I CIVICI. MA, A CHE PUNTO ERAVAMO RIMASTI?

Da Michele Dallapiccola

Ancora non son terminati i ballottaggi che già, puntuali, ritornano. Con il loro progetto amministrativo del quale si sente parlare da più di 20 anni. Per la politica odierna, praticamente un’era! 

Un po’ di storia, un po’ di cronaca.

Per due lustri, all’inizio di questo millennio, fui sindaco civico anch’io. Di quegli anni ricordo un nitido aneddoto del settembre del 2000. Un rampante avvocato, il caro e compianto Rodolfo Borga aveva organizzato delle colazioni di lavoro politico. Aveva spesso invitato anche me. Mi chiedeva di aderire ad un suo entusiastico disegno. Qualche anno dopo, in effetti, avrebbe incontrato un certo successo, sappiamo bene come. Fu anche lo stesso motivo che mi impedì di aderire. I valori della destra, non sono precisamente al centro del mio sentire politico benché alcuni elementi, la meritocrazia tra tutti, siano assolutamente condivisibili.

Ma veniamo ai fatti di cronaca. Domenica prossima si terranno i ballottaggi, e lo scacchiere delle elezioni comunali sarà completo. Nel chiaroscuro delle caselle nere alla destra e bianche al centrosinistra, predomina nettamente la luce. E dentro a queste caselle, già si possono immaginare, gli interessati a proseguire in politica a livello provinciale. Fatto, si badi bene, che trovo giusto, legittimo e assolutamente apprezzabile. E’ così che si fa: i progetti solidi partono da lontano. In questo modo si forma una classe politica di dirigenti provinciali prepararti. E si evita di trovarsi nella situazione attuale dove il traino nazionale – al netto dell’incapacità del centrosinistra di rimanere unito – ha consegnato il governo del Trentino ad amministratori dal curriculum vitae piuttosto scarno e scadente.

Cosa può accadere ora.  

Ora un gruppo – sedicente omogeneo – di sindaci, pare si stia ri-organizzando per ri-provare a governare la Provincia. Bene, si potrebbe dire.

Certo, ma non benissimo se si tengono in considerazione anche alcuni aspetti potenzialmente problematici. Vediamo di provare a capire insieme dove si potrebbero celare. Partiremo da considerazioni personali ed d’esperienza ed osservazioni oggettive.

Il movimento dei sindaci civici 

Quanti sono? Da chi sono rappresentanti? Come sono organizzati? Vi sono tratti comuni nel loro legame ideologico? Tutte domande – per ora senza risposta. E del resto è difficile convincere i cittadini di non esser guidati da ideologie riconducibili a partiti già presenti sulla scena oggi, democratiche o liberali che siano. Anche solo per il fatto che definire delle regole, non trovate sia proprio un’azione tipica dei partiti?

Ed in effetti, l’attuale legge elettorale provinciale questo chiede, anzi obbliga, a fare: appartenere alla destra, alla sinistra oppure accomodarsi al centro, alleandosi ad uno dei due schieramenti. L’alternativa ultima è rimanere isolati, per conto proprio, a rappresentare se stessi seguendo la politica da “privatisti” del consiglio, un pò alla Giovanazzi, per intenderci. Che infatti, giunto nell’arena – leggasi: aula del consiglio provinciale – alla fine si è sempre dovuto piegare all’obbligo di aderire ad una maggioranza o all’opposizione che le urne avevano decretato.

La legge elettorale e le norme che regolano il funzionamento dell’aula provinciale non lasciano scampo. Ed in effetti, leggendo tra le parole del sindaco di Pergine, di queste regole, da persone preparate quali sono, hanno chiara contezza. 

Qual’è la consistenza numerica di questo gruppo? I conti sono facili da fare. 

Ogni elemento, dell’ipotetica lista dei sindaci, apporterebbe il proprio consenso, il proprio bagaglio di voti. Numero di voti al netto di chi, alle comunali li ha scelti come persone ma che alle elezioni di livello superiore, si sente invece in dovere di esprimere una propria ideologia.

E l’osservazione della realtà delle elezioni politiche del passato ci indica che le persone che lo fanno in provincia sono la maggioranza. 

I Sindaci del Trentino: molte sensibilità diverse.

I Civici: una novità per la politica trentina? 

Partiamo dalla loro collocazione politica. Difficile pensare che riusciranno davvero a trasmettere senso di centralità e di neutralità.

Del resto, è già accaduto che un progetto simile abbia militato in consiglio provinciale. All’opposizione dal 2008 al 2018, strizzava l’occhiolino alla politica di destra. Alla fine con legittima e comprensibile ambizione, si è lanciato tra le braccia di Salvini.

A partire proprio da quell’esempio, il Comune che fu governato da Borga, un suo discepolo politico fa già intuire che l’aria tira verso la stessa destra di allora. E questo è solo uno dei tanti esempi che fanno intuire che difficilmente questo così eterogeneo gruppo rimarrà slegato da logiche di orientamento. 

In un’ipotetica corsa in solitaria, hanno i numeri per governare?

Per legge elettorale, in provincia vince chi arriva primo. Non ci sono i ballottaggi. O ci si apparenta prima o si rimane fuori dall’esecutivo, dalla maggioranza 

Dunque, i conti sono bell’e fatti. L’attuale destra che governa il trentino assorbe circa il 40%, la Sinistra il 20, il Patt tra il 10 e il 15%. Tra M5stelle e altri schieramenti unipersonali infine c’è un ulteriore 10% impegnato. Di incollocabile, rimane solo uno striminzito 15%. Ammesso e non concesso di riuscire a raccoglierlo tutto, onestamente sembra un pò poco, per pensare di governarci la Provincia.

E chi pensa che le cose vadano diversamente è perché non ha questa percezione della realtà. Proprio come Daldoss e i suoi fedelissimi, che nell’estate del ‘18, in più di un’occasione, avevano esternato la convinzione di riuscire a collettare l’interesse di un terzo dell’elettorato provinciale.

Come pure lo stesso Carli che alle comunali di Trento, ha dimostrato che il Centro, da solo, per quanto moderato e capace, è morto.

E cosa potrebbe accadere, allora?

Tre le opzioni possibili, dunque, cari ex colleghi.

Correndo da soli, per un consolidato di numeri che derivano dall’osservazione storica dell’andamento dei risultati elettorali provinciali del passato, vi troverete a lavorare per garantire un posto in consiglio in minoranza. Lo ricoprirà il fortunato sindaco dimissionario che vi farà da candidato presidente. 

Come alternativa, vi potrete agganciare ad una coalizione, digerendo e spiegando ai vostri elettori che un’ideologia alla fine ce l’avevate, eccome! 

Infine, come terza soluzione, come è sempre accaduto in questi 20 anni, potreste finire per dividervi, sparpagliando i candidati nelle varie liste già presenti, qualcuna già un pò civica, ma comunque schierata. 

Ve lo racconto per esperienza. Ero anch’io uno di voi e le le cose le ho sempre viste finire così. O nel frattempo è cambiata la legge elettorale trentina e non me ne sono accorto?