Il confronto nei numeri è impietoso. Ammonta ad 1 miliardo€ la differenza di PIL tra noi l’Alto Adige. Ma è soprattutto il numero degli alberghi – 5500 a 1500 – ad impressionare.
La competenza linguistica, tra i molti fattori che hanno determinato questa differenza, è stata determinante. Lassù, la conoscenza del tedesco ha aiutato il turismo a partire almeno 50 anni prima di noi. In più con un turismo destagionalizzato e di maggior qualità grazie alla clientela germanofona – cosiddetta DACH – meno abitudinaria, nei periodi di vacanza rispetto a quella italiana.
Il piano d’insegnamento delle lingue, fortemente voluto dal presidente Rossi nella scorsa legislatura, avrebbe provato a recuperare anche questo, di gap.
La lega, lo ha pesantemente smontato.
Il secondo motivo è di natura urbanistica e di “logistica” dell’ospitalità. Due terzi dei posti letto in Alto Adige sono alberghieri. Qui un terzo di meno. Rispetto all’Alto Adige sono invece il doppio i posti letto extra alberghieri, con moltissime seconde case costruite a partire soprattutto dagli anni 70. Si è prodotta così, un’alterazione del sistema urbanistico e della ricettività che ora è molto difficile controvertire.
È per questo motivo che è nata la legge Gilmozzi. Il patrimonio edilizio per i non residenti è stato contingentato. Si è voluto fermare la speculazione edilizia a favore un turismo poco interessante dal punto di vista del PIL caratteristico. E’ vero che c’è un patrimonio edilizio desueto va in qualche modo recuperato. Non attraverso la speculazione edilizia. Stiamo assistendo ad un ennesimo colpo gobbo della Lega. Vittima di un “machismo” che smonta un sistema, priva di capacità e competenze adatte a montarne uno nuovo.
Ultima chicca politica: ironia della sorte, a gestire questo cambiamento è proprio un assessore cresciuto sotto le gonne dell’UPT, il partito che la propose. Oggi, quell’assessore ha cambiato casacca politica e con essa, idea. La cosa, purtroppo, non sorprende.