Proposte inadeguate per sostenere la crisi del settore turismo

Da Michele Dallapiccola

Nelle proposte per sostenere l’economia provinciale di parte di due membri dell’attuale governo a trazione leghista saltano all’occhio il silenzio di un assessore e un pericolosissimo emendamento al ddl 50 da parte di un consigliere.

Nel primo caso mi riferisco alla proposta di riforma del turismo che fino a pochi giorni fa correva impetuosa sull’agenda dell’indaffarato amministratore come provvedimento urgente per dare una mano al mondo del turismo. Da ben prima dell’aggravarsi della situazione, con un dramma che ha raggiunto livelli inimmaginabili, noi chiedevamo di rallentare l’iter di questa proposta, richiesta che la cronaca ha reso ancora più attuale. Tra i tanti settori in ginocchio e mi sento infatti di dire che uno tra i più colpiti sia proprio il settore del turismo che in questo momento non ha certo bisogno di ulteriori difficoltà da affrontare.

Siamo infatti convinti che passata questa crisi, sarebbe sicuramente più agevole riprendere con gli strumenti e le attrezzature istituzionali il cui funzionamento è noto e che da sempre ha dato ottimi risultati per ciascun elemento della filiera. E altrettanto evidente che il doversi cimentare anche con una riorganizzazione amministrativa comporterebbe nuovi attriti e sconosciute difficoltà. Come se non bastasse va evidenziato che dentro all’attuale proposta di riforma è celato uno sciagurato aumento della tassa di soggiorno come effetto di omologazione di questo tributo su base provinciale. La mancanza di omogeneità di cifra in provincia non è a nostro avviso una priorità e se come idea di fondo può avere un senso questo è immediatamente avallato da un’omologazione che a tutti gli effetti si presenta come al rialzo.

E se fino a pochi giorni fa la mia idea avrebbe considerato saggia la sospensione della norma ora credo sia proprio il caso invece di ritirarla definitivamente e di parlarne nella prossima legislatura. Credo siano ben altre le necessità che in questo momento manifesta il settore.

Anche la proposta del consigliere Cia scompagina non poco il nostro assetto dell’offerta turistica. Il proattivo infermiere prestato alla politica ha deciso di cimentarsi nella sua attività politica anche con le regole che governano il mercato immobiliare. Tra le altre cose c’è da evidenziare il corto circuito che con la sua proposta genera, rispetto alle indicazioni che provengono direttamente dal nostro presidente Fugatti. Cari non-trentini – pare trapelare il messaggio – venite da noi a costruire la seconda casa ma sappiate che se vi ammalerete, non avrete qui la garanzia totale di assistenza sanitaria. Al di là di questi paradossi e pur comprendendo le pressioni che il settore può aver esercitato sulla sua carica politica, pur considerando il grande affanno che affligge anche i costruttori, dobbiamo rilevare che questa loro condizione pure incontrando tutta la nostra comprensione e solidarietà si scontra con esigenze di ordine superiore. Le condizioni sono quelle che hanno portato le precedenti amministrazioni a contingentare la possibilità di realizzare seconde case.

Vediamole in dettaglio

La prima è sicuramente di natura urbanistica poiché molti centri di montagna, soprattutto a partire dagli anni settanta, sono stati letteralmente colonizzati con seconde abitazioni che a causa del mutare delle abitudini di villeggiatura delle persone si stanno anche trasformando, in qualche caso addirittura in veri e propri ecomostri.

La seconda è di natura sociale perché Il mercato immobiliare delle seconde case ha prodotto una lievitazione dei prezzi anche per i residenti cosicché nelle località turistiche di maggior pregio ci si è trovati nella paradossale condizione di non riuscire a garantire la possibilità alle nuove generazioni di potersi realizzare una residenza ad un costo accettabile.

La terza condizione ha risvolti ancora più ampi poiché ha prodotto gravi danni all’intero sistema turistico.

La percentuale di seconde case infatti ha imposto alla nostra offerta alberghiera di segnare il passo rispetto al vicino Alto Adige soffrendo di fatto di una involontaria concorrenza. Il mercato distorto delle seconde case autorizzato in minor misura in Alto Adige ha permesso a quella provincia di valorizzare la propria offerta turistica con il triplo dei nostri hotel trasmettendo un miglioramento della qualità complessiva percepita della propria offerta turistica e producendo un aumento della redditività per il singolo imprenditore.

Insomma sono altri gli aiuti che servono al settore ed è per questo che cogliamo positivamente l’impegno della giunta di ritornare entro breve con un’ulteriore serie di proposte perché le ricette messe sin qui in campo per il settore turistico in Trentino da questa maggioranza leghista ricalcano in linea generale quelle del governo implementandole in misura assai modesta; a maggior ragione riteniamo sostanziale dare seguito alle considerazioni che abbiamo sopra espresso.Screenshot_20200319-094302_Chrome