IL SENSO DELL’OPPOSIZIONE IN CONSIGLIO PROVINCIALE

Da Michele Dallapiccola
La recente denuncia dei comportamenti di Salvini da parte di Conte durante una conferenza stampa, ha reso evidente quanto i leghisti non siano affatto in grado di accettare critiche o consigli, aggiungo, indipendentemente dai ruoli rivestiti. E se a Conte che ha avuto una non comprensibile caduta di stile, va detto che è ruolo delle opposizioni farsi sentire, altrettanto si osserva che il comun denominatore tra la lega romana e quella trentina rimane, la sguaiata indisponibilità ad accettare critiche o consigli. Soggetti che nella scorsa legislatura facevano opposizione alla propria maggioranza e che oggi stanno chiusi in un prezzolato silenzio completano un quadro di governo che sembra più definito da rigore gerarchico di ispirazione militare che da forme di collaborazione popolare e democratica.

All’eterogeneo gruppo dei presuli di Pontida, va comunicato che quest’attività rappresenta il nostro mandato istituzionale e piaccia o no, questo “core business”, ogni minoranza lo interpreta come ritiene più opportuno. Il 21 ottobre 2018 noi non abbiamo né vinto né perso nulla – come ostinatamente i consiglieri leghisti più primitivi insistono a farci notare – noi abbiamo semplicemente ricevuto il mandato da una porzione di popolo trentino ad effettuare opposizione politica con scienza e coscienza. 

Rispetto ad altri consiglieri, un tempo all’opposizione oggi al governo, non siamo avvezzi alla facile denuncia agli organi giudiziari e questo ci porta a non sprecare tempo a rilevare dolosità, quelle le prenderà in considerazione chi ne è deputato, piuttosto cerchiamo di segnalare colpe a scopo critico costruttivo senza mai omettere di elevare proposte perché rispetto a chi politicamente si è formato e fino ad oggi ha vissuto dentro ad un gazebo, noi l’esperienza di amministrare responsabilmente il ruolo di maggioranza lo abbiamo già vissuta.

Con un aneddoto personale vorrei cercar di trasmettere quanto valore io attribuisca allo spirito di collaborazione.

  • All’inizio del mio percorso amministrativo mi trovai a gestire un’emergenza politica. Vista con gli occhi di oggi sembra un’inezia ma nei primi anni 2000 Civezzano visse l’espansione edilizia come un autentico dramma. I comitati del NO, la popolazione tutta, una minoranza particolarmente critica, si scontrano con le legittime esigenze di un’edilizia impetuosa che aveva messo in crisi il sistema delle infrastrutture del paese di Civezzano. Solo la redazione di un nuovo PRG avrebbe potuto dirimere democraticamente la cosa e dunque per la sua redazione decisi di formare una commissione paritetica tra maggioranza e opposizione. L’equilibrato contributo collettivo permise a ciascuno di assumersi la propria responsabilità, di portare la propria esperienza e la scelta si rivelò vincente perché individuammo la miglior soluzione possibile non criticata perché figlia di tutti. Molti anni dopo, da assessore provinciale, avrei portato con me quello stile accordando l’approvazione di disegni di legge ordini del giorno o mozioni dei consiglieri di minoranza come fatto più che normale.

Oggi le nostre proposte sono spesso rifiutate con superficialità e disprezzo disarmanti, definite addirittura strumentali, come recentemente con l’usuale piglio borioso una rappresentante dell’attuale esecutivo ha voluto apostrofare. E per proseguire nei personaggi degni di menzione, va ricordato un altro assessore tanto impetuoso, quanto poco strutturato, che in suo inopportuno post sul proprio profilo istituzionale è arrivato a definire i nostri pensieri, atti di sciacallaggio. Per provare a rinforzare le sue congetture o meglio quelle di chi gli scrive i pezzi, in mancanza di dati oggettivi è arrivato ad attribuire al sottoscritto concetti, paure e responsabilità che sembrano piuttosto corrispondere ad un tentativo di proiettare sul prossimo sensi di colpa evidentemente avvertiti come propri. Infine merita menzione un consigliere che ormai da un anno interviene solo dopo di me per denigrare, non senza amenità, le mie considerazioni. Mai un prodotto intellettuale proprio, mai un costrutto politico di prospettiva si convenga ad un’altra importate carica ch’egli detiene. Il rischio di risultare stucchevole mi impone di interrompere gli esempi riportando la’attenzione alla lega trentina nel suo insieme. Appiattita sui consigli dei propri adepti, vive perscrutando profondamente l’orizzonte a sud, benché la Provincia di Trento abbia strumenti propri più che adeguati senza dover mai attendere Zaia come invece oggi puntualmente avviene. Ma a questo punto il tunnel è imboccato con oneri ed oneri che solo il futuro ripartirà. A chi è lasciato in disparte rimane il tempo per organizzarsi per un sempre più probabile dopo-lega ma con la malinconia di veder l’Alto Adige procedere in solitaria con quello stile autonomista che anche nel recente passato aveva fatto tanto bene anche ai nostri bilanci. 

“Continuerò a chiedere al governo il potere di definire a livello regionale strategie e tempistiche per la ripartenza”: afferma in una triste prima persona singolare il Presidente Kompatscher, peccato che il presidente che potrebbe esser suo alleato, costantemente girato di schiena, stia guardando – solo e da solo – verso sud.
PS: rassicuriamo che a questa minoranza mantenere i rapporti a nord interessa e molti rapporti di amicizia formati la scorsa legislatura, son rimasi intatti.