Trentino, terra di vacanza, di ospitalità e di un nuovo… gattopardo!

Da Michele Dallapiccola

E’ accaduto qualche volta. Specie in Consiglio provinciale, che alcuni membri della maggioranza apostrofassero il sottoscritto come amministratore che di danni nel turismo ne avrebbe fatti abbastanza.

Non c’è che prenderne atto. Ma come andassero le cose nel Turismo trentino prima della pandemia lo dicono i numeri. Cito questo dato di fatto per dare i meriti a chi li ha. Non una persona o un Governo ma un intero sistema. 

In Trentino si è sempre collaborato.

Ci si è ascoltati ed aiutati tutti. La politica ha cercato di seguire le imprese e viceversa. 

Poi, a mio vedere, è arrivata la lega. E con essa la prima vera inversione di tendenza rispetto a questo modus operandi: la platea di ascolto si è più che ristretta. Proprio come è successo con la riforma del settore turismo. Si è corso, in fretta e furia tra le valli, solo per poter dire di aver visto persone, tenuto riunioni e percorso chilometri. Tanto, le decisioni questa lega finiva per prenderle con pochi ammiccanti amministratori nei propri uffici in città. 

 

Altro che valore alle Valli

Hanno preservato alcuni interessi di bottega (o meglio di località). Circondati da alcuni “yes-man” ossequianti un caparbio governo provinciale, si sono mostrati insensibili alle richieste di aiuto dei più deboli. 

 

Sembrava si volesse ribaltare il mondo delle APT e in fin dei conti si è fatto tutto tutto sto can can per chiuderne due o tre? Le più deboli anziché aiutate, sono state distrutte. Guarda caso, i premiati, sono quelli che ora proseguono il loro approccio nell’establishment di governo. Coloro ai quali a ben vedere, questa riforma ha inciso poco o nulla. A loro andava bene così.

 

Per tutta un’altra moltitudine di operatori e amministratori, questo oggi significa però relazionarsi con APT scompaginate, in preda ad attività incerte o stravolte. E siccome non c’è limite al peggio tutti si troveranno a  dover gestire l’aumento della tassa di soggiorno. 

Il miglior segno di intelligenza politica sarebbe stato quello di sospenderla per sostenere il settore. Invece questo governo provinciale ha finito per mettere sabbia negli ingranaggi delle imprese più di quanta ne abbia messa il Covid.

 

Eppure, tutto scorre. 

Del resto, alcuni progetti fondamentali non potevano essere fermati. O meglio, sarebbe stato impegnativo fermarli. Costruire alternative serie, vere, pensate, costa fatica e dedizione. 

 

Pensate ad esempio all’idea di Trentino turistico fruibile con un’unica App. Un progetto enorme, partito molti anni orsono. NE PARLA AMPIAMENTE IL DOLOMITI APRENDO QUESTO LINK. Oppure pensate alla governance di Trentino Marketing. Un tavolo Azzurro per amministrare c’era già, da anni. Andava talmente bene che hanno pensato di aggiungerne un altro sotto forma di CDA. A pagamento!

 

E di esempi come i due sopra ne avremmo a iosa ma insistere è come gridare con i sordi. 

 

Nonostante tutto avverto ottimismo. 

Sono convinto che la maggior parte delle imprese turistiche trentine sopravvivrà alla Crisi da Covid. E pure a questo Governo provinciale! Andrà politicamente gestita la tragedia di quelle alcune che non ce la faranno ma nel complesso, il sistema terrà e ricomincerà a macinare nuovamente numeri da record.

 

Intanto la politica farà il suo corso. 

Ci sarà una compagine nuova che si sta formando un pò alla volta (io ci spero e sarò al loro fianco). Si ripresenterà sicuramente anche quella lega che dopo tre anni abbiamo imparato a conoscere. Quella dei piccoli provvedimenti di bottega o di facciata senza mai toccare la spina dorsale del sistema amministrativo provinciale. 

 

Da sotto i gazebo o seduta in minoranza, recitava colpe e necessità di cambiamento. Oggi non ne parla più. Eppure, prima o poi i problemi si dovranno pur affrontare, no? Penso proprio più poi che prima, ho come l’impressione che i veri scogli, saranno infatti rimandati a dopo il 2023.

 

E’ nel segno della novella del gattopardo che oggi sembra muoversi la politica trentina: cambiare tutto per non cambiare niente. Per ora il principale interesse sembra più il mostrare che il fare, più il dire che l’agire.

Il Gattopardo è un romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che narra le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento. Un luogo dove si faceva finta di cambiare tutto per cercare di non cambiare niente. Tanto famoso da aver determinato un neologismo. Il (da Treccani) gattopardismo s. m. (anche, meno comune., gattopardite s. f.). – Nel linguaggio letterario e giornalistico, l’atteggiamento (tradizionalmente definito come trasformismo) proprio di chi, avendo fatto parte del ceto dominante o agiato in un precedente regime, si adatta a un nuova situazione politica, sociale o economica, simulando d’esserne promotore o fautore, per poter conservare il proprio potere e i privilegi della propria classe.