L’autostrada che porta in Veneto.

Da Michele Dallapiccola

La cronaca politica locale ricalca la drammatica deriva del Trentino verso il Veneto. No, non preoccupatevi. Nulla che riguardi la tettonica a placche o qualcosa di geologico. Una metafora piuttosto. 

Un po’ di cronistoria 

Fin dal primo dopoguerra l’accordo Degasperi-Gruber legò Trentino ed Alto Adige con un filo a doppia mandata. Oggi, quella proficua collaborazione sancita da un lunghissimo percorso istituzionale insieme, potrebbe prendere una nuova piega. La Regione testimone e cornice di un comun destino ha da sempre alimento l’orientamento a trovare accordi tra le nostre due Province. Mai ha permesso loro di divagare fuori dai propri confini. Men che meno e a minor ragione, di guardare a sud. 

Tant’è stato. 

Oggi invece, la facilità di rapporti del nuovo presidente Trentino con il Veneto, agevolata dalla sua storia personale e politica, ha aperto una crepa nei rapporti con Bolzano. Potenzialmente, si tratta di una frattura definitiva, provocata dalla partita della A22. Parliamo di un argomento tanto noto alla cronaca locale quanto diffuso negli hashtag sui social. Ma cosa tratta? 

I molti tra voi che già conoscono la questione, perdoneranno l’eccesso di sintesi utilizzato nelle prossime righe. Si tratta di un difetto che va tollerato nel segno del provare a divulgare, nel più largo grado possibile, le azioni che hanno fin qui caratterizzato questa partita.

La “questione A22”

Autostrada del Brennero Spa è una società mista pubblico-privata che si occupa della gestione dell’Autostrada A22. Proprieta per circa l’85% principalmente nelle Provincie di Trento, Bolzano e di alcuni Comuni e Provincie della Lombardia e del Veneto. Il restante 14% circa delle quote, per un valore di circa 160 milioni€ appartiene a soci privati. La gestione della tratta autostradale è affidata con una concessione scaduta nel lontano 2014.

Fino ad ora si è chiesto ed ottenuto di proseguire in deroga alla scadenza attraverso una serie di proroghe che ora sembrano arrivate al capolinea.

Per accordare un rinnovo di concessione per ulteriori 30 anni, l’accordo tra il Ministero e la Comunità Europea richiede che i soci privati vengano liquidati. 

Di qui il principale scoglio poiché secondo la Corte dei Conti, l’ammontare massimo ammissibile per questa operazione finanziaria ammonta a soli 70 milioni€. Evidentemente impraticabile a norme “sic stantibus”. 

Bolzano cercherebbe di uscire da questo empasse con una strategia normativa ad hoc, come ha già tentato di fare attraverso i propri parlamentari. E’ in atto il tentativo di intervenire sull’impianto normativo nazionale. Trento spinge invece su una semplice proroga decennale. Contestualmente dimostra di tollerare che si caldeggino una serie di opere migliorative sulla tratta. La più importante vale circa 4,1 miliardi€ e corrisponde alla realizzazione della terza corsia tra Verona e Modena.

CLAMOROSO!

  • Si accetta di ottemperare alle giuste, comprensibili esigenze degli investitori veneti ma che stanno in Veneto.
  • Si ipotizza di assegnare 5 milioni di euro dei trentini a Veneto Sviluppo, trovandosi mediaticamente obbligati a fare retromarcia.
  • Si gioca la partita col Ministro delle Regioni Boccia, per trattenerne parte delle concordate devoluzioni erariale qui in provincia ottenendo meno di Bolzano.
  • Nella partita grandi carnivori, ad un Ministro, pessimo nemico dell’Autonomia contrapponiamo i dispetti istituzionali. Hanno boicottato il dialogo, con persona sbagliata.

In pratica, stiamo per consumare una tra le fratture più importanti che dal dopoguerra abbiamo diviso Trento da Bolzano. Ci stiamo scontrando contro il muro dell’assenza di dialogo. 

Vi consigliamo di allacciare le cinture.