Rammarica il dover leggere di essere stati battuti, ancora una volta, da una Regione a Statuto Ordinario. Il Veneto sta portando avanti un progetto sul lupo che poteva essere tutto Trentino.
Mi riferisco alla possibilità di utilizzo di microchip e transponder per rilevare l’arrivo dei grandi carnivori in prossimità delle produzioni zootecniche.
Sviluppo di radiocollari evoluti.
Sviluppare radiocollari evoluti che potessero fare questo, è un progetto che il Trentino aveva iniziato a partire dal 2015. Nella scorsa legislatura forte della mia esperienza di medico veterinario avevo chiesto Servizio Foreste e Fauna di ragionare circa l’implementazione di un sistema di radiocollare più performante è più capace rispetto a quello utilizzato.
Avevamo proposto di studiare un attrezzo che funzionasse sulla base del principio che regola la gestione dell’anagrafe canina e i microchip dei cani. (con attrezzi simili a quelli che ho in mano nella foto di copertina).
Andava trovato il modo di applicare un Transponder agli animali da controllare ed organizzata la possibilità attraverso strumento di lettura di poterne rilevare la presenza. L’operazione si rivelò tutt’altro che facile. Se ne volle occupare la fondazione E. Mach coinvolgendo, credo, Università ed FBK, oltre che un consorzio privato. Si trattò di una gestazione molto più lunga di quella della madre di elefante. (in natura custodisce il feto in grembo per 2 anni). Dopo una serie di prove, esperimenti e continui stimoli arrivammo infatti, ad un primo test di funzionamento, solo nell’estate del 2018. Lo ricordo come fosse ieri. Testammo l’attrezzatura nei prati di Sant’Anna sopra Sopramonte di Trento.
Da allora di quel progetto costoso, custodito gelosamente dalla Fondazione E. Mach non se ne è più saputo nulla.
L’idea del Veneto
Fa comunque piacere sapere che l’idea era talmente buona che intanto ci ha pensato anche qualcun altro. I nostri vicini veneti la promuovono e la utilizzano in via sperimentale sui branchi di lupi. Così come testimonia l’articolo de Il Dolomiti che potete leggere a QUESTO LINK.
E non pensate anche voi che potrebbe essere utile riprendere in mano quel progetto? Proprio con gli esemplari di orso e lupo particolarmente confidenti potrebbe essere un attrezzo estremamente utile.
Un transponder può inviare una qualsiasi forma di notifica o evocare reazioni come l’accensione di luci, sirene o rumori richiamando l’attenzione del pastore e spaventando gli animali aggressivi.
Queste, solo alcune delle infinite opzioni che possono essere messe in campo per proteggere le produzioni zootecniche dai grandi carnivori.
Un’azione di autorevolezza scientifica che tornerebbe utile anche per altri scopi
Ma c’è un aspetto ancora più interessante. Potrebbe essere l’occasione di dimostrare la nostra capacità di attuare soluzioni innovative per vantare il diritto di essere autonomi anche in nella gestione dei grandi Carnivori nelle sue forme più complete.
Ma se come Governo Provinciale prima di questo, non fai assolutamente nulla di diverso dal provare a ingabbiare orsi quale amministrazione statale può aver fiducia nella capacità trentina di innovazione e di avanguardia nelle modalità di gestione dei grandi carnivori?
Probabilmente da sotto il gazebo, qualche anno fa, a qualcuno sembrava tutto molto più facile!