POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA 21-28: GUAI IN VISTA PER IL TRENTINO?

Da Michele Dallapiccola

Sempre più vicina la partenza della nuova PAC 21-28. Con l’amministrazione provinciale che si sta avvicinando al proprio “giro di boa”. Poche le novità anche in campo agricolo, fatto, spesso giustificato dal mantra: “chi ha amministrato prima di noi ha già speso tutto”.

La smentita arriva direttamente dalla Provincia stessa. Nella relazione annuale di APAG sul sito della PAT è riportato testualmente:

“… informazioni chiave sull’attuazione del programma di sviluppo rurale della Provincia autonoma di Trento al 31.12.2018. Nello specifico,(omissis..) il 2018 è stato un anno particolarmente attivo: sono stati aperti i Bandi di tutte le misure e la spesa pubblica impegnata è arrivata a 170.183.784,37 (73.144.990,52 Euro FEASR), pari al 57% del programmato. Il valore degli impegni è importante perché, (omissis..) la Commissione Europea procede al disimpegno della parte di impegno di bilancio per la quale non siano state presentate dichiarazioni di spesa…”

La stessa relazione, ripresa nell’anno successivo ricolloca questo impegno al 77%. Entro il 31/12/2020 si sono verificate poi delle importanti scadenze nazionali di rilievo comunitario. Ne danno notizia tutti i più importanti media di settore. Se ne occupa anche l’autorevole TERRA&VITA. Qui il link 

In linea con quanto comunicato direttamente dalla PAT, senza infamia e senza lode anche Trento, colloca nel medio la propria virtù. Peccato si trovi ancora molto lontana dall’eccellenza della Provincia di Bolzano, che in possesso degli stessi strumenti amministrativi ci stacca di un 20%.

L’atteggiamento provinciale spesso allineato al ribasso al resto d’Italia, non sorprende affatto.

E’ la stessa direzione politica che ha consegnato al proprio Bilancio previsione 2021 un avanzo di amministrazione di 233 milioni €. Più che doppio rispetto all’anno precedente e relativo all’esercizio 2020: il più angosciante che la storia politica del trentino ricordi dal dopoguerra.

Le previsioni non fanno sperare nulla di buono.

I cd. TITOLI, ma anche gli importantissimi capitoli dell’OCM per l’ortofrutta e il vino. La suddivisione delle quote, nel suo complesso a livello europeo impone all’Italia di segnare il passo. Ne traggono invece vantaggio paesi considerati più performanti nel rapporto esigenze finanziaria/capacità di sviluppo.

Non fanno ben sperare nemmeno le novità che (non) filtrano dal livello nazionale. Per questo motivo abbiamo sentito il bisogno di stimolare il dibattito pubblico attraverso un’interrogazione

RIPARTO REGIONALE DEI FONDI AGRICOLI COMUNITARI 

Da informazioni in possesso degli scriventi risulta che entro l’anno appena trascorso la Commissione Nazionale Politiche Agricole si sarebbe dovuta esprimere riguardo al riparto regionale dei fondi assegnati all’Italia da parte della nuova Politica Agricola Comunitaria.

La preoccupazione di far pervenire alla Ministra una proposta adeguata, accompagnata da un pressing politico importante, poteva partire solo dalle Regioni e Province autonome del nord, perché da sempre sfavorite dal metodo storico di riparto.

Nemmeno la Provincia Autonoma di Trento pare si sia fatta parte attiva dentro a questa autorevole Commissione come invece è avvenuto in passato. Durante la scorsa legislatura ottenne per un biennio strategico, quello dove si discusse il riparto, il ruolo di Vice presidenza della suddetta Assemblea. Certo, il potere contrattuale del Trentino è particolarmente frenato dalla condizione di esiguità della PLV agricola provinciale rispetto a quella nazionale. Proprio per questo motivo, nella scorsa Programmazione Agricola Comunitaria, oltre a rivestire ruoli attivi, la Provincia aveva promosso una sorta di “lobby” delle amministrazioni del nord. In particolare con Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia. Questa alleanza politica estemporanea ha avuto l’effetto di scalfire almeno in parte, il criterio di riparto storico. Da più di vent’anni, quasi la metà del PSR viene attribuito alle cinque regioni più a sud della nazione.

Ebbene, l’accordo ottenuto è stato piuttosto vantaggioso. Rispetto alla precedente PAC che aveva una dotazione finanziaria dei due pilastri di circa 350 milioni di Euro, la Programmazione 2014-2020 ha messo a disposizione degli agricoltori trentini circa 100 milioni  di Euro in più.

Tutto ciò premesso il consiglio interroga la giunta provinciale per sapere 

quando e se si potranno avere notizie circa i criteri di riparto dei Fondi del PSR e dei regolamenti di funzionamento del nuovo sistema di pagamento dei “titoli” e dunque della nuova “domanda unica” nel suo complessivo.

Firmato Dallapiccola, Demagri, Rossi

Il periodo è difficile per chiunque. Governare con tutti questi limiti comprensibilmente dev’essere molto frustrante.

Il 2021, per l’agricoltura Trentina, non si apre però sotto i migliori auspici.