STADIO OLIMPICO DEL GHIACCIO: NESSUN DUBBIO CHE SIA UN’OPERA STRATEGICA.

Da Michele Dallapiccola

L’aspirazione di veder realizzata sul proprio territorio, una struttura così importante, è pienamente condivisibile.

E’ legittimo riconoscerla proprio all’Altipiano di Pinè perchè tradizionalmente, qui si mescolano al ghiaccio, sport, volontariato, passione, impegno. 

E interessi personali. 

Non è certo un mistero che ci siano persone che da quell’ambito ricavino importanti incarichi istituzionali correlati da lauti stipendi. Del resto, sono i più convinti sponsor dell’interessantissima opera. E non sono soli. Sul sì all’impianto, sulla sua strenua difesa, interi movimenti politici hanno collettato sostegno anche da parte di persone incolpevoli perché disinteressate.

NB: è utile precisare che le ipotesi progettuali sono due, una sotto i 20 milioni€ (senza copertura) ed una di quasi 50 milioni€ (con copertura). Di quale stiamo parlando? Con quali costi di gestione? Fino ad ora, non è stata diffusa nessuna cifra, nessuna comparazione tra le due opzioni.

Insomma, siamo ridotti a tifare per il sì o il no allo stadio senza mai entrare nel come e nel perché. Partendo a mio avviso, almeno da QUATTRO filoni di pensiero e di approccio.

1: pensiero per la Comunità locale. 

Pinè porta i segni pesanti di una politica turistica del passato che si è rivelata sbagliata. Seconde case, poche imprese, interventi di riqualificazione partiti solo negli ultimi anni, dei cui effetti appena si intravedono gli albori. Anche grazie agli investimenti ambientali fatti negli ultimi anni si è ricominciato dar nuova fiducia al settore. E ora è giustissimo che aneli ad avere un’ancora di salvezza, un totem al quale rivolgersi.

Ma intanto Pinè ha il diritto ed il dovere di chiedere ANCHE altro, MOLTO altro.

2: approccio tribale. 

Il totem appunto. Fazioni politiche basate su persone ad ideologia politica a dir poco inamovibile, hanno afflitto i pensieri di molti cittadini pinetani. Con questa logica si strumentalizzano parole e si perseguono i gruppi di potere. Quelli che hanno in mano il portafoglio insomma.

3: approccio con strumentalizzazione politica. 

Come è capitato ad una parte di UPT a riferimento locale. Partito tradizionalmente alleato con la sinistra, pur di provare a salvare il proprio agonico consenso, non ha disdegnato di cambiare sponda gettandosi nelle braccia dei seguaci di salvini. Tradendo i propri ex alleati come è stato in Provincia o barcamenandosi tra parole e negazioni come qualche suo rappresentante locale. Un Consigliere Provinciale ha persino travisato la risposta. Per provare a rinforzare una sua semplicissima opinione ha utilizzato i dati di fruizione dello Stadio e non del Grande Anello del quale stiamo parlando

Per quanto mi riguarda, non ho letto una risposta sui media, dico una, che dimostri che chi ha criticato il PATT, si sia preso la briga di leggere cosa abbiamo scritto. Tutti, hanno risposto con un’interpretazione di quanto dedotto da ciò che comprendevano dal titolo. Poco importa ormai. A noi interessa il quarto filone di pensiero.

4: pensiero economico ragionato.

Prospetti di gestione, pregi e difetti delle strutture con e senza copertura, business plan, interessi privati eventualmente suscettibili! Di questo vogliamo sentir parlare.

Noi del PATT siamo qui, in questo quarto ambito. Chiediamo che non siano motivi reconditi a governare le scelte. Che la ricerca di voti di oggi, non crei ecomostri domani; che l’approccio tecnico-economico sia serio. 

Chiediamo semplicemente chiarezza di dati e di conti.

Questo è scritto nel nostro ordine del giorno approvato dall’intero consiglio provinciale. E l’interrogazione dell’altro giorno chiede semplicemente che fine ha fatto (lo specifico per chi non l’ha letta).

Innanzitutto per le società sportive che vi operano. Per i ragazzi che vi crescono e per le imprese locali. Ma soprattutto per l’intera Comunità, affinché non si faccia trascinare nelle scelte dal tifo tribale. A lasciarsi gli spazi anche per altre forme di sviluppo economico. Con o senza stadio.

Intanto: che la Provincia garantisca alla comunità tutto quello che sta aspettando e del quale ha bisogno! Poi se si deciderà tutti insieme, che Pinè è miglior luogo dove fare lo Stadio, sarà giusto farlo lì. Con spese attuali e future a carico dell’intera Provincia o meglio ancora, a carico dello Stato. Se di Opera olimpionica si tratta, a uso nazionale, non dovrebbe corrispondere finanziamento nazionale? Parliamo di una comunità che ha sì il diritto di avere lo stadio, ma anche di aspirare a sviluppi futuri alternativi.

Sarebbe un peccato che ogni speranza finisse congelata nel “freezer”. Grande. Ovale.