Il Trentino dell’agricoltura, coltiva anche il turismo.

Da Michele Dallapiccola

Tipicità e tradizione sono le caratteristiche che più trainano il nostro cibo ed il nostro bere. Non sono soltanto un’attrattiva diretta per come si offrono a chi li voglia degustare ma permettono al nostro territorio di presentarsi coltivato ed ordinato di viti, frutteti e soprattutto di prati.

Le mele, quest’anno hanno performato molto bene. Sul vino, si è detto e fatto molto. Anche se un po’ di promozione in più farebbe sicuramente bene. Interventi attraverso il consorzio Vini, il Trentodoc ed i fondi OCM non guasterebbero. Ridicoli giudico invece, gli interventi “pindarici” come quelli proposti dalla lega in Consiglio nei giorni scorsi. Anche un esperto del settore, li stronca pesantemente nell’INTERVENTO CHE POTETE LEGGERE APRENDO QUESTO LINK.

Oggi però voglio concentrarmi sui formaggi e sul settore lattiero caseario in genere. Benché il comparto con i suoi 120 milioni di euro su un miliardo€ complessivo, rappresenti la Cenerentola del settore primario, va detto che coltiva quasi 100mila ettari di territorio. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Meno di mille aziende in tutto, conosciute per nome e per cognome coltivano il Trentino dei prati.

Insistemmo tantissimo, durante la scorsa legislatura per un’adeguata campagna promozionale e di sostegno al settore. La politica attuale, a nostro giudizio invece, è ancora ferma al palo. Troppo angosciata dall’idea di cambiamento, riesce per ora a concepire solo quello di star ferma. Gli investimenti per il settore sono scarsissimi, la nuova PAC tarda a partire e giovani e nuove strutture scalpitano in attesa di una qualsiasi notizia.

Abbiamo interrogato la giunta, incoraggiato le imprese ad attendere, insistendo con loro nel pressing politico. La situazione economica attuale col turismo fermo ed il consumi degli esercizi commerciali a terra però non tengono certo su né morale, né portafoglio.

Non basta incitare al consumo locale come si è limitata a fare insistentemente la giunta attuale. Sono necessarie politiche di sostegno alla produzione più incisive, particolarmente in questo periodo. E’ pur vero che la zootecnia è abituata al saliscendi del prezzo del latte ma il rischio grave che lo strumento di stabilizzazione del prezzo attraverso un intervento mutualistico, ideato per aiutare il settore non parta perché proiettato su presupposti poco compresi dagli allevatori.

O si corregge il tiro o si cambia strategia perché diversamente, la moria delle imprese in questione riprenderà ad accelerate come è già successo in passato.

Il Trentino dei prati verdi, sfalciato anche per gli occhi e il cuore dei nostri turisti, non può permettersi di rimanere in coda agli interessi della politica.