L’Altissimo e il Parco Naturale del Monte Baldo. Quale sviluppo sostenibile, la politica pensa possa meritare?

Da Michele Dallapiccola

Si dice che un terzo del territorio Trentino sia protetto da regole che ne tutelano la sua preservazione. Forse è anche per questo che qualche anno fa, la Provincia pensò di potenziare la biodiversità recuperando una specie protetta quale è l’orso. Senza pensare che questo, i confini dei parchi naturali, mica li avrebbe riconosciuti e dunque rispettati.

Ma questa è un’altra storia. 

Complice la giornata non proprio splendente, nel pieno della primavera, ieri ho deciso di affrontare la salita al Monte Altissimo. E’ un vero “must” per ogni trentino che si rispetti. 

 

Ancora una volta, è stata l’occasione per lasciarsi trasportare soprattutto dalla storia e dai suoi segni sul terreno. Trincee, strade militari e fortificazioni marcano ancora molto profondamente quello che fu territorio di aspro confine. Teatro di scontri e di attività militari con la complicità della sua posizione estremamente dominante su almeno due vallate.

 

La natura ricomincia impetuosa il suo corso

Lo splendore più significativo me lo ha trasmesso proprio la natura, specialmente coi suoi fiori. Nonostante la stagione in quota sia ancora ferma – oltre i 2000 mt – il verde, le gemme ed i boccioli si stanno arrampicando fin lassù. Ed è una vera esplosione di forme e di colori che chi amministra il Parco ha saputo ben valorizzare con delle chiarissime bacheche. 

 

Non può mancare una riflessione politica

Il senso politico della riflessione che mi porto a casa da questo viaggio riguarda lo stimolo che va inoltrato alla giunta provinciale.

Finora si è dimostrata sensibile prevalentemente al turismo dei grandi numeri. Il che non sorprende! Chi gestisce il dicastero oggi, ha davanti ai propri occhi e nelle corde della propria esperienza di vita una ed una sola modalità di impresa turistica. Quella fatta di funi, di impianti e di grandi numeri. Non a caso, per tutto questo bendidio, per questo spettacolo della natura, la proposta della giunta provinciale è andata in quella direzione. Si è impegnata a valorizzare questo patrimonio naturalistico, stravolgendo negativamente ogni sua originale vocazione. 

 

Invece qui, si sarebbe potuto attivare un apposito programma naturalistico per farne un prodotto provinciale di spessore. Certo, il compito sarebbe andato all’APT. Se solo la si fosse voluta valorizzare anziché come proposto dalla provincia, niente meno che abolirla. Ma grazie alla tenacia, soprattutto di alcuni imprenditori locali, oggi l’ente di promozione d’ambito è salvo. Invece il futuro dei luoghi della mia visita – forse – un po’ meno.

La proposta paventata dalla giunta sarebbe quella di trasformare la località in un carosello sciistico d’inverno e di bike d’estate, con la promessa ultramilionaria del solito “impiantone”. Di queste mega-funi, ce n’è promessa una per ogni valle del Trentino. Costo: 30, 40, 50 milioni di Euro.

 

La giunta dice che è arrivato il tempo del “si”.

 

Spero che a breve faccia arrivare quello del “con che soldi”, e “con quale sincerità”. Perché a me, queste promesse, intanto sembrano proprio una scusa per non far niente.