Una visita ad amici nella bella val di Cembra ha acceso in me un pensiero rivolto ad un settore al quale il Trentino deve molto. Il comparto vitivinicolo. Un lento fiume di lavoro e di soddisfazione che scorre tra qualche impetuoso turbinio di correnti. Sono gli scossoni che provoca la concorrenza dei mercati nazionali ed internazionali.
Anche a questo comparto, il lockdown non ha certo giovato. A soffrire però soprattutto le cantine di piccola dimensione. Fortunatamente sul fronte delle bollicine di montagna hanno aiutato la GDO e la rimozione dei dazi dopo la caduta politica del loro scellerato ideatore d’oltreoceano.
La val di Cembra e le sue peculiarità.
Qui le produzioni sono molto più particolari e hanno bisogno di specifica attenzione. Come in ogni sfida che il territorio affronta per il proprio futuro, vale il vecchio adagio latino “Si vis pacem para bellum“.
Anche e grazie alla Val di Cembra anni di serio lavoro e programmazione hanno permesso al Trentino di ricevere riconoscimenti assai autorevoli. Tra tutti quello dei Paesaggi storici e rurali. A QUESTO LINK di cosa si tratta.
Recentemente siamo stati insigniti anche come Regione vitivinicola dell’anno. A QUESTO LINK il comunicato stampa.
La cultura del vino e i risvolti sul turismo.
Qui in valle, lo sviluppo non si è fermato all’aspetto agricolo. Grazie alla cultura del bere bene, oggi la val di Cembra, ha una propria identità anche come prodotto turistico. Da anni combatteva per una propria via, anche attraverso un ente di promozione indipendente. Così non è stato. La fretta di portare avanti una riforma del turismo dall’aspetto piuttosto sgangherato ha portato a risultati piuttosto insoliti. Forse, dico forse, non si sarebbe potuto meglio collaborare con la Piana Rotaliana oltre che con Fiemme? Non è che sarà stato l’olimpico specchietto per le allodole ad attirare? La beffa non si ferma qui.
Pare infatti che ora il matrimonio con Pinè attraverso un consorzietto ad hoc sia d’obbligo. Sarà in forma giuridica di ente questuante contributi privati, quelli necessari per potersi presentare a Cavalese.
Il destino della strada del vino
E che dire dei timori che serpeggiano nel settore riguardo ai finanziamenti alle manifestazioni enologiche? Anche la riforma dell’Ente strade dei sapori, è stata portata in Consiglio senza la minima dignità. Un tristissimo striminzito emendamento alla legge senza spiegazioni e senza discussione. Ora pare che il “senza” si estenda anche ai finanziamenti. Come si gestiranno allora le manifestazioni enologiche? Superato il Covid, queste iniziative dovrebbero ripartire. È Notorio stavano in piedi grazie ad un importante contributo pubblico. Ora il territorio è lascito a se stesso e sono molti gli imprenditori che non sanno più a che che santo votarsi.
Insomma la Giunta ritira e si crogiola coi premi che arrivano perché qualcuno in passato tra politica ed imprese ha costruito le condizioni perché si verificassero quei riconoscimenti. Per tutta risposta non basta un silenzio tombale. Ciò al quale assistiamo oggi è che tolte alcune misure di ordinario tenore si tende a minimizzare quello che straordinario il territorio avena messo in piedi.