Che la gestione dei Grandi Carnivori in Trentino sia più difficile che altrove è un fatto risaputo. L’orso qui, rispetto all’Abruzzo dove è in numero costante da decenni, continua ad aumentare. I lupi manifestano una progressione geometrica, e ora sono stati avvistati anche il cane procione e una coppia feconda di sciacallo dorato.
Alla responsabilità di gestirli non si sfugge. Chi amministra finisce per doverlo fare. Con cognizione di causa e dovuta autocritica giudico il percorso della precedente legislatura pieno di acciacchi, di difficoltà ma anche di traguardi raggiunti a suon di qualche errore. Nessuno potrà negare però anche tantissimo impegno. Abbiamo lasciato un grande solco, quello della legge 9 del 2018. Da chi governa oggi, ancora inapplicata.
Cosa abbiamo fatto finora
Avevamo avviato un piano di opere di prevenzione anche straordinarie da proseguire. A chi governa in questa prima metà legislatura, abbiamo trasferito con insistenza i suggerimenti per proseguire in tal senso. Rifiutati tutti. Mozioni, interrogazioni, ordini del giorno. Niente ha smosso nulla. Ciò che fa la Provincia oggi è meno di quanto faceva quando il problema era minore, nella scorsa legislatura. Ora i nodi vengono al pettine e l’evidenza finisce per mettere con le spalle al muro ovviamente chi amministra. I danni, quelli no. Quelli li subiscono solo gli allevatori. La rabbia degli insuccessi, invece la vivono tutti, specie la componente ambientalista che in Trentino e tra i milioni di ospiti del Trentino, i nostri turisti è prevalentemente diffusa.
Le delusioni del presente
Eppure la lega doveva essere il partito del coraggio. Il Partito che avrebbe sparato. Quello che l’orso se lo mangia come aveva fatto davvero a qualche festa campestre. L’altro giorno in consiglio ne ho sentito uno di loro raccontarmi che l’orso è protetto da leggi europee. Mi ha fatto sorridere. Ha ben detto la verità, solo che è la stessa persona che quando “viveva” politicamente dentro ai gazebo, la faceva molto più facile. E strillava, a furor di popolo invocando coraggio e carabina.
Anche in questa comunicazione, è necessaria serietà
Non si risolve così il problema in una regione piena di allevamenti, di turisti e sensibilità ambientale. Si deve ricorrere alla serietà e raccontare le cose come stanno. Se si svicola, se si cerca di addolcire la realtà come è successo con la comunicazione dei dati della pandemia, anche sull’orso, si finisce per aver qualche buco. Ci scappa qualche informazione, diciamo poco corretta che almeno dai più attenti è colta immediate. Si finisce per provare a raccontare di letargo che non esiste, portando a pensare che anche il resto del racconto, allora, contiene ricostruzioni figlie di una realtà “aumentata”?
Nella foto di copertina, una scomoda eredità. Un’orsa in gabbia. Si tratta di DJ3, nel gennaio del 2014: confidente, particolarmente dannosa. Fortunatamente per lei, e al contrario dei due maschi, almeno si adattò molto tranquillamente al recinto senza mai dare segni di psicosi. Smise di andare in letargo, come può capitare agli orsi in cattività.