CRESCE LA PAURA. CHE FARE?

Da Michele Dallapiccola

Tutti disperati. Come e più dei ristoratori nella loro pacifica manifestazione di questa settimana. C’è chi alimenta l’odio verso chi governa e che impedirebbe di lavorare. Fortunatamente, la percezione che la colpa sia preminentemente del virus prevale ancora.

Non sono io a dirlo ma i sondaggi. Eh si, perchè se affidarsi alla sondocrazia – governare in funzione dei sondaggi – può avere delle controindicazioni, di certo aiuta a capire lo stato d’animo delle persone. Ne sa qualcosa Conte che pure, ha qualche problema di appeal e di gradimento. Anche da parte mia. Ma ci pensate? Ha sostenuto e poi scaricato Salvini con la stessa nonchalance. 

Eppure…

Invece, nutro fiducia verso chi opera nei retroscena del Governo: apparato, ISS e Commissari straordinari in primis. E con me, un’ampia fascia di popolazione. Ha paura e obbedisce. 


Ormai lo abbiamo capito. Tra alti e bassi ci vorranno ancora almeno 6 mesi, minimo, e la ripresa si snoderà lenta, durante un ulteriore anno. 

Come uscirne?

Lo ripetiamo da mesi.

Alle persone, va il compito di ubbidire ai medici, che agiscono attraverso le indicazioni che offrono ai propri Governi. Lo fanno i più evoluti del mondo. Pensate a Francia e Germania in queste ore.

Che gli Stati avvertano la responsabilità di una gestione misurata di ciò che l’Europa mette loro a disposizione: attraverso il Recovery fund innanzitutto.

I danni economici saranno spaventosi e non ci sono altre strade. La crisi abbraccia tutti i settori. Per agricoltura ed industria, l’onda dei problemi economici arriverà a colpire in maniera più lunga. A soffrirne in particolare, saranno commercio, turismo e cultura: settori strategici a livello trentino.

A livello provinciale va pensato qualcosa di straordinario.

Un razionale reimpiego della finanza provinciale, da attivarsi laddove possibile. Non tutti i capitoli del bilancio provinciale sono infatti interscambiabili. Non sono collegati da un immaginario sistema di vasi comunicanti. E’ altrettanto vero che riprogrammando attentamente il programma elettorale di governo, qualche spazio ancora si trova. Avevano parlato di un’opera pubblica da 50 milioni ogni anno. I leghisti trentini.

Riprogrammare! Non c’è altra strada. Si dovrà capire ciò che è importante e ciò che è urgente. Si dovranno distinguere le opere irrinunciabili da quelle derogabili o procrastinabili. La disponibilità finanziaria andrà compatibilizzata con le esigenze contingibili ed urgenti determinate dalla crisi.

L’opzione, “me lo chiedono i cittadini“, non è più praticabile.

La competenza e la credibilità si giocano sulla capacità di mettere in pratica le proposte e la visione. Anche a costo di scelte impopolari.

E quanto costi alla collettività seguire il consenso spiccio di gruppi di utenti, lo abbiamo provato sulla nostra pelle in questi due anni, anzi peggio, in questo 2020.