AUTONOMISTI FUORI E DENTRO AL PATT.

Da Michele Dallapiccola

Corsi e ricorsi storici figli dell’ego anziché della comunità?

Io, la politica, la vedo come un impegno, un servizio a favore della collettività. Nell’interesse del bene comune. E ho provato a divulgare e a promuovere la cultura del noi, anziché dell’io.

Per questo, probabilmente, ho scritto di questi contenuti anche nell’aprile del 2017. Rivestivo la carica di Assessore e mi ricordo di un periodo difficile dove la sfiducia degli italiani stava preparandosi a tuffarsi tra le spire letali di Salvini. E con loro il Trentino tutto. 

A distanza di quattro anni, rileggendo il pezzo che scrissi allora e nonostante siano successe tante cose, alcune davvero inimmaginabili, vi ho ritrovato tratti di incredibile attualità. In corsivo, riporto la parte più riconducibile anche ai giorni nostri.

Ebbene, se c’è una cosa che non sopporto è che nel nostro lavoro, l’individualismo e il narcisismo serpeggiano, spesso mal celati, dietro a nuove e pur lodevoli iniziative di impegno civico.

Intanto i veri attori di forme quali il volontariato o l’associazionismo, tanto per citare un paio di esempi che costituiscono l’orgoglio del nostro Trentino, vivono il loro impegno per la Comunità fuori dal circuito politico tradizionale. Insomma, per una diffidenza generale, la politica continua ad essere poco credibile e risulta, diciamolo pure, per nulla o poco attrattiva.

Il tema è tutt’altro che secondario specie se andiamo a controllare da vicino il cattivo stato di salute dei diversi partiti, anche limitandoci alla piazza locale. Notiamo che accanto a questa politica respingente, prevale il modello dell’uomo solo al comando…si evidenzia una marcata frammentazione governata da singole persone populisticamente impegnate a disprezzare gli avversari anziché costruire proposte di governo…

Anche il PATT ha subito le sue vicissitudini in parte legate al suo lungo percorso. Dal luglio 1948 ad oggi infatti, in quasi settant’anni di storia, le due Stelle Alpine hanno subito parecchi smottamenti che in parte tutti ricordano.

Partiamo dal P.P.T.T. che nel 25 luglio 1948 nacque con Pruner e Chiocchetti quale costola dell’A.S.A.R., antesignano di quello che fu poi il P.A.T.T. con l’unificazione del 1988 di Riva del Garda…Ebbene, nella fase storica precedente al gennaio 1988, quella dell’Autonomismo più radicale, le spinte centrifughe interne al Movimento produssero ciclicamente lacerazioni importanti.

Quanto di questo patrimonio andatosene in tempi diversi dalla casa madre sia riuscito ad affermare un proprio significativo percorso, duraturo nel tempo, è sotto gli occhi di tutti. Ecco perché SENZA VOLER AFFERMARE LA LOGICA DEL MONOPOLIO AUTONOMISTA DEL PATT, (il copyright per un principio etico quale è l’Autonomia non esiste!) evidenzio come la frammentazione del movimento… non ha storicamente portato ad altro se non a una sorta di compattamento interno. Le emorragie più dolorose proprio in termini di costi elettorali ed ideali, furono degli anni ’90: gli anni dell’ingresso a tutto tondo degli Autonomisti nell’area di governo, gli anni dell’impegno in prima persona nella gestione del governo provinciale…

La scossa elettorale del 1993, con il conseguente primo governo dell’autonomia Carlo Andreotti segnò la linea di demarcazione tra la marginalizzazione che fino al lora agli Autonomisti era stata riservata.

La realtà politica trentina non poteva più prescindere dalla presenza di un Movimento autonomista popolare. Grandi autonomisti come il cav. Sergio Casagranda, popolari esponenti quali Domenico Fedel, e successivamente esponenti della macchina burocratica provinciale quali Dario Pallaoro, parteciparono al tavolo di governo con sigle diverse: F.A.R., Autonomia Integrale, Genziane. Portarono un loro proprio contributo al governo con effetti positivi innegabili ma con un percorso politico a tempo determinato.

Altre esperienze di una famiglia autonomista variegata come quella del PPTT di Sergio Festi o successivamente delle liste di Carlo Andreotti o di altri presuli-autonomisti furono portatrici di dinamiche non certo positive e anche in questo caso senza futuro.

Fu la stagione propedeutica alla stabilizzazione del Patt alla guida del Trentino, attraverso picchi di popolarità ma anche mal di pancia e contrasti accesi che tuttavia lo hanno portato a questi anni, quelli dell’impegno diretto nel governo della nostra Terra.

In questi anni, abbiamo reso speciale il nostro Partito rivisitandolo secondo un più moderno approccio. Sono stati gli anni dove abbiamo potuto maggiormente incidere sul governo provinciale, pur mantenendo una leale coerenza di coalizione. 

Il Partito autonomista del terzo millennio.

Oggi, noi Autonomisti, cerchiamo di continuare ad interpretare quell’originale spirito applicato ai tempi moderni evolvendo ed adattandoci alle nuove pieghe della società. Altre liste autonomiste sorgeranno (oltre a quelle che già esistono). In molti si proclameranno autonomisti. Lo dice di sé stesso addirittura Fugatti (!).

Per il PATT non può che essere considerato un successo politico intellettuale. Che sia davvero arrivato il tempo dove la cultura ed il valore dell’autonomia si stanno diffondendo in maniera trasversale ed unanime verso i Trentini?  

Ma di PATT, di Partito Autonomista, originale, ce n’è uno solo. Sopravvissuto a tante difficoltà, è ancora un movimento attuale nonostante i suoi 72 anni. Pronto ad affrontare le sfida delle prossime Elezioni Provinciali. Sotto la guida dei suoi unici padroni, i suoi sostenitori ed i suoi organi di partito. 

Con buona pace degli autonomisti satellite. Nuovi “privatisti” del Consiglio Provinciale, gruppi “Cover” di chi da sempre interpreta l’autonomia cercando di rimanere leale al proprio movimento politico.