FITOFARMACO-FOBIA. CI SONO ALTERNATIVE?

Da Michele Dallapiccola

Chiariamo subito una cosa: a mio modesto avviso, in questo momento, la sostituzione integrale dell’utilizzo della chimica in agricoltura non è possibile, né nel convenzionale né tantomeno nel bio. Anzi, lì spesso, si deve supplire alla qualità agendo sulla quantità. Come accade nell’utilizzo del rame. Tuttavia, rimarrà dovere fondamentale dell’uomo ridurre la chimica fitosanitaria. 

L’EQUILIBRIO DELLA NATURA.

Gli organismi viventi, tendono sempre all’equilibrio fra loro perché lottano in un ambito naturale. E la natura, lasciata a se stessa, cerca sempre un proprio equilibrio. La chimica e la mano dell’uomo invece no: eliminano le avversità con percentuali di efficacia altissime. In un ambiente tutt’altro che naturale come un frutteto, per esempio, che è tutto tranne che naturale.

Ecco perché i parassiti si moltiplicano esponenzialmente nei campi coltivati e per controllarli bisogna usare spesso le maniere forti. Oppure vincono loro. Per questo il futuro sarà caratterizzato da impieghi di molecole sempre più selettive, integrate possibilmente da genetiche resistenti. 

UN AIUTO DALLA GENETICA.

La genetica, per esempio, è un fronte in discussione. Penso ci potrà aiutare molto a resistere a patogeni e parassiti. Anche se non dobbiamo illuderci.

Anche le resistenze individuate e già ampiamente diffuse in agricoltura, infatti, prima o poi andranno naturalmente a cadere. Ci sarà sempre un insetto o un fungo patogeno che muterà divenendo insensibile ai meccanismi di resistenza messi a punto dai genetisti. È solo questione di tempo. In tal caso la lotta ricomincerà da capo, in un eterno inseguimento fra ricerca che difende e natura che contrattacca.

Ad esempio, se una pianta di vite diviene resistente alla peronospora e all’oidio e si smette di trattare con gli agrofarmaci specifici, prima o poi finirà per essere afflitta, magari, da escoriosi o marciume nero. Due patologie che in assenza di trattamento potranno fiorire sulle viti ancorché resistente. E perchè? Perché sarà difficilissimo arrivare a costruire piante resistenti a tutto. 

ALTERNATIVE AI DISERBANTI?

Stesso discorso vale per le malerbe. Prendiamo queste ad esempio. I diserbi meccanici non sono la panacea alternativa eco-sostenibile: richiedono fiumi di gasolio e quindi producono alte emissioni di gas serra. Un chilo di gasolio ne produce tre di anidride carbonica e per diserbare un vigneto con le macchine invece che con un erbicida ci può volere anche il triplo del carburante. E non mi pare sia un buon affare immettere chili di gas serra in atmosfera pur di non trovare qualche nanogrammo di pesticidi.

Non so neanche se l‘eccessiva lavorazione del terreno gli faccia poi tanto bene: si forzano i processi ossidativi della sostanza organica presente nel suolo – e via con altra anidride carbonica in aria – come pure si espone maggiormente il terreno stesso ai fenomeni erosivi. Né godono particolarmente gli organismi che in quei primi centimetri ci vivono.

Sapete ad esempio che nel diserbo esistono apparecchiature dotate di fotocellule che riconoscono le malerbe e concentrano lo spruzzo di prodotto solo sulla pianta individuata anziché ovunque. Interessantissimo da noi il mix sapiente  di sensori on-line che indicano il momento ed il modo giusto per trattare e ricavarne il miglior effetto di costo beneficio.

Infine un fatto fondamentale ed insuperabile. Le nostre latitudini non beneficiano infatti di quella favorevolissima condizione delle zone a sud del mondo. L’effetto sterilizzante dei raggi uva del sole è un grandissimo aiuto naturale contro tantissimi fitoparassiti. Che noi non abbiamo.

Ecco perchè, col clima che abbiamo in Trentino corriamo invece il rischio che nuove soluzioni indicate dal bio siamo meno efficaci. 

LOTTA BIOLOGICA, TUTTO FACILE?

Mi lasciano perplesso e abbastanza scettico anche i nuovi orientamenti verso i microrganismi e gli insetti utili usati al posto della chimica.

Infatti, ora, anche le principali multinazionali si stanno tutte orientando verso questa frontiera. Il business economico pare davvero importante e le grandi compagnie seguono sempre il mercato nuovo. Specie se questo promette meglio del vecchio. Ancora di più se ti aiuta a raccogliere consenso mediatico politico magari finalizzato ad evitare la guerra da parte dei movimenti ecologisti. Peccato che poi, gli antagonisti naturali dei parassiti e dei patogeni abbiano dei limiti anche in termini di efficacia, dato che non eliminano a fondo le avversità bensì le ostacolano e basta.

Magari anche benino, ma basti pensare a degli esempi. Il Cinipide del castagno. Per contrastarlo in Italia si sono lanciati milioni di vespette predatrici delle sue larve. Va bene così anche se i risultati sono stati tutt’altro che risolutivi: il Cinipide è ancora lì e di danni continua a farne tanti.

E scusate l’anatema, ma temo che per le medesime ragioni anche la famosa vespa samurai lanciata contro la Cimice asiatica produrrà solo risultati parziali. 

GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI.

L’utilizzo di OGM, altro non è che un ulteriore passo verso questa frontiera. Lasciatemi aprire una piccola parentesi sulla paura verso questi organismi. Ci avete fatto caso quante contraddizioni?

Per avere una pianta resistente, uno dei principali presidi del metodo biologico, se ne deve modificare forzatamente il codice genetico. Se n’è accorto qualcuno? Tant’è.

UNA STRADA PER USCIRNE.

Insistere vale la pena, indipendentemente dal metodo per arrivare a creare un clima di fiducia verso l’agricoltura. Spiegare che esiste un valore intrinseco nell’agroalimentare locale, un controllo di filiera più breve, più diretto dunque più salubre.

Ogni chilo di raccolto in più qui in Italia diventa un chilo in meno importato dall’estero. Ogni frutto, verdura o litro di latte prodotto in Trentino lo sarà grazie alla nostra severa capacità istituzionale ed etica di controllo produttivo e sociale. E produrrà ricadute dirette locali.

UN COMPITO PER CIASCUNO DI NOI.

A noi tutti rimane il compito di cercare di capire, di discendere e di informarsi. Oltre ai prodotti bio, andrebbero dunque preferiti quelli della cui salubrità garantiscono le nuove tecnologie degne dell’Agricoltura 4.0.

La scienza in generale, la ricerca, l’elettronica e la meccanica possono giocare un ruolo importante nel ridurre o eliminare i “pesticidi” a parità di efficacia. 

Si persegua dunque, in maniera ancora certo perfettibile, quello che a mio avviso rimane ancora il miglior sistema disponibile: quello lotta integrata, applicato in maniera spinta!

In pratica di ogni metodo disponibile, si utilizza lo strumento chimico, fisico o biologico che dia i migliori risultati con il minor utilizzo di presidio antiparassitario.

Addio prodotti nostrani se ci fissiamo su un metodo. Se elaboriamo invece un mix di chimica, fisica, e metodi nuovi, il tutto condito con la nostra serietà di utilizzo potremo vincere questa battaglia. 

Nessuna di queste armi basta da sola. Solo la loro oculata integrazione può garantire il successo contro l’esercito di malerbe, parassiti e patogeni che assediano minacciosi anche i sani prodotti nostrani preferiti dai Trentini. Che con l’approccio ideologico, campi, non ne hanno mai coltivati.