La Pergine del nostro domani.

Da Michele Dallapiccola

Le opportunità di lavoro come chiave di sviluppo della società. Dove e su che cosa si può contare?

Lo sviluppo armonioso di una comunità non può che tenere in imprescindibile considerazione anche il suo aspetto economico. Per questo, agli ottimi insediamenti industriali e artigianali, vanno innanzitutto offerte migliorie, a partire dall’infrastruttura digitale. Divenuto asset fondamentale al pari di una qualsiasi opera di urbanizzazione, è ormai indissolubilmente legata allo sviluppo del terziario e dei servizi. 

Anche il turismo e l’agricoltura attendono l’intervento del pubblico come determinante ai fini di un corretto ed armonioso sviluppo territoriale. La scorsa amministrazione provinciale, a trazione autonomista, ha puntato su questi settori con investimenti importanti anche a livello locale.

Dove si è investito di più.

Oltre alle canoniche misure di sostegno agricolo, abbiamo deciso di destinare anche all’Alta Valsugana un’importante fetta di fondi LEADER europei. Alcuni milioni di € hanno già finanziato diverse iniziative private. 

Il sostegno economico all’impianto irriguo sul conoide della Marzola e la nuova struttura della “Sant’Orsola” hanno poi ulteriormente dirottato sul territorio quasi 20 milioni€.

Nondimeno, altri 5 milioni€ hanno connotato il livello turistico. 

L’acquisto del castello di Pergine non si sarebbe potuto realizzare senza il fondamentale incentivato provinciale.

Assieme al distretto culturale, il sostegno alla stazione sciistica dell’Alpe di Pergine, la Panarotta, ha voluto spingere sull’ammodernamento degli asset per favorire la fruibilità particolarmente rivolta alle famiglie, al divertimento sulla neve e all’avviamento allo sci.

E sufficiente? Qualche concetto sul quale impostare il metodo di sviluppo.

Possono contributi, finanziamenti o vile denaro che dir si voglia, rappresentare il colore e la capacità di innovazione di un’amministrazione provinciale o comunale?

No. Ricondurre il pensiero di sviluppo di una località al tipo o alla quantità di finanziamenti assegnati è riduttivo.

Nemmeno un’attenta manutenzione delle infrastrutture comunali definisce la cifra del giudizio positivo verso un’amministrazione locale. La risposta è scontata, accanto a queste pur necessarie condizioni è necessaria una capacità di visione del proprio futuro.

Dunque, la domanda che l’amministratore della Pergine – di domani – si deve porre è: che cosa vuole essere Pergine – di domani -?

Pergine non merita di stare rinchiusa

Sono ben cinque le liste che si contrappongono all’amministrazione uscente. Tutte, accomunate dal pensiero politico che la città di Pergine deve aspirare ad avere una maggiore apertura verso il piano provinciale e non solo.

 Qualche suggerimento pratico

A noi piacerebbe aggiungere un’ulteriore domanda. Che cosa può connotare Pergine e la sua caratterizzazione turistica, posto che in questo settore intravediamo ampissimi margini di sviluppo? Le enormi carenze dell’attualità si potrebbero riassumere in una sola domanda: che cosa porta con sé come ricordo un turista che oggi visita Pergine? I bravissimi commercianti locali fanno i miracoli ed il centro è tenuto bello e vivo grazie a loro. Ma. 

Tradotto nel linguaggio moderno dei social, che cosa c’è di interessante da “postare” in città?

C’è un luogo iconico, un “punto wow” qualcosa da voler condividere con i propri amici per lasciare un indelebile ricordo sulle proprie pagine digitali? Che esperienze indimenticabili si possono vivere a Pergine? Eppure sarebbero molti gli aspetti da sviluppare rispetto ai quali l’amministrazione comunale ha la possibilità di fare sintesi.

Prendiamo Trento: gli anni l’hanno trasformata in una meravigliosa città turistica grazie ad alcuni pesanti investimenti in attrazioni. Il Muse tra tutti. Per costi e replicabilità dell’iniziativa questo non può riprodurre anche a Pergine.

La seconda attrazione di Trento per numero di visite però è il Castello del Buonconsiglio. E qui, comincia ad accendersi la scintilla del nesso.

Pergine è stato un fiorente borgo medioevale. Molti i richiami storici, gli stilemi architettonici e culturali di quel periodo. La felice intuizione di attivare un Parco minerario ne è un esempio. L’attività estrattiva garantì, in quei secoli, un benessere che può essere raccontato. È necessario l’impegno di alcuni investimenti piccoli e mirati. Ad esempio, perchè non collegare in maniera chiara e precisa con un camminamento tra il centro e il Castello? E la sua musealizzazione, come di fatto sta accadendo, non è imprescindibile?

Altro capitolo è il lago. Fu luogo turistico di asburgica memoria, come racconta la storia. Qui gli investimenti pubblici si intersecano con quelli privati e ancora una volta l’amministrazione comunale può migliorarsi. Molto. Su tutto gli attuali, deludenti, confusi collegamenti, pedonali e ciclabili col centro. Devono essere chiari, facili da individuare, protetti e sicuri.

Nondimeno la Cittadella dei piccoli frutti. Un esempio simile in Piana rotaliana riguarda il vino. Sono alcune decine di migliaia i visitatori che ogni anno transitano nella struttura delle Cantine Rotary di Mezzocorona per visitare questa Filiera produttiva.

L’attività di distretti agricoli di respiro europeo come è anche quella di Pergine nel campo dei piccoli frutti potrebbe rivestire ruolo di interessante centro turistico.

 Infine.

Un Presidente della nostra Provincia, ai tempi della grandeur del suo partito, veniva spesso redarguito da un quotidiano locale con una finta locuzione latina all’uopo coniata: “Asfaltare non est gubernare”. 

A ben vedere è un monito adatto anche per l’attuale realtà amministrativa perginese.