ARANCIONE! NON CI VOLEVA.

Da Michele Dallapiccola

Per il morale, per l’economia, per i nostri amici imprenditori del settore ricettività, commercio e ristorazione. E come in ogni tragedia che si rispetti, cominceranno le reciproche accuse, quei battibecchi che nella letteratura italiana a trovano ottima metafora nei polli di Renzo Tramaglino.

Perchè ad essere legati per le zampe, in balia degli eventi da virus e da politica, oggi sono i cittadini trentini. A QUESTO LINK tutto il quadro.

Dopodichè, va detto che chiunque, si sarebbe trovato in angosciosa difficoltà a gestire questa epidemia. E gli esempi non mancano, da nessuna parte. Dalla Merkel in Germania, a Kurz alle prese con un focolaio di variante inglese. A livello nazionale, Zaia e più similmente a noi Kompatscher. Ovunque questi bravi governatori devono operare nel mezzo della tempesta virale e delle proteste dei cittadini esasperati dalla crisi.

Sarebbe stato possibile un altro futuro?

Ma come sarebbe andata se ci fosse stato qualcun altro al posto dei nostri sconquassati amministratori leghisti locali?

Non lo sapremo mai.

Certo, annunci, ritiri di annunci, colpe attribuite, colpe scaricate, esperimenti sociali, interpretazioni tutte locali delle norme nazionali non sono mancate. E qualche danno lo hanno sicuramente prodotto.

Rimanga tra tutte l’esempio tangibile di come è stata gestita la vicenda dei grandi carnivori. Si è rimandata l’assunzione di responsabilità di prendere provvedimenti drastici. Sui lupi non si è fatto un beato nulla quando dai gazebo, un tempo la lega gridava morte e carabina (grande bufala!). E si sentivano furbi, a pensare di risolvere la questione orsi ad ammassarli in gabbia. Avrebbero pure proseguito, se non li avesse fermati la giustizia. Prendere tempo, rimandare, dare la colpa a qualcun altro. 

Il triste dubbio sui dati

E nemmeno sulla gestione dei dati e del colore attribuito alla Provincia, non sapremo mai quanto di giusto o sincero ci sia stato. Ormai è tardi. Chissà se a gestire le cose con severità il picco si sarebbe presentato ora. Chissà se ad essere più severi due mesi fa oggi avremmo beneficiato di un  miglioramento. Avremmo forse potuto tenere aperte le piste? Almeno in questo ultimo periodo di inverno.

E invece annuncio dopo annuncio si sono illusi operatori e bruciato inutilmente risorse per prepararsi. A QUESTO LINK l’incredibile via crucis di “sparate” di Failoni alle quali tutti provavamo a credere. Ma ormai, è inutile perfino lamentarsi. Agli operatori importa poco se è colpa di Roma, del Governo, dei gufi o delle civette. Come racconta anche Il Dolomiti nella condivisibile riflessione a QUESTO LINK. Nonostante promesse, conferenze stampa annunci, spot e racconti di impegni e lavoro straordinario da parte della giunta, rimane che nell’ultimo scampolo d’inverno, riameremo barricati in casa.

Dove non è arrivata la politica, ci penseranno caldo e vaccino a calmare il virus. Lo dico col cuore e con fiducia: ancora due o tre mesi. Poi, crediamoci, tutti insieme, cambierà. Il ritorno alla normalità sarà inizialmente lento, nulla di eclatante o di repentino ma si vivrà. Giorno per giorno.

Nel frattempo i prossimi giorni arancioni, li potremo investire a tentare di collegarci con l’azienda sanitaria per prenotare il vaccino per i nostri genitori. A QUESTO LINK il quadro drammatico della situazione.

E mentre in Emilia, il nostro caro Bordon, scappato dalla disperazione da Trentino, manda una lettera, qui per prenotarsi si deve giocare alla ruota della fortuna. Che sia una strategia per aiutarci ad ingannare il tempo durante questo ennesimo lockdown?