metodo che permette di mettere in sicurezza la pianta senza l’utilizzo di pesticidi e veleni. Un metodo, però, che al momento sembra poco praticabile in quanto per coprire tutti gli impianti sarebbero necessari ingenti investimenti e diversi anni.
Anche la Fondazione Mach si dedica allo sviluppo di soluzioni tecnicamente interessanti da poter proporre in Trentino per gestire questa criticità, mentre la Provincia sembrerebbe ferma, tanto che l’ex assessore Michele Dallapiccola ha presentato un’interrogazione per conoscere lo stato dell’arte e le misure che piazza Dante intende intraprendere per far fronte ai danneggiamenti provocati dalla Drosophila.
“A forza di tagli – commenta Dallapiccola – non ci sono risorse sulla Legge 4 e ancora non sono stati pubblicati i bandi per finanziare il ricorso alle reti come negli anni scorsi. Si ripete di aspettare l’assestamento di bilancio, ma questo allunga i tempi. L’aggiornamento della manovra economica avviene in luglio, se si pubblicano i bandi subito dopo si arriva a ottobre, ormai tardi, anche se potrebbero renderlo retroattivo”.
Ma il discorso è più generale. A Roma il consiglio dei ministri ha approvato un provvedimento per derogare al divieto di reintroduzione, introduzione e popolamento in natura di specie non autoctone nel territorio in caso di assenza di effetti negativi. Un documento che potrebbe sgomberare il campo all’uso dell’imenottero asiatico. La palla ora è in mano al premier Giuseppe Conte per il via libera e portare al presidente della Repubblica il dispositivo.
“Questo provvedimento si muove lentamente a Roma – prosegue il consigliere provinciale – ma mi chiedo se la giunta sia riuscita a prendere contatti di natura tecnica o politica con il governo ‘amico‘ a livello nazionale per ottenere l’autorizzazione alla liberazione del parassitoide, così come quali informazioni sono in possesso della Provincia”.
Non solo, il consigliere provinciale del Patt chiede “quali provvedimenti – conclude Dallapiccola – intenda prendere l’assessorato e quali incentivi finanziari di sostegno sono stati predisposti per accompagnare il comparto agricolo del Trentino”.