E’ stabile – attorno ai cinquanta esemplari – la popolazione di orsi bruni in Trentino, nel 2015: a fine anno erano sicuramente presenti sul territorio provinciale 23 adulti (8 maschi e 15 femmine), 14 giovani (10 maschi, 4 femmine) e 11 cuccioli (2 maschi, 2 femmine e 7 indeterminati). Sempre nel corso del 2015, si sono registrate 7 nuove cucciolate, per un totale di 13 cuccioli. 5 invece gli esemplari rinvenuti morti, fra cui BJ1, femmina di 10 anni con i cuccioli F22 e M33, uccisi e parzialmente consumati da un orso maschio in val di Tovel. Entrambi i cuccioli di Daniza, invece, nati come si ricorderà nel 2014, hanno superato con successo la stagione invernale 2014-2015, svernando regolarmente e venendo rilevati geneticamente nel corso della successiva primavera.
Sono questi alcuni dei dati del Rapporto orso 2015, presentato ieri sera al Muse dall’assessore Michele Dallapiccola assieme a Claudio Groff, del Servizio Foreste e fauna della Provincia e a Simone Tenan, ecologo del Muse. Giunto alla sua nona edizione, il documento, curato dal Settore Grandi carnivori del Servizio Foreste e Fauna, con la collaborazione del Museo delle Scienze (Muse), del Parco Naturale Adamello Brenta (Pnab) e dell’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (Ispra), è consultabile sul sito www.orso.provincia.tn.it. L’aggiornamento riguarda anche la lince ed il lupo, specie a loro volta presenti sul territorio provinciale.
Scopo del rapporto è quello di fornire al pubblico un’informazione corretta, aggiornata e dettagliata sullo status della popolazione di orsi che gravita in Trentino e nelle regioni adiacenti, e registrare in maniera precisa ed analitica un insieme di dati per renderne possibile l’utilizzo da parte degli addetti ai lavori.
“Questo progetto sta procedendo con successo – ha detto Dallapiccola – e ormai rappresenta uno strumento prezioso di valorizzazione del nostro ambiente, perché il fatto che un animale alpha come l’orso si ambienti e si moltiplichi in un habitat ne certifica la sua buona salute. La chiave di tutto però, anche per le possibili ricadute positive sul piano economico, è la convivenza con l’uomo.
Abbiamo avuto negli ultimi due anni reazione veementi di segno opposto, a fronte di alcuni episodi problematici: da un lato il fronte ambientalista, rispettoso fino all’estremo della vita dell’animale, dall’altro una parte della popolazione trentina, fortemente allarmata. Ciò complica l’operato dell’amministrazione, che naturalmente deve interpretare i bisogni e le aspettative dell’opinione pubblica.
Questo progetto è però riconosciuto, anche a livello ministeriale, come di assoluto rilievo. Alla sua gestione attraverso il protocollo Pacobace vogliamo affiancare un approccio sempre piu partecipato, che può maturare anche attraverso serate come questa. Lo strumento più importante sono l’informazione e la sensibilizzazione. Richiedono impegno e oneri finanziari, ma i risultati sono buoni. Migliaia sono le persone raggiunte con incontri sul territorio, cartellonistica, il sito web, e così via. Siamo convinti che questa sia la buona strada”.
Monitoraggio
Il rapporto è frutto come di consueto del monitoraggio effettuato dalla Provincia nel corso del 2015, con diverse modalità:le tradizionali tecniche di rilevamento su campo (il monitoraggio viene effettuato da 40 anni), ma anche la radiotelemetria (metodologia utilizzata per la prima volta in Eurasia, nella seconda metà degli anni ’70), il videocontrollo automatico da stazioni remote, il fototrappolaggio ed infine (a partire dal 2002) il monitoraggio genetico. Sono stati monitorati tra l’altro 69 siti (trappole per peli) che hanno fornito 246 campioni organici (sugli oltre 900 raccolti in totale) su cui sono state effettuate analisi genetiche, sono state utilizzate (anche sulla scorta dell’esperienza maturata dal muse in Tanzania) fototrappole distribuite su 60 punti per un’area di studio di complessivi 220 km2 sul Brenta e sull’altopiano Paganella Gazza, e si sono effettuate osservazioni a distanza in 63 uscite per 170 ore di osservazione totali. A collaborare con la Provincia anche Ispra, Pnab, Muse, l’Associazione cacciatori trentini, con cui nel corso 2015 è stato stipulato un accordo per il monitoraggio dei grandi carnivori, custodi forestali e volontari.
Risultati
Il numero minimo di animali considerati presenti a fine 2015 è pari a 48 (20 maschi, 21 femmine e 7 cuccioli indeterminati). La popolazione stimata oscilla dai 48 a 54 esemplari. Nel 2015 si conferma dunque la sostanziale stabilità emersa nell’ultimo triennio, a fronte invece di una crescita costante dal 2002 al 2012. Nel 2015 è stata rilevata come dicevamo la presenza di 7 nuove cucciolate, per un totale di 13 cuccioli (3 per KJ2, 2 per F4, KJ1, F3, BJ1 e 1 per F12 e MJ2). BJ1 è stata però rinvenuta morta con i due piccoli, a seguito dell’aggressione di un maschio. Negli ultimi quattrodici anni sono quindi complessivamente 48 le cucciolate accertate in Trentino ed almeno 101 gli orsi nati.
Nel 2015 si è registrata, inoltre, la morte di cinque esemplari: M6, maschio di 8 anni, rinvenuto morto in seguito ad avvelenamento il 28 marzo 2015 nei boschi di Campodenno/Lover, in val di Non; BJ1, femmina di 10 anni con i cuccioli F22 e M33, uccisi e parzialmente consumati da un orso maschio in val di Tovel (località Costa Lugiangia), in data 10 maggio 2015; M26, maschio di 3 anni, i cui resti sono stati rinvenuti in destra orografica della Val di Sole, in Comune di Caldes, il 22 agosto 2015.
47 dei 48 orsi rilevati nel 2015 lo sono stati sul territorio trentino (40 solo in Trentino, 7 anche in province/regioni limitrofe). 1 esemplare ha stazionato solo fuori provincia: M25 rilevato in provincia di Sondrio, la cui sorte è sconosciuta dal momento dell’improvvisa scomparsa del segnale radio e GPS trasmesso dal collare che portava. Tutti gli 8 orsi individuati fuori provincia nel 2015 sono maschi: 7 adulti e 1 giovane.
Indennizzi, prevenzione, “incontri ravvicinati” con l’orso bruno
Venendo alla voce indennizzi e prevenzione dei danni, nel 2015 sono state inoltrate al Servizio Foreste e fauna 128 denunce di danno attribuibili all’orso mentre 35 non sono risultate attribuibili al plantigrado. Sono quindi pervenute al Servizio 112 richieste di indennizzo, delle quali 104 sono state accolte e 8 respinte. Nel complesso sono stati liquidati 65.595,00 € per danni da orso bruno (circa il 35% in meno rispetto al 2014), di cui 14.008,00 € relativamente a patrimoni zootecnici, 23.065,00 € per patrimoni apistici, 27.405,00 € per patrimoni agricoli e 1.117,00 € per altri danni.