SUL TURISMO, LA PANDEMIA HA PICCHIATO DURO. La riforma del comparto potrebbe rincarare la dose.

Da Michele Dallapiccola

Sul turismo, la pandemia ha picchiato duro. E la riforma del comparto, potrebbe rincarare la dose quando, da qui ad un anno, dovesse entrare a pieno regime. La speranza è che possano entrare in scena alcuni correttivi. 

Si intravedono le prime noie.

I punti fermi già confermati si sono infatti presentati come colpi bassi che si potevano evitare. I nuovi assetti, costringono a nuovi equilibri. Nuovi consigli amministrazione, nuovi assetti amministrativi.

Alla ripartenza, queste “macchine da rodare” gestiranno i pochi finanziamenti rimasti. Al loro ritorno, agli ospiti, gli operatori dovranno comunicare l’aumento della tassa di soggiorno

C’era davvero bisogno di aumentare la tassa di soggiorno? 

Non bastava l’obbligo di rispettare la percentuale di finanziamento – pubblico/privato – indicata dalla direttiva Bolkestein, come problema da affrontare? Siamo assolutamente convinti che in questo frangente economico, a precisa richiesta la Comunità Europea non sarebbe stata disposta a concedere una deroga? Almeno a titolo transitorio esattamente come ha pur fatto per l’agricoltura provinciale con l’aumento del de minimis. Avrebbe aiutato a scollinare la crisi da pandemia. Invece ora, le varie Apt – attuali Ambiti – dovrebbero pedalare non poco per aumentare la raccolta privata. Uso il condizionale poiché di sicuro, troverebbero sbarrate le porte delle strutture ricettive, coi cassetti svuotati dalla crisi e con il morale a terra.

Le APT e l’incetta di fondi privati.

E se nessuno facesse nulla? Immaginiamoci che per reazione accada questo. Con la crisi che c’è, non sorprenderebbe una raccolta “zero”. La legge attuale afferma che la PAT finanzia il 49% di quanto raccolto cioè zero. Ecco che zero più zero potrebbe essere il nuovo bilancio di un’ipotetica APT? Ovviamente esagero con un iperbole retorica ma che a legge vigente invariata, potrebbe non discostarsi molto dalla realtà.

Fatta le legge trovato… l’ingegno

In realtà, i direttivi più ingegnosi hanno incominciato a far incetta di entrate aggiuntive cercando di assumersi l’onere di effettuare servizi e di ticketing. Dai musei, ai circoli sportivi, alle attività economiche da svolgere conto terzi. Condizione che genera un certo flusso di cassa in entrata come computo privato. Sembrerebbe un modo intelligente per bypassare e lenire il problema. Anche se ne crea uno ulteriore. 

Chi, nelle ex APT gestirà questo nuovo lavoro? 

Prendiamo il caso di una società che produce un enorme cash flow attraverso le sue biglietterie. Chi la distoglierà dal pretendere, a quel punto, che il personale che effettua il servizio ticket, non finisca in capo all’Apt? Io al posto loro lo farei perché ciò che raccolgo, versato nelle casse dell’APT, vale un ulteriore 51% di trasferimento provinciale.

Sarà un gioco che vale la candela?

Di sicuro sarà un “trucco” per impegnare personale? Il nuovo assetto finanziario imporrà alle APT di ridurre le spese correnti. Quale miglior modo se non quello di impegnare le proprie maestranze nella gestione di ticketing e servizi. Peccato che nulla c’entrano con la costruzione di prodotto turistico. Eppure assisteremo anche a questo, affliggendo con non pochi grattacapi direttori, consigli d’amministrazione e dipendenti. 

I benefici della riforma? Davvero per pochi

Prendete l’Alto Garda, ad esempio. Bilancio ante riforma: oltre 3 milioni€; post riforma (senza stratagemmi) forse un terzo?

Chiariamo.

A regime ante Covid, la Busa raccoglieva tassa di soggiorno per un valore di circa 2,5 milioni€. Pare, che l’aumento imposto dalla riforma Failoni obbligherà gli alto-gardesani a raccoglierne quattro! Andando sempre a memoria, mi pare di ricordare che in zona, la raccolta privata ante pandemia raggiungesse i 600mila€ circa. Senza le entrate di servizi aggiuntivi vari, questo porterebbe il bilancio dell’APT ad assestarsi su valori vicini al 30% del bilancio pre pandemia. Se poi si applicasse la legge come scritta ora, degli ipotetici quattro milioni raccolti, solo 400mila€ rimarrebbero all’ATA Alto Garda. I restati (3 milioni€?) li gestirebbe la Trentino Marketing? Non più guidata dalla politica, ma da un CDA di figure private. Per quanto rappresentative non elette ma di nomina partitica. 

In conclusione.

Prima della riforma le imprese turistiche gestivano in proprio la tassa di soggiorno attraverso l’APT. E ricevevano l’aggiunta di risorse provinciali. Ora, gran parte del raccolto della tassa che rimarrà a Trento (al netto di correttivi che ancora non è dato conoscere?) Inoltre, al fine di ottenere disponibilità finanziarie, le future APT dovranno occuparsi di tutto tranne che del loro compito originale. Biglietterie, raccolte iscrizioni prenotazioni di musei e ingressi a circoli sportivi vari.

La giunta aveva annunciato questa riforma come un rivoluzionario. Il risultato è sorprendente ed è andato oltre le aspettative.