IN CHE MANI E’ FINITA L’AUTONOMIA?

Da Michele Dallapiccola

Invero, durante questa prima metà mandato il governo Provinciale ha dovuto affrontare situazioni di crisi senza soluzione di continuo. Prima Vaia, poi i problemi di gestione dei grandi carnivori e ora la tragica crisi da Covid. Ma avrebbe avuto gli strumenti per gestire meglio questo tragico stato di cose?

E’ dal 1948 che la Provincia di Trento è dotata di un proprio Statuto di Autonomia. Da allora ogni governo che si è succeduto ha cercato di sviluppare, nel massimo grado possibile, le prerogative che questo prezioso codice gli permetteva. Senza scomodare risultati storici come l’approvazione del Pacchetto del 1972, ogni volta che lo Stato ha attribuito al Trentino ulteriori competenze ci siamo sentiti più responsabili ma soprattutto maggiormente in grado di garantire un futuro sereno alla nostra terra.

Cosa è successo all’Autonomia trentina?

Ci si sarebbe aspettato che a fronte di situazioni di crisi così eclatanti come quelle dello scorso biennio lo strumento dell’Autonomia sarebbe stato decisivo. 

Invece dall”abecedario” dei leghisti al governo del Trentino i termini “autonomia” ed “autogoverno” sembrano quasi scomparsi. Come fossero stati scritti con l’inchiostro simpatico. Invece, nei comunicati della giunta provinciale, sono una costante i richiami al Governo centrale, a Roma, allo Stato. Fugatti incontra Salvini, la Provincia aspetta Garavaglia. Attendiamo Roma per i ristori. Si annuncia l’apertura delle piste (la quinta da parte del “rendenero” rappresentare fino ad ora, credo) sempre che Roma lo permetta!

E che dire del governo nemico che ci impedisce di agire sulla gestione degli orsi e dei lupi. Ma ci rendiamo conto che abbiamo finito per farci governare dalla Bardot? Cioè i nerboruti leghisti, quelli che sotto ai gazebo invitavano a mangiarselo, l’orso, dopo averli rinchiusi perchè incapaci di gestirli (come non fanno nemmeno per lupi e cinghiali) si fanno umiliare da una pur rispettabilissima Fondazione francese? Cosa c’entra con l’Autonomia e col Governo del Trentino questa cosa?

E sui dati della pandemia? Come sarà andata davvero? Come mai ora, ci troviamo in una situazione così grave? Abbiamo sempre comunicato tutto correttamente?

Chi non ha seguito almeno con un po’ di perplessità qualcuno dei titoli dell’elenco di sopra?  Forse alcuni sono passati un pò in sordina ma contengono tutti una minima comune, madornale colpa.

Perchè abbiamo l’impressione di brancolare nel buio?

A mio modo di vedere, perchè c’è una pesante incapacità da parte di questa giunta provinciale di emanciparsi dal proprio ruolo partitico assumendo invece l’incarico di amministratori responsabili. Che valorizzino nel massimo grado possibile le prerogative che l’Autonomia ci offre. Da quando la lega ha abbandonato i gazebo per dedicarsi al governo della Provincia, il nostro Statuto non è mai stato così disatteso e soprattutto male utilizzato.

I registri della trattativa e degli accordi col Governo sembrano saltati. E i rapporti tenuti in ombra durante il periodo giallo-verde, tornano alla luce solo ora che qualche ministro della Lega ha potuto assumere incarichi di governo. E’ il sistema non regge. Il Trentino potrà riappropriarsi della propria autorevolezza di governo solo attraverso proposte amministrative serie indipendenti dalla corrente partitica che governa lo stato. Saranno difficili da attuare, tutte da concordare, ma se originali ed autonome, più credibili e dunque più ascoltate. 

Così non fosse, l’omologazione alle regioni a statuto ordinario sarà un passo assai semplice per uno qualsiasi dei prossimi governi nazionali. 

POST SCRIPTUM:

L’Alto Adige è tutelato da accordi di natura internazionale legati soprattutto alla questione etnica, a noi, che questo scudo manca tutto. Finiranno per rimanerci solo le competenze e il rischio di doverle coprire in toto finirebbe per esaurire il nostro bilancio ad esclusiva copertura delle spese correnti. Le politiche di sviluppo dipenderebbero interamente dallo Stato. A quel punto avremo buttato oltre 70 anni di lavoro dei Trentini letteralmente al vento. Quello del cambiamento.