Perchè gli asini stanno così antipatici alla Giunta Provinciale?

Da Michele Dallapiccola

Potrebbe sembrare il titolo canzonatorio di una metafora fin troppo scontata invece si tratta proprio della realtà.

Facciamo un po’ di storia.

Parliamo delle regole di utilizzo dei fondi della Politica Agricola Comunitaria: la nuova PAC 21-28. Secondo quanto autorizzato da Bruxelles, i fondi assegnati, potranno essere utilizzati fin da subito con regole del vigente Piano ancorché modificate. E qui – è proprio il caso di dire – casca l’asino. 

In uno dei suoi innumerevoli annunci la lega trentina comunicava di aver finalmente trovato il modo di riservare le malghe trentine ai trentini. Senza accorgersi che stavano promuovendo un bando tipo lasciato in eredità da chi li aveva preceduti. All’insegna del cambiamento hanno invece effettuato alcune modifiche al regolamento di utilizzo di fondi. Sensatamente alcune, meno altre. Mi riferisco ad esempio al cd. carico UBA/ettaro sul quale torneremo in altro scritto. 

Una scelta incomprensibile

Ciò del quale vorrei parlare oggi è dell’amena pensata della politica leghista intorno al numero di animali che possono essere caricati in malga. Il loro numero ammissibile tiene come parametro di riferimento unitario il bovino adulto _ UBA – che corrisponde ad una vacca adulta.  Un’apposita tabella stabilisce  quante pecore, quanti maiali o quanti altri animali ci vogliono per pascolare quanto una vacca.  

Qui arriva la pensata geniale della giunta provinciale. Hanno stabilito che un asino vale 0,5 UBA. Secondo i salvinisti locali, di fatto, un asino mangerebbe e occuperebbe spazio in montagna in una misura non superiore al 50% di quello di una vacca. Le amenità non si fermano qui. Al cavallo continua ad esser attribuito il valore precedente è così succederà che un asino (un esemplare come quelli che accompagnano i nostri pastori può pesare 3-4 quintali) vale e mangia la metà di un pony. Di un simpaticissimo cavallotto da giardino insomma!

Un danno per gli allevatori trentini

Gli asini in Trentino sono una chicca, una peculiarità. Oltre ad accompagnare i pastori, sono animali utilizzati anche da piccole aziende trentine che coltivano perlopiù terreni marginali. Lo fanno a scopo di fattoria didattica, produzione di latte di asina o per una interessante e meravigliosa forma di pet-therapy: l’onoterapia.  LEGGETE IN QUESTO LINK UN BELLISSIMO ESEMPIO.

C’è poi chi detiene questi equidi per un uso molto meno nobile. Esistono grandi aziende che a scopo speculativo affittano le malghe e le pascolano con questi animali. Tutto legittimo, eh! A questo punto però le piccole aziende trentine vedranno ridurre il contributo a loro destinato almeno di un terzo. Invece, gli eventuali speculatori potranno facilmente bypassare la regola col classico metodo all’italiana. Fatta la legge, si trova l’inganno. E chi specula sui premi pascolo, non avrà nessuna difficoltà – pur di mantenere i premi d’alpeggio – a raddoppiare il numero di animali monticati. Ma visto che si tratta di animali poco diffusi a livello locale, li recupererà dov’è più facile trovarli: al Sud o peggio ancora all’estero. Impazziranno i veterinari a far le necessarie verifiche sanitarie. Con buona pace di quei circa ottomila equidi trentini, disprezzati da questa bislacca proposta della lega trentina.

Pare che qualche sindacato agricolo nel Tavolo Verde, avesse prospettato inascoltate perplessità. Ma si sa, l’alternativa alla testardaggine e cioè la duttilità di pensiero non è la principale dote di questa Giunta.

Con buona pace degli asini trentini.