ORSO E LUPO. CROCE DEI TRENTINI DELIZIA DEI TURISTI

Da Michele Dallapiccola

Che l’orso e il lupo facciano parte del nostro vissuto culturale, lo certifica la loro manifestazione al nostro fianco fin dalla nostra più tenera età. E’ di pezza, l’orsetto che fin dalla nascita ci accompagna nella culla. E’ nero il lupo che ci spaventa nelle favole non appena cominciamo renderci conto di essere al mondo e a capirci qualcosa.

Anche le località riprendono il nome da fatti del passato magari dimenticati. Costalovara, Crozz de l’ors e chi più ne ha più ne metta. Anche l’iconografia delle località turistiche attinge al simbolismo positivo e al richiamo alla forza della natura che evoca l’accostamento alla loro immagine.

Agli ospiti del Trentino è riservato il privilegio di poter apprezzare solo gli aspetti positivi. Nella generalità dei casi e al netto della paura di alcuni, per chi vive fuori dal Trentino, il solo sapere della loro presenza è fonte di stupore e di fascino.

E’ forse anche per questo che a partire dagli anni ’80 si fece sempre più pressante l’idea della Provincia di reintrodurre l’orso. Il progetto che si concretizzò a cavallo d’inizio millennio. Periodo durante il quale la Direttiva europea “habitat” cominciava fa sentire i suoi effetti. Permetteva al lupo di diffondersi e riprodursi salvando dall’estinzione.


I “buchi” del Progetto Orso

Ma c’è una colpa che va attribuita a chi ha pensato a quel progetto. Avviato con un capo senza pensare ad una sua coda. Cosa si sarebbe fatto quando gli orsi fossero stati troppi? E con il lupo? E così oggi ai residenti oltre al grande onore di aver salvato queste specie dall’estinzione rimangono la paura, i falsi attacchi, i danni a cose e animali. Insomma, presenze che ci si trova a dover più subire che apprezzare.  

Per questo motivo, dopo un lungo e travagliato percorso, la Giunta Rossi attraverso la legge 9/’18 avviò un processo normativo che sarebbe dovuto proseguire con la giunta successiva. Lo scopo era quello di ottenere la possibilità di gestire in Autonomia i Grandi Carnivori del Trentino. Il principio immaginato era quello di sacrificare il soggetto ingestibile per permettere alla specie di prosperare e replicarsi. 


Le colpe del presente.

Mai avremmo pensato che i nostri successori si sarebbero comportati in maniera così meschina. Parliamo di quella stessa lega che faceva finti banchetti di orso sotto ai gazebo. A tre anni dal loro insediamento nulla è stato fatto sul lupo e orso tranne che ingabbiare spietatamente un paio e trattenerli a forza di saldatrice e psicofarmaci. 


Ora la tecnica amministrativa adottata è parlarne poco. Il lockdown, si presta a fagiolo, perché negli incontri via web il dibattito è assente e non serve esporsi più di tanto. Le persone però non dimenticano. Una visita alla Val di Sole dove nello scorso inverno l’orso ha picchiato brutto, ci ha permesso di percepire, l’assai pungente stato d’animo delle persone. Non è andata meglio con lupo in Tesino o nel Primiero, dove siamo stati la scorsa settimana. Lì le predazioni di animali domestici, quest’anno sono partite molto presto. 


Ora a Roma c’è un governo amico. Non c’è più il Ministro Costa al quale addossare ogni responsabilità. Ma di trattative e viaggi di discussione per concordare regolamento nemmeno l’ombra. Eppure sono convinto che se la Coldiretti o chi per essa organizzassero l’ennesima manifestazione di protesta, questi amministratori avrebbero pure il coraggio di presentarsi per primi ad inforcare palco&microfono. A questo punto la mia immaginazione si ferma.


Non so cosa potranno ancora raccontare alle persone.