SCI & TAMPONI: STRANO BINOMIO

Da Michele Dallapiccola

Ogni scelta politico-amministrativa, fin dal suo insinuarsi nella mente della persona che ha la responsabilità di produrla, attinge al suo bagaglio di conoscenze e di relazioni. 

Occupa il dibattito pubblico di queste ore l’argomento relativo all’eventuale apertura degli impianti sciistici. 

Per non sottrarmi al dovere al quale sono chiamato, sento il bisogno di formulare un pensiero in merito anch’io. Sono partito pensando alle persone che lavorano nel settore e ho proseguito ricordandomi di chi vive dell’indotto. Mi sono messo nei panni dei commercianti, anche delle città. Mi sono concentrato sopra tutto e sopra tutti su chi lavora in sanità e peggio ancora chi ha perso degli affetti. 

Infine, con grande tristezza, ho assistito ad una conferenza stampa.

Diceva più o meno così: “Ghe l’avem fata”, “avem tirà ‘na riga”. Dietro alla schiena teneva appeso persino un crocefisso!

Gongolava, nel video dell’altra sera ripetendo il numero “quattromilaerotti” alcune volte. Era quello dei tamponi, mentre 12 persone – ripeto io – dodici persone stavano contattando il parroco del proprio paese per organizzare il funerale di un proprio caro!

Chi lavora, chi soffre, chi vive bene, chi meno bene: tutti abbiamo bisogno di poter affrontare la quotidianità con realismo e con serietà.

Non sotterfugi. Nessuno ha chiesto di gestire i dati della sanità per poi gioire su Facebook di aver imbrogliato il governo. Piuttosto, abbiamo guardato con ammirazione chi si è preso la responsabilità di effettuare un’azione innovativa.

L’Alto Adige ha testato tutta la popolazione! Non fermerà il virus, certo. Ma quanto a trasparenza serietà e completezza di azioni messe in campo ha dato prova di un’autorevolezza ineguagliabile.

Nel solco della conoscenza. 

Quello stesso solco dove è errato da parte di chiunque esortare ad aprire o a chiudere gli impianti. Specie se non si possiedono i dati, come nel mio caso e di molti altri, non è possibile ricondurre questo indirizzo ad un’opinione. E’ pure peggio, come è occorso a questo esecutivo, lanciare intenti in anticipazione a mezzo stampa. A scopo propagandistico-elettorale?

Non sconfiggeremo certo il Covid chiudendo gli impianti. Ma pure aprire, dal punto di vista sanitario, è pericoloso. Non ci piove. Avremmo nuove occasioni di contagio che diversamente non ci sarebbero. E compensare il danno economico con una parziale apertura è fin troppo semplicistico da affermare. Ma è quasi inevitabile per far sì che l’economia scorra ed aiuti se stessa. Pensare che il settore basi la sua salvezza economica integralmente su ristori pubblici è impraticabile. Avrebbe una portata economica insostenibile di nostri bilanci provinciali. 

Che fare dunque?

Qualunque sia la decisione è fondamentale che il Trentino non si isoli. Ci rendiamo conto quanto male abbia fatto il distacco politico dall’Alto Adige anche di questi mesi? Quanta forza avrebbero avuto i due esecutivi uniti nel dialogare con l’intero arco alpino? E con questo poi con Roma. E alla fine così è stato, ma ci siamo stati trascinanti e non protagonisti.

Finalmente la Conferenza Stato-Regioni sta affrontando il problema in ottica sovra territoriale. Sarà un lungo braccio di ferro con le strutture tecniche del Governo, come è giusto che sia. Senza vane promesse, spot od opinioni non richieste.