TURISMO: l’insicurezza di oggi, opportunità di domani?

Da Michele Dallapiccola

Durante i primi anni duemila il mercato del turismo globale venne caratterizzato da tratti assai drammatici. Il terrorismo internazionale aveva determinato una situazione tanto tragica e cupa dal punto di vista umanitario quanto travolgente dal punto di vista economico.

I grandi flussi turistici diretti soprattutto verso il Mediterraneo meridionale si rivolsero verso nuovi mercati e per trascorrere il proprio tempo libero cercarono nuovi lidi. In sicurezza. Fu subito evidente che sarebbe stato necessario catturare l’attenzione della nuova piega che aveva preso il mercato, fidelizzando questi nuovi ospiti.

Anche a livello locale si avvertì la necessità di intercettarli. Lo fece il sistema privato e si adeguò anche la promozione che in Trentino, grazie all’Autonomia è fortemente a carico del sistema pubblico. La seconda decade del nuovo secolo fu accompagnata da una vera e propria rivoluzione digitale, in tutti i settori ed in particolare dentro alla Trentino Marketing. I contatti moltiplicano i propri numeri dall’ordine delle centinaia di migliaia raggiunti fino a quel momento dall’off-line ai milioni di persone raggiunti dal digitale. La montagna si rivesti di nuove opportunità di svago anche, e soprattutto, fuori dall’inverno.

La storia che si ripete?

Questo piccolo richiamo alla recente storia, ricorda una condizione di contesto che potrebbe ripetersi. Il parallelo di oggi, è da individuare nello stato di insicurezza generale percepita dai mercati. Non più geografica localizzata ma piuttosto diffusa perché afflitta dallo stato di PANDEMIA.

A questo punto la domanda è immediatamente percepibile. Da che cosa verranno influenzati i flussi del turismo post Covid? E soprattutto come? Vediamo di provare a ragionare insieme e con ordine sulle potenziali risposte.

Punti di forza

Il Trentino può contare su una sua robustissima capacità di comunicazione. Intense, sono le relazioni coi player di settore nazionali ed internazionali. L’offerta turistica locale è estremamente variegata. Il brand TRENTINO è un marchio forte, associato alla percezione, soprattutto nazionale di una terra caratterizzata da un’ottima qualità di vita complessiva. Su questo va dato atto alla generale serietà dei trentini. Caratteristica in questo momento utilissima a certificare che il nostro tessuto imprenditoriale ha preso per mano la politica e l’ha guidata a costruire dei protocolli sugli impianti molto credibili. Sono stati gestiti dalla riconosciuta capacità degli singoli operatori figli di una terra dove il rispetto delle regole non è casuale. 

Non tornerò a riprendere la questione trasparenza nella comunicazione dei dati. Quanto male ai mercati possa aver fatto l’atteggiamento del governo provinciale probabilmente non lo sapremo mai. Molto più proficuo, rivolgere i nostri sforzi intellettuali a ragionare su cosa potrà governare, in positivo, la futura dinamica di mercato turistico trentino.

Dove vogliamo arrivare?

E evidente che la spinta a promuovere per una vacanza sicura sarà decisiva. Grazie a protocolli per l’inverno di oggi e ad un ambiente aperto per le altre stagioni avremo la possibilità di offrire una vastissima alternativa ai tanto preoccupanti assembramenti. Prova ne è stato l’enorme gradimento che le strutture ricettive private hanno ricevuto fin dalla scorsa estate.

Privacy, gestione personalizzata dell’offerta, vita all’aperto possono rappresentare i nuovi “trends” del turismo post 2020. Ci penserà il mercato ad allargare l’offerta. Sia su neve che su terra; natura, arte e cibo possono offrire situazioni dove sia possibile divertirsi rilassarsi e vivere l’esperienza di una vacanza sapida di valori, in piena sicurezza lontana dai rischi di contagio. 

Si tratta di intercettare questi bisogni come solo gli imprenditori ed i professionisti del settore sanno fare. Agevolati dalla politica, magari, con una nuova funzione di coordinamento ed accompagnamento, in aggiunta a quella storica di promozione. Chi non scia, va coccolato. Chi ha paura nel bosco va preso per mano, accompagnato da nuove professioni. Le idee sul tavolo non mancano di certo.

E non sarebbe difficile e nemmeno troppo dispendioso, non fosse l’amministrazione provinciale ancora troppo concentrata a spiegare che gli impianti sciistici non aprono a causa del governo romano.