Flavescenza della vite: non sta andando molto bene.

Da Michele Dallapiccola

La flavescenza dorata è una malattia della vite causata da un fitoplasma. Le piante colpite da questo microorganismo muoiono raramente, però la fitopatia porta a un graduale deperimento della vegetazione influendo negativamente sulle produzioni

Della trasmissione per propagazione di materiale infetto è responsabile una cicalina, lo Scaphoideus Titanus, presente in tutta la Provincia di Trento.

In Trentino in conformità alla normativa vigente si attua la lotta obbligatoria che prevede il trattamento contro l’insetto vettore e l’estirpo obbligatorio delle piante sintomatiche. Partita dalla zona di Storo nel 2012 si sta velocemente propagando all’intera provincia.

Tre fattori complicano le cose 

  • L’aumento delle superfici coltivate con metodo biologico dove l’unico principio attivo ammesso è il piretro naturale. L’efficacia di questo semplice prodotto nel confronto dello scafoideo è piuttosto modesta.
  • Pare anche che i controlli di lotta obbligatoria soprattutto sulla viticoltura amatoriale siano stati piuttosto inefficaci.
  • Infine gioca ruolo significativo la riduzione del diserbo chimico. Lo scaphoideus trova infatti nell’erba alta un ottimo rifugio protettivo. 

I lumi chiesti già lo scorso anno. 

In una risposta dai toni ampliamenti rassicuranti, la giunta aveva voluto rispondere che per contrastare la malattia, sarebbe entrato in vigore un nuovo regolamento europeo “. Si auspicavano conseguenze positive” e che nel concreto sarebbero derivate da maggiori responsabilità attribuite ai vivaisti.

Erano anche stati promessi fondi dall’Unione europea che sarebbero arrivati per il monitoraggio svolto dalla Provincia sui vigneti. Cifre importanti, era stato detto. 

Fondi, studi, controlli ed ispezioni – anche con il supporto della Fondazione Edmund Mach, – non hanno portato, almeno de visu ad un sensibile miglioramento. Incidenza e casistica della patologia nei nostri vigneti sembrano ancora fin troppo diffuse. 

Pare che la vite ora sarà coltivata come nuovo elemento di diversificazione di importanti distretti produttivi agricoli. Forse si affronterà il problema con lo stesso impegno e la medesima solerzia.