CARENZA MANODOPERA AGRICOLA: QUALI LE MISURE DELLA GIUNTA PER SCONGIURARE GRAVI RIPERCUSSIONI SUL SISTEMA AGRICOLO TRENTINO?

Da Michele Dallapiccola

E’ alto il grido di allarme che si solleva dal settore agricolo ma non stiamo parlando di un argomento nuovo né si può dire che la politica non stia provando ad occuparsene ma per ora l’impressione più diffusa che si raccoglie è che nessuno ne stia cavando un ragno dal buco.

Sotto alcuni titoli sui media e nella foto sopra un fatto accaduto alcuni giorni orsono nel sud Italia: potrebbe accadere anche da noi!IMG_20200405_195733

Se a livello Provinciale la scorsa settimana un tavolo agricolo con le parti sociali, dopo due giorni di seduta, pare non abbia prodotto nessuna soluzione forte, non sembra aver fatto di meglio un lavoro parallelo della commissione nazionale politiche agricole.

La profonda contrarietà della Ministra Bellanova al ritorno del sistema di reclutamento della manodopera agricola attraverso i voucher è solo uno dei tanti ostacoli che si frappongono tra la produzione e la tavola dei consumatori.

A livello nazionale però ciò che appare scandaloso è l’apprendere numerosi “rumors” di corridoio che allo sviluppo di proposte di soluzione oppongono questioni di natura partitica. I rappresentanti regionali leghisti che gestiscono il tavolo della CPA pare abbiano agito con logiche di opposizione anziché nell’interesse nazionale dei contadini nel tentativo di screditare il governo centrale rispetto al quale sono forza di opposizione.

La preoccupazione che lo stallo totale non sia gestito bene nemmeno dal livello locale è in qualche maniera mitigata dalla notizia di questi giorni il governo leghista locale stia cercando di immaginare delle soluzioni possibili attraverso l’aiuto di esperti, chiamando in causa anche un futurologo. Ben venga una professione di tal valore ad aiutarci ma sembra facile capire che per le produzioni lasciate nel campo di futuro ce n’è uno solo cioè il macero.

Sono arrivate molte proposte di diverso tenore, alcune anche da parte nostra, tra le quali l’utilizzo del Progettone, dell’Intervento 19, da affiancare al reperimento di disoccupati o di chi stia percependo il reddito di cittadinanza. Senza dubbio sono tutte proposte praticabili ma dentro ad ogni singola fattispecie gravate da limiti oggettivi e che in nessun modo fanno di questi escamotage soluzioni risolutive.

Quale può essere dunque una soluzione, se soluzione ci può essere?

Il suggerimento è di estrema attualità e va indirizzato proprio a quella stessa persona che i giorni scorsi si compiaceva di un deplorevole gesto: quello del vedere ammainata la bandiera europea. La Nobile Abiura di galileiana memoria dell’”eppur si muove” ci ha, in direzione uguale e contraria, ricordato Fugatti quando il giorno successivo al processo mediatico giustamente ricevuto si è scusato per il post in forma pubblica ma ha voluto comunque ribadire la propria convinzione sulla validità del gesto. Se come pare l’autore del gesto è un viticoltore, sarebbe interessante sapere da dove pensa siano arrivati i contributi pubblici che meritatamente la sua meravigliosa professione valorizza.

Invece: l’adeguamento a logiche di profilo europeo appare oltremodo necessario ed urgente perché tutta l’Europa agricola e non solo l’Italia o il Trentino avranno la possibilità di salvarsi solo se verranno aperti dei corridoi che, pur particolarmente controllati dal punto di vista sanitario, permetteranno l’afflusso di manodopera dall’estero. E’ la dimensione del problema a necessitare di intermediazione di livello nazionale: Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi solo per citare i più importanti possono sopravvivere solo grazie al contributo operativo di personale intra ed extra UE ed un nuovo piano di controllo dei flussi migratori e dei relativi decreti attuativi statali pur nelle more della gestione sanitaria, nonostante questa grave crisi rimane la chiave di volta del sistema agricolo europeo-statale-regionale.

Nella cd. fase 2 dell’emergenza sanitaria andrà gestito anche questo aspetto, uno dei tanti motivi per collaborare tutti per Un’Europa più unita.