GESTIONE ORSO: usciti dai gazebo i leghisti si accorgono di avere delle responsabilità.

Da Michele Dallapiccola

Fugatti, uscito oggi dal gazebo, si è reso conto che rimuovere un orso è un operazione un po più difficile che banchettare a base della sua carne comperata in Slovenia e ci si è accorto che governare non è uno scherzo od un gioco ma ci sono responsabilità penali. Ci chiediamo però, quanto si è davvero accelerato fino ad ora su questa cosa? Possiamo accontentarci dell’impegno denunciato dall’assessora competente che afferma di aver spedito ben tre lettere al ministero? Ma in quanto tempo? E che fatica avrà mai fatto? Ora abbiamo sentito che una decisione arriverà forse la prossima settimana, ma era davvero necessario far passare tutto questo tempo e portare le persone alla esasperazione?


Continua ad essere di attualità la notizia di una nuova predazione da orso nelle Giudicarie anche se le scorribande di M49 fanno ormai fatica a conquistare le pagine dei giornali da tanto spesso si verificano. Intanto anche ieri è stata recuperata una bovina adulta di dimensioni importanti che il plantigrado ha predato nelle scorse ore.

Con una richiesta di accesso agli atti ho potuto evincere che in provincia complessivamente solo nei primi quattro mesi dell’anno sono già stati oltre 30 i capi predati. A mio modo di vedere ciò che sorprende più della ferocia dell’orso è tuttavia l’atteggiamento dell’attuale giunta.
Osservo infatti che questa amministrazione provinciale non è ancora stata in grado di assumersi con coraggio e responsabilità l’incarico e l’onere di dar seguito a ciò che la popolazione Trentina ha loro consegnato in termini di incarico post voto. In questi mesi infatti è sparito il confronto frontale laddove invece proprio perché siamo in un periodo di crisi, è a mio avviso necessario intensificare l’interazione con la parte più provata della popolazione. Mi riferisco in particolare a riunioni informative e di confronto rispetto alle quali la cancellazione della presentazione del rapporto orso è stata solo la punta dell’iceberg. Mai si sono tenute serate per affrontare, in maniera diretta, il tema dell’informazione e dell’approccio alla ineludibile coabitazione del territorio con i grandi carnivori. Manca inoltre il vero coraggio di affrontare il problema emettendo un’ordinanza esattamente come fece Il presidente Rossi. Per questo plantigrado, già a partire dallo scorso anno e dunque da un provvedimento iniziato dalla precedente giunta, sono stati fatti tutti i passi necessari per poter addivenire ad emettere un’ordinanza di cattura ai fini di captivazione. A questo punto Ministero ed Ispra vanno semplicemente informati poiché l’orso è già stato monitorato collarato dissuaso più e più volte controllato nella sua dannosità e dunque classificato come rimovibile ai sensi del PACOBACE.

Siamo consci che senza aggressioni all’uomo i termini e le premesse dell’ordinanza sono piuttosto “aggredibili” da un eventuale ricorso legale ma quanto e cosa deve sopportare ancora la Popolazione per giudicare questo insostenibile stato di cose?

Certo, affrontare la situazione da un  gazebo elettorale o dietro ad un palco in un ovattato teatro di valle dove ci si mette in semplice posizione di ascolto collettando problemi da annotare sulle pagine dei propri taccuini è molto più semplice che affrontare un pubblico inferocito con la necessità di dire la verità.

Ne sa qualcosa Il sottoscritto che ha invece affrontato seriamente questo problema per anni con l’aggravante di trovarsi in sala la controparte politica che oggi governa ma che allora aveva bisogno di assumersi responsabilità e dunque raccontava quelle bugie che oggi al governo non è in grado di trasformare in realtà: stride il cambio di atteggiamento di questo governo, lo ripeto ora che se ne è uscito dai gazebo.

Si facciano dei piani straordinari fatti di opere di prevenzione altrettanto straordinarie, si affronti con serietà l’informazione anche in modo frontale affinché la popolazione possa conoscere la realtà. Sì consideri che dare le colpe al ministro pentastellato Costa non porta a nulla visto che nemmeno il ben più determinato Salvini non ha mai preso una vera posizione contraria alla presenza di grandi carnivori sul nostro territorio. Ci avete fatto caso che il digital Ministro è solito postare invece la parte più poetica di questo stato di cose parlando di meravigliosi orsetti alternandoli a pietosi cani affidati alle cure dei canili?

Chi vive fuori dalle zone abitate dai grandi carnivori e vede una pecora o una vacca sbranate, più che con il “predatore cattivo”, se la prende con l’incauto contadino che non ha saputo proteggere i suoi animali. E a nulla valgono i nostri appelli nel dire che la questione è molto, molto più complicata perché pascolare decine di migliaia di ettari di malghe come facciamo noi da secoli, cercando di proteggere qualche bel migliaio di capi, è “leggermente” più complicato che chiudere galline in un pollaio per ripararle dalla volpe.

L’astuto Capitano lo ha capito benissimo ma sa che l’opinione pubblica nazionale è prevalentemente orientata dallo spirito animalista ambientalista e sono assolutamente convinto che mai governo leghista verde o giallo che sia si assumerà la responsabilità di provvedimenti anche crudi e risoluti come la nostra popolazione chiederebbe.

In Trentino, per questa situazione dunque, ancora una volta siamo lasciati soli, basti riportare alla memoria il “caso Daniza”. A proposito, ricordo perfettamente un’allusiva conferenza stampa con tanto di maglietta verde riportante l’effigie di una pistola, dove i leghisti in un primo momento avevano provato a montare una piccola protesta pro-uccisione. In brevissimo tempo avevano riposto ogni velleità assistendo invece inermi, rifugiati e silenziosi alla furia mediatica che si stava  scatenando sul Trentino. L’allora governo provinciale che aveva invece deciso di prendere in mano la situazione assumendosi pesanti responsabilità guarda caso proprio con un’ordinanza di cattura fu lasciato assolutamente solo.

Si metta in campo dunque tutto quello che si può fare dalla rimozione alla prevenzione ma per una volta si esca dai gazebo e dagli slogan e si affronti la situazione guardandola in faccia e sopratutto accelerando rispetto a questo ritardo di assunzione di responsabilità.