Le modifiche al PSR che fanno male a manze e greggi

Da Michele Dallapiccola

L’incontro della giunta con il neo ministro all’Agricoltura Patuanelli ha rivelato intendimenti operativi alcuni dei quali, assolutamente condivisibili. Altri molto meno. Ad esempio, è incredibile che il Trentino abbia chiesto aiuti a Roma per rimboschire!!!

Ancora una volta la Commissione politiche agricole e il Ministero sono alle prese con l’atavico problema della disparità di ripartizione delle risorse comunitarie tra regioni del nord e quelle del sud. Riusciranno finalmente a scardinare un meccanismo incancrenito da decenni? E che dire del fondo speciale detto PNRR? Quanto arriverà al sistema irriguo provinciale? Buone speranze dunque. Ma c’è dell’altro.

Un paio di contraddizioni sconcertanti che preoccupano non poco.

La Giunta rimarca la volontà di affrontare il problema dei grandi carnivori. Dice, senza perseguire un approccio ideologico. Per come ha gestito fino ad ora le cose, di per sé, fa già da ridere così. Ma a voler leggere in filigrana, dal non detto e da alcuni fatti occorsi recentemente emergono parecchie perplessità.

Le modifiche al PSR che nuocciono a manze e greggi

Nella gestione dei pascoli d’alta quota, sono state proposte alcune modifiche al regolamento del PSR. Qualora adottate, a partire da questo prossimo biennio, farebbero soffrire non poco le mandrie di manze e vitelle, le greggi e i pastori transumanti. Utilizzo il condizionale poiché pare che alcune aziende agricole, diciamo un po’ strutturate, abbiano recentemente depositato uno specifico ricorso al TAR.

Potrebbe cambiare il periodo minimo di pascolamento

Oltre al minimale ma antipatico provvedimento della riduzione del valore in UBA degli asini, del quale abbiamo già parlato, c’è il previsto periodo minimo di pascolamento. La precedente programmazione aveva definito in 30 giorni proprio perché la vita in alta quota è estremamente difficile. Oltre alla ridotta disponibilità di pascolo e foraggio si possono verificare problemi proprio come con i grandi carnivori. Spesso, a fronte a ripetute aggressioni per un pastore l’unica arma è andarsene. Scendere a valle o cercare un altro pascolo. Ma questa giunta, facciamocene una ragione, non “partorirà” aiuti diversi da quello che già c’è e non gestirà il problema orso e lupo. E’ mia personale convinzione, che di antipatici recinti dovremo attrezzarci ancora per un bel pezzo

Senza dir niente a nessuno, invece, la lega al governo del Trentino ha inviato la richiesta a Bruxelles di portare a 60 giorni il periodo minimo di pascolamento. Significa mettere i nostri allevatori nelle condizioni di incorrere molto più facilmente in sanzioni rispetto alle quali ci sono ben poche responsabilità: E’ classico il caso in cui, a costringere alla “desmontegada”, è una carenza di foraggio, tipica delle alte quote negli anni siccitosi. Insomma si vede proprio che queste regole le ha proposte chi di alpeggio ne capisce davvero poco.

L’incredibile richiesta di fondi per rimboschire il Trentino. Sono i pascoli a mancare, non certo i boschi!

Ma la cosa scandalosa, secondo me da evidenziare, è che nel piano nazionale ripresa e resilienza, il PNRR di cui sopra, l’amministrazione Provinciale chiede non tanto un intervento per il recupero di prato e pascolo quanto piuttosto di rimboschimento!

Cosa ce ne facciamo della convergenza auspicabile sul sistema dei titoli? Sono dei premi, assegnati in base alla superficie dei pascoli presenti su un determinato territorio. Più prato, più premi ai nostri allevatori.

Ma la Provincia, di fronte alla grandissima opportunità di ampliare le nostre superfici a pascolo e dunque riceve più fondi dall’Europa, chiede aiuti per piantare alberi. Si fa davvero fatica a capire.