Dove vadano a finire quelle nuvole bianche che d’estate pascolano le nostre montagne ve lo sarete chiesto spesso anche voi. Quest’inverno più di altri. Come spesso in passato, in Trentino, quest’anno la neve ha coperto tutto per molte lunghissime settimane. Ma ai transumanti è importato poco.
Da secoli, loro trascorrono l’inverno “in Italia”. Nel gergo, nella nostra parlata, è la traccia del fatto che per centinaia di anni si è partiti dal Tirolo per svernare in un altro… Stato! Ma al colore di questa nota culturale, sul futuro di questo lavoro, per i pastori si staglia il grigio di numerosi gravi grattacapi.
Le (tante) difficoltà del settore
Innanzitutto, ci sono Amministrazioni locali sempre più refrattarie al libero passaggio delle greggi. Vincoli, ordinanze (qualche volta illegittime) burocrazia e timori infondati, sono un vero e proprio percorso ad ostacoli per pecore steso tra il Trentino e il mare.
Nemmeno nell’assegnazione delle malghe, gli Enti locali tengono conto della scarsa remuneratività del lavoro. A fronte di spese sempre più alte per mantenere il gregge in movimento, la PAC, la politica europea dei Titoli, costituisce ormai pressoché l’unica fonte di entrata di queste particolarissime forme di impresa agricola. Per non parlare del consumo locale di carne ovina. Negli anni si è via via pressoché azzerato. L’unico mercato al quale rivolgersi oggi è rimasto quello del rispettabilissimo mondo islamico. E quanto fondamentale sia diventato questo sbocco commerciale, lo può certificare qualsiasi pastore.
Tra le spese, anche la gestione dei grandi carnivori rimane praticamente a carico dei pastori. Pur finanziariamente aiutati, almeno in minima parte nei danni e nella prevenzione, devono infatti sobbarcarsi tutti i sempre più gravi oneri di guardiania. Il tutto, a fronte ad una popolazione di orsi ma soprattutto di lupi in forte, fortissima espansione.
Intanto l’attuale giunta procede la discussione della nuova PAC senza aver raccolto la benché minima indicazione specifica da parte dei rappresentanti del settore.
E’ un lavoro poco conosciuto e ancor meno capito, specie dalla politica.
Eppure, le occasioni di incontro con questo mondo ci sarebbero. Ad esempio la festa della transumanza a Pieve Tesino. La ideammo come prodotto turistico nato anche per valorizzare la specialità di una comunità alla quale la pastorizia nella storia ha dato tanto. In collaborazione con la Promozione turistica locale, si tiene ogni anno ormai da un lustro. Si sono discussi dei piccoli convegni e serviti conviti ai quali i leghisti hanno partecipato sempre molto assiduamente. Hanno conversato hanno ascoltato, hanno inveito contro chi governava protestato contro i grandi carnivori. Tra loro ho incrociato spesso anche i membri dell’attuale giunta e maggioranza. Ebbene fino ad ora non solo non è mai stato preso un provvedimento a favore ma nemmeno si è sentita spendere una parola a favore del settore. Rapporti UBA/ettaro e giornate di monticazione obbligatoria non possono non tenere conto della specificità del sistema di alpeggio delle greggi rispetto alle mandrie. Certo se tra loro c’è chi è convinto che in Trentino si tengano pecore per farci formaggio, abbiamo detto tutto.
Sconsolato, a sto punto sono arrivato a pensare che gli ovicaprini per chi governa oggi in Provincia, siano solo un elemento di addobbo delle feste campestri. E per la transumanza trentina, i prossimi inverni potrebbero tingersi di nuove e ben più grigie difficoltà che quelle causate semplicemente dal freddo.