Michele Dallapiccola
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MALGHE VUOTE E GIORNALI PIENI!

Da Michele Dallapiccola 28 Marzo 2023

Dei titoli PAC, dei PREMI comunitari riservati alla zootecnia, in questi anni si è fatto un gran parlare. Merito di una carta stampata più protesa ad enfatizzare (legittimi) scontri tra imprenditori che ad offrire una corretta ed ampia lettura della realtà dei fatti. A parziale giustificazione dei tabloid va detto che la materia è molto complicata. 

Tra i non addetti ai lavori nessuno ha capito (e continua a non capire) niente. La materia è obiettivamente ostica. Forse per questo chi la racconta tende a semplificare. Il risultato? Si rappresenta soltanto che di mezzo c’è un affare dove si possono fare tanti soldi con poca fatica.  

Premesso che nemmeno chi la considera un’interessante opportunità di reddito di fatica ne fa poca, rimane in effetti che qualcuno che ha cercato di approfittarne, c’è stato. Il metodo è stato quello di massimizzare il profitto e riducendo l’aspetto zootecnico e di passione per gli animali. Dunque lo scopo originale per il quale erano nati i premi Pac. Da qui, proprio dal senso etico della questione, scaturisce tutta la nostra condanna e il nostro dissenso. 

Invece, gli interventi economici, riservati ai pascoli in quota, hanno avuto un grandissimo merito nel mantenimento della montagna. Non dobbiamo dimenticarci che sono nati soprattutto per diminuire il GAP dei costi che l’agricoltura di montagna manifesta rispetto alle sue altre espressioni. 

A queste complicate vicende, da qualche anno a questa parte, si sono aggiunte anche molte amministrazioni locali. Sono entrate a gamba tesa nella questione pretendendo un ritorno economico da questa fonte di ripiano delle spese originariamente a disposizione delle aziende agricole. Per questo motivo talvolta irriverenti nei confronti del lavoro dei contadini, hanno fatto di ogni erba un fascio tra allevatori e speculatori aumentando di fatto spesso a dismisura il valore di affitto dei pascoli e degli alpeggi di proprietà. 

Gli imprenditori zootecnici impreparati a questo repentino cambio di parametri di gioco si sono spesso trovati a combattere dentro a un “gioco” al rialzo che ha generato ben più di un dissapore e di un’incomprensione.

Se ciascuno avesse fatto la sua parte e tutti avessero lavorato con onestà, questo non sarebbe successo. Perché nei margini di operatività degli enti locali c’era la possibilità di attivare dei bandi secondo la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Una condizione che avrebbe favorito le imprese locali rispetto agli speculatori. Così non è stato e si è demandato di lasciar fare tutto a Bruxelles. Nel frattempo la Giunta provinciale se ne è ben guardata dal parlare in pubblico anche solo minimamente di ciò che stava avvenendo. 

Troppo comodo per la lega al governo del Trentino, promuovere soltanto i propri presunti successi elettorali rispetto al dare ampia e precisa informazione riguardo alla prossima Pac.

Il risultato è stato che per molte aziende agricole il valore della prossima domanda unica subirà una pesante contrazione. Così sarà sicuramente per il settore Ovi Caprino e in particolare per il comparto dei transumanti.

Su Terra&Vita, un competentissimo Prof Angelo Frascarelli, offre una sintesi tecnica dei recenti riscontri che potrà avere il ricalcolo dei Premi PAC. C’è tutto al link qui sotto:

Titoli Pac, ecco come cambiano i valori con il ricalcolo

Ciò che qui insieme noi possiamo considerare è che una legislatura partita tutta in salita con un assessore competente privo di esperienza nel settore, si sta infine chiudendo nel peggiore dei modi. E il brutto è che queste gravi implicazioni denunciate si ripercuoteranno anche sulla prossima legislatura, indipendentemente da chi vincerà le elezioni. 

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Orso MJ5: come andrà a finire la sua storia?

Da Michele Dallapiccola 26 Marzo 2023

Sapere che nei boschi dietro casa c’è un orso come l’MJ5, non è certo una consapevolezza che specialmente in Val di Rabbi lascia tutti tranquilli. Giusto per usare un eufemismo. 

Anche perché siamo tutti costretti a rivivere un pericolo che la memoria d’uomo ha cancellato. Una situazione, quella della convivenza uomo-orso che i trentini hanno dimenticato ormai da parecchie generazioni. Oggi però la numerosità degli orsi e la grande frequentazione dei boschi hanno aperto nuove preoccupazioni, soprattutto a partire dall’episodio di Daniza del 2014. 

In questo breve pensiero, non vorrei entrare nella diatriba relativa al fatto che l’orso sia un vantaggio o una preoccupazione per noi trentini. Invece non possiamo esimerci dall’osservare che il dibattito pubblico intorno alla gestione della presenza dei grandi carnivori e in particolare della questione MJ5 rimarcano ancora una volta come questa amministrazione provinciale fosse impreparata a gestire la materia. Ma non solo, fin dall’inizio del loro mandato e in prosecuzione fino ai giorni nostri, hanno preferito sbagliare per conto proprio. 

Cioè, invece che imparare da chi li aveva preceduti e cioè dai nostri errori, proseguendo nel solco tecnico normativo intrapreso con grande fatica nella scorsa legislatura, hanno preferito inventarsi cose nuove (ad esempio tentare di scaricare la responsabilità sul comitato per la pubblica sicurezza). Peggio ancora hanno cercato continuamente di minimizzare il problema non parlandone più. Salvo scoprire che non è uno di quelli che si risolve da solo. E così i leghisti al governo del Trentino sono stati presi alla sprovvista anche da questo secondo attacco all’uomo. 

Per tutta risposta hanno cercato di trattare la vicenda con populismo e superficialità. Il Presidente che tenta immediatamente di rassicurare i preoccupati rappresenta un vuoto atto di machismo amministrativo per nulla sostenuto dal punto di vista tecnico. 

Infatti, dopo aver immediatamente annunciato l’abbattimento, si è trovato a dover risolvere una serie di grane legate al fatto che innanzitutto l’orso responsabile dell’aggressione va identificato. E per farlo bisogna catturarlo. E’ cioè necessario un colpo di fortuna che si ottiene aspettando che quello specifico animale entri in una trappola a tubo. Dopodiché gli si applica il collare, ne si prelevano dei campioni per l’identificazione genetica e mentre si attendono per qualche giorno i risultati, lo si deve liberare. E avanti così, finche non si cattura quello giusto lavorando in una vastissima zona.

Che si debba far così, lo dicono le regole del Pacobace. Sono complete e chiarissime. 

E adesso la verità.

Trattandosi di un maschio piuttosto maturo mai incorso di altri incidenti, assai difficilmente nei suoi confronti Ispra permetterà qualsiasi azione cruenta. L’ha annunciata Fugatti, certo e probabilmente gli farebbe assai comoda nella sua campagna elettorale di ottobre. 

Per ora però è soltanto una boutade, messa lì sul giornale tra l’imprecisione e l’opinione. E’ un gran peccato perchè così facendo, la credibilità dell’amministrazione provinciale cala lasciando invariata la preoccupazione della popolazione. 

Il risultato è che oggi oltre ad esser amministrata da una Giunta provinciale come questa, la Val di Rabbi si trova a dover fare i conti con un orso pericoloso nei propri boschi senza che nessuno spieghi loro cosa sta succedendo e cosa fare con precisione. 

26 Marzo 2023 0 Commento
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Oggi scrivo di chi scrive.

Da Michele Dallapiccola 25 Marzo 2023

In particolare, di politica sulla carta stampata. Lo specifico perché anche in Trentino ci sono diversi quotidiani di informazione, con alcuni che invece viaggiano esclusivamente sul web.

Anzi, le prestazioni di questi marcano traguardi assolutamente incomparabili con quelle del classico “foglio” specialmente per visualizzazioni e diffusione.In effetti, la carta stampata arranca. I dati la danno in continuo ribasso osservando soprattutto il numero di copie vendute.

Ad onor del vero, un piccolo sussulto al settore sembrava averlo offerto l’apertura di un quarto giallissimo quotidiano cartaceo. E a quanto pare l’obiettivo di offrire grande pluralità di informazione è stato raggiunto. La concorrenza spietata tra imprenditori locali e altoatesini si è concretizzata a suon di tabloid. Sì è così generata una spasmodica ricerca dell’informazione più dettagliata e precoce possibile. Tra l’altro, su quest’ultimo aspetto la battaglia con l’on line è persa in partenza. Su quel terreno ad esempio, il Giallo del web è imbattibile.

Sulla notizia in sé e sulle novità invece è tutta un’altra faccenda. E’ forse per questo che da parte dei vari giornalisti si percepisce la spasmodica necessità di spaccare il capello in quattro di ogni avvenimento. Cercano di ricavarne il maggior numero di notizie possibili e il lettore ne beneficia. E in quanto tale anche al politico. Questo però la vive con favore fin quando, a finire sotto le forche caudine della vivisezione giornalistica siano le altre forze politiche. Si badi bene, senza farne una malattia in caso contrario. Per noi politici infatti, accettare critica e informazione è un dovere. Anche quella soggettivamente percepita come negativa.

Il problema diventa oggettivo quando i pezzi pubblicati dai vari professionisti della comunicazione si infarciscono di aggettivi negativi, di giudizio ed impressioni che nulla hanno a che vedere con la notizia in sé. Peggio ancora quando sanno di parzialità. Quando però la distorsione di fatti sconfina pedissequamente oltre il rigore di cronaca indirizzata dalla linea editoriale, propria di ogni quotidiano, la notizia diventa propaganda politica per l’una o per l’atra parte. Storie vecchie come il mondo, sempre attuali sempre egualmente spiacevoli.

La mosca al naso che tento di scacciare in questo breve pensiero la racconto a scanso di equivoci. Riguarda un episodio politico di quest’ultimo periodo.

In questi giorni, dopo mesi di valutazioni ed ipotesi, l’Alleanza Democratica Autonomista, ha espresso la sua precisa volontà di chiudere su una proposta unitaria di candidato Presidente. Lo sta facendo alla luce di un dibattito interno molto acceso.

Concordo sul fatto che i non addetti ai lavori possano poco comprendere le ragioni della prolissità di quella discussione. In realtà tutto è dovuto al fatto che la democrazia in sé ammette e favorisce diverse correnti di pensiero. Così, trovare sintesi diventa più difficile. Il premio per questo tortuoso percorso però è una più diffusa rappresentatività in termini di proposta politica. Questo per quanto ci riguarda. Per rispetto verso gli elettori e i potenziali candidati, entro la prossima settimana definiremo il Candidato presidente. Ormai ci siamo.

Ma se Atene piange, Sparta non ride di certo. Il duello Fugatti – Gerosa, con la questione bollente da gestire a causa della presenza nell’alleanza di Fdi per gli autonomisti identitari, è uno spettacolo ancora tutto da rappresentare.

C’è da chiedersi, leggendo il tono di certi resoconti giornalistici di questi giorni, se anche quella trattativa diventerà merce ghiotta per giornalisti dal sarcasmo facile. O più semplicemente, la loro millantata professionalità franerà sotto i colpi d’una linea editoriale sempre molto più indulgente verso la destra rispetto alla nostra controparte?

25 Marzo 2023 0 Commento
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Piano acque 2018 cancellato. Nemmeno ora (in piena siccità) la Giunta ammette di avere sbagliato

Da Michele Dallapiccola 21 Marzo 2023

Se c’è una cosa che abbiamo sempre criticato nel governo del cambiamento interpretato da questo centrodestra è proprio quello fatto tanto per cambiare, per cancellare ciò che era stato proposto da quelli di prima. 

Oggi ci troviamo in piena emergenza idrica. La siccità e la situazione difficile sono un fatto grave che per quanto imprevedibile non si può certo definire inaspettato. 

Tanto che le amministrazioni del passato avevano investito pesantemente su questo settore.

Parlano di cifre impressionanti, di valori intorno ai 100 milioni di euro, stanziati in periodi difficili, badate bene non certo questi di vacche, ingrassate dal PNRR. A questo link un resoconto del 2018.

Letto con gli occhi di oggi fa davvero venire il nervoso. Avevamo impostato un Piano dove si sarebbe dato il là ad una nuova stagione di investimenti. Tutti improntati a proiettare un piano di azione di risposta alla siccità. 

Invece no, si è voluto cancellarlo, senza reintegrare le risorse altrove allocate. Anzi, la lega al governo del Trentino ha risposto con un “piano strade” milionario sul quale è opportuno fare un inciso. In fatto di sicurezza stradale non si specula né si può attendere. Alcune opere sono attese da anni per davvero. Hanno un valore strategico locale enorme sia per qualità di vita dei residenti che ritorno economico. Cito tra tutte la variante di Pinzolo.

Ma quante poi tra le altre varianti, ponti e gallerie, promesse ed impegnative per il Bilancio provinciale possiamo dire che abbiano la stessa caratteristica di utilità ed urgenza rispetto ad un deciso Piano acque che preveda un accurato ripristino della rete civile e un articolato piano di implementazione di numero e capacità di accumulo dei nostri bacini artificiali?

Il tempo stringe, i problemi sono gravi ma questa amministrazione, in fase terminale di legislatura, pensa agli annunci e al voto facile. Che arriva davvero con la promessa di un’opera stradale?

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Serate di Casa Autonomia.eu. Perché di tanta partecipazione?

Da Michele Dallapiccola 21 Marzo 2023

Casa Autonomia.eu si è un movimento popolare. Vicino alle persone. Per questo ha da subito avvertito il bisogno di stare con le persone per capire. E raccontare.

Una sorta di novità rispetto a quella politica che ha poco da dire e molto da gridare. Quella che cerca di esistere senza la capacità di raccontare contenuti, professionalità.

Di solito, quella la stessa politica che si lancia nelle solite “operazioni ascolto”. Invece, una volta ascoltato, una volta raccolto, serietà vorrebbe che chi si occupa della cosa pubblica desse conto dei problemi recepiti. E soprattutto lanciasse almeno qualche idea su quali possono essere le soluzioni.

Il termine politica significa gestione della comunità.

Che è esattamente quello i politici dovrebbero fare. Vivendola, sentendola dentro e per questo sapendone raccontare problemi e possibili soluzioni. Interpretare questo modus operandi ci ha portato a fare qualcosa di impegnativo.

Non abbiamo scelto di stare sotto ad un gazebo a raccogliere firme. Rimarrebbero in un cassetto. Non abbiano deciso di girare per sagre in ogni dove alla ricerca del selfie di turno. Non ci siamo affidati ad un taglio di nastro e una consegna di una coppa. E non conquistano la simpatia elettorale promettendo strade, varianti , gallerie o contributi perché in questo momento siamo in minoranza. Eppure le persone che ci seguono sono davvero tante.

Ce lo siamo chiesti molte volte del perché succeda questo e ciò che ci sembra più rispondente alla realtà è perché anche a noi piace tanto stare con le persone. Non di meno perché abbiamo sempre qualcosa da raccontare. Nelle nostre serate ad esempio, non manca il momento di relazione ma segue una parte dove presentiamo dati referenziati con l’aiuto di foto, grafici e slides. Ci permettano di spiegare il perché di preoccupazioni e scenari futuri.

Non serve denigrare gli avversari politici, non serve parlare male di nessuno. Ciò che alle persone piace, probabilmente è sentire finalmente un politico che non parli il politichese e racconti cose concrete. Con dati, grafici, numeri e indirizzi. Abbiamo numerose comunità da andare a trovare ancora. Prima dell’estate, dove la voglia di chiudersi in una sala cala. E prima dell’autunno che quest’anno sarà particolarmente caldo. Oltre che per il cambio climatico, per la campagna elettorale delle prossime elezioni provinciali. Vi aspettiamo ai prossimi incontri.

La prossima settimana siamo nelle due valli più distanti dalla Città. Lunedi ad IMER e martedì a STORO.

21 Marzo 2023 0 Commento
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L’Alleanza democratica per l’Autonomia? E’ un solido villaggio anche per Casa Autonomia.eu.

Da Michele Dallapiccola 18 Marzo 2023

Ci siamo. Il raggruppamento politico alternativo alla destra in Trentino, sta per entrare nel vivo della scelta del proprio candidato presidente. E’ questione di pochi giorni. 

Nelle scorse settimane il toto nomi, figlio della solita roulette giornalistica (qualcosa dovranno pur scrivere i nostri quattro quotidiani) aveva indicato alcune ipotesi a metà strada tra l’ameno e tramontato prima di nascere. Lasciando stare i vertici di palazzo Thun e Geremia, i due nomi che hanno tenuto più banco sono stati quelli di Francesco Valduga e Paola Demagri. 

Il Sindaco di Rovereto diciamolo a chiare lettere è un’ottima figura. Professionale, preparato e competente. Annunciato con favore dal proprio neonato Movimento CAMPOBASE, ha in breve scalato simpatia e largo consenso il ruolo di candidato presidente papabile. A noi di Casa Autonomia piace.

Da qualche tempo però nelle pieghe dell’opinione pubblica si è insinuata una nuova idea. Ma se ci fosse una persona competente, simpatica e altrettanto capace? Magari, (ciliegina sulla torta), di genere femminile? L’ispirazione, l’ha forse lanciata proprio quello stesso centrodestra che parimenti alla nostra coalizione non ha ancora chiuso la partita. Anzi, mentre per noi l’unità è sacrosanta nessuno pensa neanche minimamente a corse in solitaria o a fratture nelle coalizione, laggiù, a destra le cose non sembrano andare benissimo. La loro coalizione non si è ancora ricomposta. Di Fratelli d’Italia si sa che allo stato delle cose sta proponendo in solitaria il proprio candidato: donna. Bella da vedere sarà quando e se, deciderà di rientrare. Giusto per vedere che effetto farà la sua co-presenza con quella del PATT. 

Insomma, sarà stato l’effetto Schlein o ancor più quello Meloni, fatto sta che la donna, sia essa candidata che incaricata, piace sempre più.

E’ forse per tale motivo che in queste ore e da più parti, sul nome di Paola Demagri si fa un gran parlare. Per quanto ci riguarda questa cosa ci riempie d’orgoglio. Siamo una forza relativamente giovane e ci fa onore che tra le varie teoriche candidature possa annoverarsi la nostra Presidente.

Per esser chiari.

A questo punto, le notizie che passa la stampa ci impongono l’obbligo di un fermo chiarimento. L’eventuale mancata designazione di  Paola Demagri a candidato per le prossime elezioni provinciali non è un punto pregiudiziale alla presenza del nostro Movimento dentro alla coalizione. Tutte le forze, compresa la nostra, sono leali all’impegno preso ormai qualche mese fa. Non si assisterà agli indecorosi spettacoli visti nel 2018 dove chi veniva escluso dal gioco se ne andava col pallone. 

Qui oggi si discuterà ancora per qualche giorno ma poi via, tutti uniti e decisi con una seria proposta alternativa a Salvini, Meloni e le forze politiche -cespuglio che li circondano.

 Al momento la partita è ancora tutta aperta, con un solo finale, comunque positivo.

18 Marzo 2023 0 Commento
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Quest’inverno le belle notizie arrivano dal settore turismo: è davvero così?

Da Michele Dallapiccola 16 Marzo 2023

Parlare di buone notizie di questi tempi è cosa piuttosto rara. Stavolta l’opportunità ce la offrono i numeri del settore turismo. La stagione invernale sta per chiudersi con cifre da record!

Son dati, dei quali deve rallegrarsi tutta la comunità trentina. Spiego il perché. Secondo Confcommercio, questo comparto impatta sul Pil provinciale per il 15%. Un momento di particolare favore economico si riverberà positivamente anche sulla tassazione. La condizione statutaria provinciale ne convoglierà i 9 decimi trattenuti, nelle pieghe del bilancio provinciale. 

I costi aziendali, un’escalation incontrollabile! 

Nel frattempo alle maggiori entrate per gli operatori del settore si affianca tanta preoccupazione. Le spese sono salite alle stelle. E non riprendiamo soltanto la (sacrosanta) cantilena dell’impresa di turno che si lamenta delle bollette. Vogliamo fermare l’attenzione su qualcosa di reale e diffuso legato all’aumento dei costi in generale e in particolare. C’è infatti una nuova voce sempre più pesante: quella delle commissioni alle OLTA. Un servizio digitale diffuso a livello planetario al quale nemmeno il Trentino non ha potuto fare a meno. Oppure sì, ci ha ben provato e ancora continua a farlo il nostro vecchio caro domestico Feratel, ma la sua capacità di fronte alle grandi sorelle digitali mondiali può fare davvero ben poco. E così questa sorta di nomofobia delle imprese turistiche impone di lanciare, rilanciare, cliccare in continuazione alla comprensibile e spaventosa ricerca del cliente. Le cifre che pagano oggi certe strutture sono diventate impressionanti. 

Ma il salasso per gli operatori non si ferma qui. La recente riforma del turismo ed in particolare nella modalità di finanziamento delle APT, ha introdotto il sistema della prevalenza privata di approvvigionamento dei fondi di funzionamento. 

In pratica se l’Apt vuole introitare il contributo pubblico per il suo funzionamento deve recuperare una cifra anche solo leggermente superiore dal privato. Morale, dalla sera alla mattina, gli operatori privati associati alle varie APT si sono trovati a dover sborsare fior di quote associative. Spesso con cifre mai viste prima come è accadute ad esempio nell’Alto Garda. Non parliamo di cifre astronomiche ma che in certi casi hanno provocato una vera e propria rivolta con cambio di APT di appartenenza, come è accaduto con l’Altopiano di Pinè che da Fiemme è convogliato su Trento. 

I guai non vengono mai da soli

I vari accorpamenti hanno infatti generato parecchio scontento a livello locale. Sia perchè sono stati decisi a tavolino sia perchè poi ciascun ambito ha fatto quello che voleva. In questo stato di anarchia, la gestione centralistica dei capoluoghi del turismo ha di fatto focalizzato l’attenzione sulle grandi località uccidendo la disponibilità di volontariato locale che tanto era fertile con il sistema dei consorzi pro loco. In questo caso le noie più evidenti si sono manifestate nelle Giudicarie. E a farne le spese la qualità dell’intrattenimento e del prodotto turistico delle località minori (Invece è facile fare i bulli in Val di Sole o sul Garda).

Nel frattempo, la trazione del sistema politico turistico ha curvato l’attività dell’Ente pubblico al punto che la sua Società di sistema è ritornata sui suoi passi originali, invecchiata nell’approccio a tanti anni fa. Appare evidente, anche alla lettura del recente Piano operativo che gli impegni presi spingano perché diventi una sorta di “eventificio” tutto proteso ad attirare gente ad ogni costo. Dai concerti alle manifestazioni sportive, ben venga tutto purché facile e subito pronto. Questa sorta di bulimia festaiola nasconde una terribile insidia. Quella di acquistare prodotti preconfezionati dove gli ospiti non scelgono la nostra provincia per il suo valore intrinseco come può essere ad esempio il suo ambiente naturale ma perché qui, si tengono manifestazioni che di fatto sono di proprietà altrui. Ci affidiamo a terzi insomma spendendo tra l’altro fior di quattrini per alimentare diritti e società esterne alla provincia. Solo la professionalità dei tecnici di settore potrà salvare il futuro del turismo trentino da questo miope modo di operare della politica attuale. 

La qualità dell’offerta turistica: obiettivo imprescindibile.

In tutto questo proliferare di preoccupazioni l’operatore medio fa sempre più fatica a gestire la qualità. Uno degli elementi che la contraddistingue è senza ombra di dubbio quello di un’adeguata dotazione di personale. Questo concetto vale sia nel numero di ULA impiegate che per la qualità della loro formazione. Per contro siamo oggi di fronte ad un allarmante calo degli indici demografici. A questo si aggiunge una gestione sconsiderata dei flussi migratori col problema immigrazione più subìto che gestito, sia dal livello nazionale che da quello locale.

Trovare personale dipendente è per questo diventata una vera e propria avventura senza fine. Non va sottovalutata la difficoltà ormai endemica che vive il settore alla luce degli aspetti relativi al ricambio generazionale. 

La dimensione dei problemi sopra elencati è tale e tanta che alcune strutture, stanno privando la propria clientela del servizio cucina, riducendo la qualifica del proprio hotel a “camera e colazione”. L’impatto, soprattutto di immagine, nelle località interessate dal fenomeno, è negativo e sarà una delle più importanti sfide che la prossima politica provinciale dovrà saper affrontare.

I costi del personale. 

In tutto questo fiorire di ostacoli all’impresa turistica, non stupiscono i dati recentemente apparsi sui quotidiani locali che narrano dell’aspetto relativo agli stipendi: il settore della ricettività è quello che riesce a staccare gli assegni mensili peggiori. Lo scriviamo qui in calce a una serie di circostanze che sono un combinato disposto che assomiglia più a un circolo vizioso che è una serie di difficoltà. 

Insomma il grido “più lavori e meno guadagni, meno guadagni e più abbassi la qualità” ci fa pensare che i bei numeri di queste stagioni turistiche, rappresentati in apertura, sono soltanto una vittoria di Pirro . 

16 Marzo 2023 0 Commento
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Casa Autonomia.eu: nel riposizionamento degli autonomisti, le ragioni della nostra esistenza.

Da Michele Dallapiccola 14 Marzo 2023

Un sondaggio Winpoll, delle deduzioni personali e alcune ipotesi dettate dall’interpretazione del non detto dentro al PATT. Questi elementi possono sembrare aleatori, ma a noi che abbiamo fondato Casa Autonomia.eu, sono invece bastati per percepire – con largo anticipo – il drammatico spostamento a destra degli autonomisti storico identitari. E così adesso che tutto si sta avverando anche molti di loro sono in preda ad una profonda crisi. 

Manca un ulteriore passo. L’alleanza con Fratelli d’Italia che non è ancora formalizzata, nonostante le elezioni provinciali siano ormai alle porte. È vero che a parole, la dirigenza di partito si ostina a definire reversibili le scelte fin qui effettuate. Ma sono rimasti in pochi a crederlo. 

Gli altri, quelli che la pensano come noi, sono invece convinti che il prossimo passo, il suggello con i seguaci della Meloni, sarà solo questione di tempo. E non sarà nemmeno l’ultimo passaggio. Perchè a dirla tutta, pare sia imminente anche un ulteriore colpo basso, dritto allo stomaco dei puristi del fiore alpino: la fusione di PATT, Progetto trentino e Autonomisti popolari. Un patto a triciclo che una volta definitivamente consacrato, farà scendere l’appeal del partito anche per i più affezionati, a minimi mai visti prima. E gli autonomisti storici potrebbero ridursi davvero al lumicino.

Proprio come certifica un recente sondaggio WINPOLL che ipotizza un PATT al 7%, con un dato del tutto verosimile. Si tratta infatti della trasposizione in sondaggio del recente risultato elettorale nazionale alla Camera dove il PATT si è presentato già fuso con Progetto Trentino. 

Se questo assetto sarà mantenuto anche per le prossime elezioni provinciali, la candidatura di Tonina nelle stelle alpine sarà un fatto certo. E si tratterà del suo terzo cambio di casacca in pochi anni. 

Non è difficile ipotizzare che la regia “poera” gli affiancherà anche qualche altra figura esponente di Progetto Trentino, ovviamente di genere femminile. Alla squadra sembra ormai certa anche l’adesione di Kaswalder, sempre che le vicende giudiziarie per la questione Pruner non facciano prendere alla sua candidatura una brutta piega. Nomi forti insomma, in pole position sugli esiti delle urne. E se le previsioni Winpoll si avvereranno per questo “nuovo” PATT, sarà difficile pensare di andare oltre i due o tre seggi. 

Insomma, il rischio che gli autonomisti lavorino per far eleggere persone estranee alla fedeltà al partito c’è tutto.

Anzi, si crucciavano tanto se ammettere deroga ai mandati di esponenti storici ma finiranno invece per eleggere almeno un paio di ultrasessantenni, e forse solo quelli. Alla faccia degli scalpitanti Movimenti autonomisti Giovanile e Femminile.

Intanto nella “base” elettorale, nel cd zoccolo duro una certezza c’è. Per ora Panizza ha trasformato il “suo” partito in una delle tante liste civiche felici alleate di Fugatti. Ma quando la coalizione sarà al completo, sarà ancora più evidente a tutti che questa strategia, altro non sarà stata che il più efficace tentativo di portare i simboli di Salvini e della Meloni nel parlamento trentino. Un fatto che per molti trentini, ma soprattutto per gli autonomisti storici, suona come stridore acuto al confronto di una sinfonia. 

Ecco perché il PATT potrà contare soltanto sugli affezionati al simbolo e tra loro su quei pochi che non considerano la destra come un male assoluto per l’Autonomia. 

Noi no. 

Noi di Casa Autonomia.eu, abbiamo rifiutato con convinzione questo format preconfezionato. La creazione di un contenitore civico autonomista è il più puro atto di dignità e di orgoglio trentino che noi si possa offrire alla nostra Provincia Autonoma. 

Seguire Salvini e la Meloni è un atto più che legittimo e per certi versi a livello nazionale anche comprensibile. Non certo da quel Trentino che ha ancora a cuore le prerogative di autogoverno della nostra terra.

Paola Demagri 

Michele Dallapiccola

14 Marzo 2023 0 Commento
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Il Lupo verso il 2030: che fare?

Da Michele Dallapiccola 14 Marzo 2023

Sono pochi gli argomenti che dividono l’opinione pubblica come quello che riguarda la presenza dei grandi carnivori sulle nostre montagne. Da qualche anno però la diffusione delle due specie, lupo ed orso, sta profondamente cambiando. Complice una diversa capacità riproduttiva la proliferazione della specie orso che è ben diversa da quella del lupo. Ed è sul secondo dunque che in questo breve pensiero qui a seguire, ci concentreremo. 

Partiamo con una notizia che per i suoi sostenitori è immediatamente percepita come buona. Il lupo non è più una specie in estinzione. Lo dicono i numeri derivanti dal primo monitoraggio nazionale in Italia, coordinato dall’ISPRA, su mandato del Ministero della Transizione Ecologica MiTE. I dati sono stati raccolti tra Ottobre 2020 – Aprile 2021 ed hanno permesso di stimarne numero ed estensione delle aree occupate. I risultati ufficiali sono poi stati consegnati il 12 maggio 2022 da ISPRA al Ministero in questione. La ripresa demografica e geografica rilevata, si avvertiva tutta ma mai era stata metodicamente e scientificamente determinata cosi in fino. Il risultato di espansione della specie rilevato, si è verificato perché il lupo è stato per anni rigorosamente protetto dalla normativa Internazionale (Direttiva ‘Habitat’ CEE 1993/43, Convenzione di Berna) e nazionale (l. 157/92, DPR 357/97). 

L’uso di protocolli standardizzati e coordinati condivisi su base nazionale, che ha caratterizzato il monitoraggio realizzato da ISPRA, ha permesso di superare la frammentazione metodologica fornendo dati rigorosi. Sono stati poi analizzati con un unico approccio scientifico, oggettivo e condiviso. Per questo dunque, parliamo di uno studio particolarmente autorevole. 

Nella campagna di campionamento sono stati infatti raccolti 24490 segni di presenza della specie. Parliamo di 6520 avvistamenti fotografici da fototrappola, 491 carcasse di ungulato predate dal lupo, 1310 tracce di lupo, 171 lupi morti. Su 1500 escrementi, dei 16000 registrati, sono state condotte analisi genetiche che hanno permesso l’identificazione della specie. Ci ha pensato una rete di 3000 persone, opportunamente formate e appartenenti a 20 Parchi nazionali e regionali, 19 regioni e province autonome, 10 università e musei, 5 associazioni nazionali (Aigae, Cai, Legambiente, Lipu, Wwf Italia), 34 associazioni locali, 504 reparti del Comando Unità Forestali Ambientali e Agroalimentari (CUFAA) dell’Arma dei Carabinieri, ha avuto un ruolo fondamentale nelle attività di raccolta dei segni di presenza.

E quindi, quanti lupi ci sono in Italia?

La stima della popolazione del lupo a scala nazionale è risultata pari a 3.307 individui (forchetta 2.945 – 3.608). Un risultato che indica che la popolazione di lupi del nostro paese è molto cresciuta negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni alpine. Il lupo occupa inoltre una larga parte del paese e nelle regioni peninsulari ha colonizzato la quasi totalità degli ambienti idonei.

Poiché anche l’ibridazione è una minaccia per la conservazione della specie si sono condotte analisi genetiche anche in tal senso. Dei 513 campioni di lupo, il 72,7 % non ha mostrato ai marcatori molecolari analizzati alcun segno genetico di ibridazione. Il’11,7 % mostrava segni di ibridazione recente con il cane domestico. Il 15,6 % hanno mostrato segni di più antica ibridazione (re-incrocio con il cane domestico avvenuto circa oltre tre generazioni nel passato). Il monitoraggio nazionale del lupo ha anche contribuito ad aumentare il livello di consapevolezza e conoscenza della specie nei cittadini. Questo grazie alla campagna di formazione e informazione che ha accompagnato le varie fasi del monitoraggio.

La posizione della politica

Tutte queste enunciate sopra sono azioni che in Trentino si effettuano da sempre. Certificano dunque il perché delle nostre critiche politiche rivolte all’attuale amministrazione in carica. Abbiamo rilevato ad esempio, che interrompere il monitoraggio annuale sulla specie orso o non implementare quello del lupo rispetto al passato o non attivare innovazione nel campo della gestione, come ha fatto questa giunta provinciale, sia stato fondamentalmente sbagliato.

In questo momento andrebbero completate le azioni necessarie ad implementare l’accettazione sociale della presenza del grande carnivoro. E questo, una politica che si rispetti lo può raggiungere solo e soltanto se riesce a minimizzare l’impatto della presenza di questo canide con le produzioni zootecniche. 

Le azioni di protezione dovrebbero presentarsi manifestamente innovative. I ripari forniti, tecnicamente e architettonicamente in grado integrarsi bene nel nostro ambiente dovrebbero essere garantiti a tutti i pascoli d’alpeggio in brevissimo tempo. Andrebbe utilizzata una tecnologia di rilevamento e radiocolaraggio all’avanguardia. Andrebbero attivate iniziative che collettano un’attività di volontariato collegate al servizio civile e alla nostre istituzioni scientifiche per implementare le attività di supporto alla guardiania. 

Solo così potremmo pensare di diventare titolari e gestori di quel “Piano lupo” che questo governo Provinciale ha tentato di farsi approvare da Ispra e Ministero nella speranza di una autonomia operativa puntuale. La scorciatoia, cercata piuttosto goffamente dal punto di vista gestionale, ha cercato di far leva su un importante risultato portato a casa nella scorsa legislatura. La PAT attraverso la legge 9 del 2018 ha incardinato a sé la competenza di gestione dei due grandi carnivori proprio ai fini di protezione dell’alpicoltura. Oggi però è assai difficile pensare che lo Stato italiano possa avere un occhio di riguardo speciale per le Province a Statuto autonomo quando di speciale queste non attivano nulla di diverso dalle Regioni a statuto ordinario.

Cosa può cambiare al livello normativo? 

La strada maestra che potrebbe portare ad un nuovo importante passaggio nella gestione della specie lupo rimane quella ancora strettamente nelle mani del Governo nazionale. Con un provvedimento che poi dovrebbe venir validato da un successivo passaggio di ratifica da parte di Bruxelles. 

E’ da quel livello infatti che allo stato attuale la Direttiva 92/43/CEE “Habitat” del 21 maggio 1992, norma la Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Si tratta della famosa Direttiva “Habitat”. Nel suo allegato IV elenca le specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela e delle quali è vietata qualsiasi forma di raccolta, uccisione, detenzione e scambio a fini commerciali. 

L’allegato V elenca invece le specie il cui prelievo in natura può essere sottoposto a opportune misure di gestione.

Ebbene, a livello italiano il DPR 357/’97 riprende tout court le indicazione della Habitat nella sua prima scrittura. Va detto però che il vigente quadro normativo permette anche agli Stati membri dietro opportuna documentazione ed argomentazione di adottare per ogni singola specie condizioni diverse tra quelle elencate nei due allegati citati sopra. 

In pratica se le norme attualmente vigenti per la gestione della specie lupo venissero incardinate più sull’allegato IV ma sull’allegato V, si potrebbe finalmente configurare uno sblocco e un percorso che porti all’adozione nazionale di un nuovo vero “piano lupo”.  Rispetto ad ipotesi di caratura provinciale questa strada risulterebbe tra l’altro sicuramente più efficace ai fini della gestione del carnivoro in parola. Parliamo infatti di un animale molto mobile che colonizza normalmente territorio di un’estensione di 150-200 km quadrati che sconfinano spesso anche nelle province vicine. 

L’intento del legislatore dovrebbe dunque concentrarsi sulla possibilità di intervenire in situazioni di particolare stress per gli insediamenti antropici. Fatto che si configura in copresenza di numerosità di popolazione e intensità degli attacchi. In tal caso l’azione di gestione mirata e specifica potrebbe partire proprio dai casi più critici. L’accettazione sociale del carnivoro in parola risulterebbe sicuramente migliore. Questo fatto determinerebbe una minore avversione da parte della popolazione direttamente interessata verso i danni provocati da questo animale. Non si migliorerebbe soltanto la vita degli allevatori ma si ridurrebbero gli episodi di bracconaggio  e si garantirebbe sopravvivenza e ulteriore proliferazione della specie intervenendo soltanto sui singoli isolati individui.

Anche in questo caso, ed ancor più in questo caso, andrebbero poi garantite tutte le migliori pratiche gestionali ed amministrative per garantire comunque la proliferazione della specie.

Per concludere ci sembra giusto insistere sul concetto che tale approccio, è dettato dal buon senso. Non si può pensare di gestire una specie che 40 anni fa era in estinzione poiché rappresentata solo da poche decine di animali con una norma che ha superato i 30 anni.  Col numero di lupi che, censimento alla mano, nel frattempo è arrivato a quasi 4000 capi.

14 Marzo 2023 0 Commento
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ORSO, E ADESSO CHE SUCCEDE?

Da Michele Dallapiccola 12 Marzo 2023

Come ad ogni aggressione, falso attacco, momento di pericolo o fatti particolarmente gravi come quelli di cronaca di questi giorni, torna prepotente sul tavolo del dibattito pubblico e della politica il problema generato dalle normali difficoltà di convivenza dei grandi carnivori con l’uomo.

Di questi, non è possibile fare di ogni erba un fascio perché a ben vedere la questione che riguarda la gestione dell’orso è completamente diversa da quella del lupo.

Rispetto al primo, l’orso è una specie a fortissimo rischio di estinzione per la quale vigono severe regole e protezionistiche. (Sul lupo dove valgono le stesse leggi, il pericolo di estinzione non c’è più.)

La dieta del plantigrado, inoltre pur comprendendo talora la carne è tendenzialmente onnivoro vegetariana. 

Il problema però si genera comunque con soggetti antropizzati che hanno perso il timore verso l’uomo magari. Ciò avviene quando sono “foraggiati” da cuccioli oppure in due casi biologici particolari: i maschi in calore e le femmine con cuccioli possono in qualche maniera temere l’avvicinamento dell’uomo per gelosia o per paura. 

Per questo possono reagire in maniera inconsulta. Sembrerà ridicolo ciò che sto per affermare ma la nostra fortuna di specie è che l’orso non ci calcola prede. Anzi cerca anche di evitare quella che per lui può essere una vera e propria colluttazione. E’ poi vero che il falso attacco i morsi o i graffi di questi animali sono sufficienti a mettere in pericolo la vita di un uomo ma nelle intenzioni dell’Orso sono solo un leggerissimo semplice avvertimento.

E quindi che cosa dovrebbe fare un governo che si rispetti?

Non occorre inventare nulla, basterebbe semplicemente mettere in pratica tutto quello che è già scritto. Le regole di gestione dell’Orso sono contenute nel Pacobace. Questo è l’acronimo della definizione degli indirizzi di gestione dei grandi carnivori delle Alpi Centrali.

E’ li che sono già state definite da un pezzo tutte le azioni dell’uomo in rapporto alla sua convivenza con l’orso. E’ lì che si prevedono una serie di attività preventive di gestione, di mitigazione, tutela del rischio e di sviluppo delle più complete strategie di convivenza con questi animali. Si badi bene per favorirne la massima salvaguardia della specie riducendo al minimo e possibilmente a zero i pericoli per l’uomo. 

Invece, come abbiamo potuto constatare, questo governo provinciale è passato da una fase pregressa a quella amministrativa dove in completa inconsapevolezza inveiva contro tutto e contro tutti. Alcuni consiglieri provinciali di maggioranza, invocano ancora senza nessun pudore severe politiche di abbattimento senza pensare che severissime norme nazionali ed europee rendono questo Intendimento un’autentica panzana. 

Ma una nuova serie di attività innovative nel campo della formazione e informazione avrebbero forse aiutato? Radiocollari moderni più efficaci, più numerosi e più tecnologici, avrebbero meglio rivelato l’home range e gli spostamenti degli animali?

Insomma le novità rispetto a quanto sappiamo sono davvero poche. Quindi non credo riusciremo a vedere un governo provinciale, togliere la testa dalla sabbia e partire con un deciso programma di sorveglianza dei carnivori. Non spero più di vedere intensificata l’attività di radiocolaraggio. E monco sarà anche il monitoraggio degli animali. Andrebbe riportato a cadenza annuale anziché biennale come è stato fatto ora. (per risparmiare cosa?). Non vedremo mai la Giunta provinciale impegnata in una precisa attività di formazione informazione della popolazione coinvolta, attivando contestualmente una precisa e diffusa campagna. Si tratta di incontri col territorio e contatti con la popolazione dove è troppo facile ricevere contestazioni per sopportarlo.

Infine si dovrebbero strettamente implementare le opere di prevenzione. Non solo a protezione degli animali domestici. Ma anche della popolazione e delle sue normali attività di vita. E’ emblematico il caso dei cassonetti anti orso. Un progetto nel cassetto da inizio legislatura e solo adesso che il mandato sta per finire, comincia lentamente a strutturarsi.

Insomma la cosa da dire chiara ai trentini è che purtroppo per noi e (mannaggia) per chi se l’è inventata sta benedetta reintroduzione, (per la cronaca il governo Andreotti) dell’orso non ce ne libereremo più. Con grande gioia dei più è grande delusione dei meno. Certo è che la politica dovrebbe cominciare a dire la verità. Quanto al caso di questi giorni sapete come andrà a finire? L’attuale governo provinciale è estremamente attento ad evitare atti che generino dissenso pubblico di particolare estensione. Mai si è speso per azioni di particolare coraggio. 

Finirà come con l’inceneritore. 

Fugatti dirà che è da abbattere senza abbatterlo davvero, in attesa di Ispra (sperando che dica di no) o di una cattura che guarda caso rallenterà come quella di M49. Fu lasciato scorrazzare sul Lagorai attendendo per catturarlo il periodo delle elezioni comunali. 

E qui ci scommetterei un milione che per questo orso la lega farà come per la localizzazione dell’inceneritore. Ci vuole, certo, ma se ne parlerà dopo le elezioni.

Noi invece non abbiamo nessun timore, perché raccontiamo la verità, a costo di essere impopolari. Del lupo scriveremo domani. Di tutti e due invece venerdì prossimo sera, vi aspettiamo a Fornace.

12 Marzo 2023 0 Commento
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