Argomento che scotta. Specialmente le dita dei politici che se ne occupano. Nell’arena: i contadini che chiedono di poter lavorare indisturbati e sostenuti CONTRO i cittadini, esasperati. Arbitro: la politica e le sue correnti di pensiero in perenne rastrellamento alla ricerca dell’ultimo voto.
Ci salveranno solo le scienze: agraria ed economica.
Per spiegare il senso del mio discorso ricorrerò ad un parallelo particolarmente evidente in questi mesi. L’argomento che tratteremo dilania l’opinione pubblica, proprio come fa in questo periodo la gestione della pandemia.
Al fine di preservare la salute, fino a quanto è accettabile spingere sul lockdown? Quand’è che i danni all’economia superano quelli da pandemia?
Che succede nel match mondo agricolo VS società civile.
Immaginiamo per un attimo l’utopia di regole tombali che vietino qualsiasi trattamento entro un chilometro dai siti abitati. Questa condizione, totalmente garantista della salute pubblica, impedirebbe all’agricoltura trentina di esistere. 15 mila famiglie (più indotto) rimarrebbero senza lavoro. Attenzione: questo non toglierebbe nessun altro rischio al quale siamo tutti quotidianamente sottoposti. Telefonini, regime alimentare, esposizione ai raggi UVA e chi più di cancerogeno ne ha, più ne metta. Ecco perchè, ciò che aggiunge l’agricoltura moderna a questi altri numerosi rischi, merita un tentativo di mediazione. E’ necessario promuovere una sorta di patto sociale rispetto al quale bisogna essere preparati.
Conferenza di informazione sull’utilizzo degli agrofarmaci
Poteva esser una vera occasione di confronto che invece è andata completamente sprecata. La giunta è apparsa debole, dietro le quinte, con la parte sanitaria che non si è nemmeno presentata. La parte agricola dopo un breve discorso, piuttosto genericista, ha disertato il resto del pomeriggio. Eppure, sarebbe stato utile controbattere perchè la parte medica, a mio modestissimo avviso, si è presentata con un taglio scientifico un pò discutibile. La pur bravissima e gentilissima rappresentante dei Medici per l’Ambiente è intervenuta presentando una serie di considerazioni tecniche troppo incentrate sul cercare di dar prova di una propria tesi. Senza dibattito di controparte sanitaria.
Anzi, troppo a lungo ha lasciato sul tavolo un errore macroscopico. Ha parlato di 125.000 tonn./anno di fitofarmaci utilizzati in Trentino dando prova di badare più al messaggio (di parte) da trasmettere che alla sostanza dei dati da riportare. Oppure si è parlato di studi effettuati per capire la tossicità in vivo e in vitro di alcuni elementi. Il chlorpyrifos in particolare, dai disciplinari trentini è eliminato da tempo. Tanto per citare un paio di esempi.
Cosa si dovrebbe fare?
Tutto quello che di migliorativo è stato fatto in campo agronomico, a partire dall’applicazione in Trentino di un Piano Agronomico Naz. più restrittivo, lo hanno fatto gli amministratori del passato. Per non parlare del campo sanitario. Nessuna indagine ultronea e collaterale è stata portata avanti come invece era stato preso in considerazione nella precedente legislatura. Ora sarebbe il caso di riprendere questi due filoni. Rimodulare il PAN, ripartire con delle indagini medico-scientifiche, su base Provinciale!
Come stanno davvero le cose?
Oggi le persone che convivono con gli impianti della frutta vicino a casa hanno paura, è inutile negarlo. Riguardo agli agrofarmaci, c’è un forte bisogno di sapere quali siano e come vengano utilizzati. E che dire dei poveri agricoltori? Imprenditori che eseguono alla lettera le indicazioni date. Chi sbaglia è pesantemente sanzionato. Ma tutti hanno bisogno di poter lavorare, di avere idee chiare, regole e perimetro definito, entro il quale potersi muovere.
E’ arido il silenzio che la giunta stende su questi spinosi argomenti rifuggendo alle proprie responsabilità. Il risultato è magistrale: sono arrabbiati i contadini che non si sentono protetti dalla politica che hanno votato. Lo sono ancor più civili e popolazione non agricola che si sentono lasciati soli in balia della chimica. Poco importa se naturale o di sintesi.
Ehh… com’è difficile vivere nel XXI secolo, nonostante l’aspettativa di vita per l’umanità vi abbia raggiunto il suo massimo.
Salute o economia? E per il Covid: lockdown o libero lavoro per tutti? Telefonini o lotta all’elettromagnetismo? Vax o no Vax? Mask o no Mask? Cibo bello, sano e controllato da terzi o spesa attenta e consapevole?
A seguire un elenco di azioni politiche effettuate nel corso della precedente legislatura per migliorare il rapporto agricoltura/popolazione
Si è spinto sul metodo biologico dando assoluta priorità ai finitamente del comparto. Risultato? I pochi anni quasi raddoppiate le produzioni.
E’ stato adottato un PAN più restrittivo di quello nazionale.
Il Trentino è ai vertici nazionali per quanto riguarda il numero di controllori in rapporto alle aziende
Tutte le 9.000 attrezzature presenti in provincia sono sottoposte a controllo (a livello nazionale le attrezzature controllate non superano il 26% del parco macchine stimato);
La PAT si distingue per aver introdotto l’obbligo di regolazione degli ugelli antideriva presso i centri prova;
Il disciplinare di produzione integrata per le colture ortofrutticole obbliga al montaggio sull’’irroratrice di una serie di ugelli antideriva.
Con la deliberazione della Giunta provinciale n. 736/2017 individuate le misure da applicare. Le più significative sono rappresentate da:
- l’adeguamento dei caricabotte
- l’obbligo del diserbo meccanico in una fascia di 10 metri dai corsi d’acqua e dai laghi
- l’eliminazione di fitofarmaci pericolosi per l’ambiente acquatico – clorpirifos
- limitazione all’uso di prodotti fitosanitari all’interno delle aree frequentate dalla
popolazione o da gruppi vulnerabili (parchi, giardini, ecc.);
- fissazione di fasce di rispetto (30-10 metri) in caso di trattamenti con prodotti pericolosi per la salute umana in aree agricole adiacenti alle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili.
Dal 2017 è stata data attuazione alle misure del PAN integrandole e rendendole più restrittive per:
- l’introduzione della tutela per gli edifici privati e relative pertinenze;
- la fissazione di fasce di rispetto/misure di mitigazione anche per i prodotti meno pericolosi per la salute umana;
- l’introduzione di limiti orari (21.00-7.00) per i trattamenti eseguiti in prossimità della viabilità ciclo-pedonale, parchi gioco per bambini, scuole;
- la limitazione all’uso degli atomizzatori a cannone (solo per i trattamenti in serra)
L’agricoltura trentina si distingue per l’applicazione sulla quasi totalità della produzione dei due metodi volontari, produzione integrata e metodo biologico. Con il disciplinare di produzione integrata viene operata una selezione delle sostanze attive impiegabili, vengono posti delle limitazioni ai trattamenti (numero, epoche, dosi, ecc.), vengono regolamentate altre operazioni agronomiche con lo scopo di ridurre il ricorso alla difesa chimica. Il rispetto di queste regole permette di fornire al consumatore prodotti con limiti di residui ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Nel 2019 il 99,99% dei campioni di frutta analizzati presentava un livello di residui non rilevabili o inferiori al 10 % del RMA (residuo minimo ammesso).