L’allevamento di montagna è un allevamento di qualità?

Da Michele Dallapiccola

Come e chi stabilisce che la zootecnia di montagna è caratterizzata da migliore qualità rispetto a quella di pianura? In base a che parametri? Penso che sono domande che da consumatori ci siamo fatti tutti.

E in vero non è facile rispondere perchè l’idea che mi sono fatto potrebbe scontare qualche smorfia di antipatia. Lo dico perché se guardiamo i parametri che indicano la qualità di un prodotto dal punto di vista normativo, la pianura risulta sicuramente vincente. E la montagna questo lo riconosce poiché dalla pianura acquista anche importanti fette di materia prima. Terreno più fertile, stagioni più lunghe, economia di scala più elevata, permettono di prosperare ad una zootecnia industriale partita, tra l’altro, molti anni prima della nostra. E così mentre in pianura padana si gestivano già tecnica e genetica in maniera ineccepibile qui, fino al secondo dopoguerra, si è rimasti legati alla zootecnia di sussistenza.

 

Che c’è di buono nel latte di montagna?

E’ un concetto duro da digerire quello raccontato sopra. Avrà fatto balzare sulla sedia più di un lettore e necessita un immediato chiarimento. Dunque: quali caratteristiche di ambito qualitativo possono rendere il Trentino migliore rispetto alla pianura? 

 

Un primo aspetto è senz’ombra di dubbio legato alla modalità di allevamento. Molte bovine, trascorrono una parte della loro vita, libere sui pascoli d’alta quota. C’è grande salubrità insita nella pratica dell’alpeggio. Favorisce il movimento fisico delle bovine e permette loro di approvvigionarsi di foraggio di migliore qualità. E’ palese che questo approccio mantiene la biodiversità sia vegetale sia animale. Ed è in questa filosofia di approccio alla coltivazione della montagna che le razze autoctone si sposano benissimo con l’aspra vita in alta quota. Il resto è storia più che nota. L’erba di malga dona caratteristiche organolettiche a latte e formaggi rendendo le produzioni particolarmente uniche e caratteristiche.

 

Oltre alla modalità di allevamento che vale sul fronte tecnico, in Trentino abbiamo anche una marcia in più su quello amministrativo. Si tratta della nostra, cara Autonomia. Un sistema di governo locale che al senso di responsabilità affianca quello di una filiera di controllo piuttosto breve e diretta. Grazie ad un’onesta e continua attività di autocontrollo, i Veterinari dell’Azienda Sanitaria ed la rete provinciale dei Veterinari Aziendali, possono accompagnare molto più da vicino che altrove, le buone prassi di allevamento per ottenere un prodotto di qualità. Questa condizione implementa le garanzie per il consumatore.

 

E per il futuro?

L’evoluzione delle cose non può prescindere dal guardare oltre l’attuale sistema di controllo e certificazione dell’allevamento Trentino. Sono stati in primis gli stessi imprenditori zootecnici ad avvertire l’esigenza di poter raccontare al consumatore del proprio impegno in tal senso. Ad esempio, un’illuminata intuizione della più grossa Cooperativa lattiero-casearia del Trentino – Latte Trento – già da tempo qualifica la propria filiera a marchio CRENBA.

 

Il metodo CReNBA è un sistema di valutazione degli allevamenti elaborato dall’IZS della Lombardia e dell’Emilia Romagna, sede del Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale (CReNBA). La check-list che viene utilizzata per l’assegnazione del punteggio prevede una stima a 360° della realtà dell’allevamento. I valutatori sono medici veterinari che, per ottenere la qualifica, devono seguire un apposito corso di formazione. A determinare lo score finale della stalla concorrono aspetti strutturali, manageriali, di biosicurezza ma anche e soprattutto una verifica della capacità di adattamento degli animali all’ambiente


Che questa fosse un’esigenza percepita come trasversale nel mondo allevatoriale locale è noto da moltissimi anni. Anche la Federazione prov. allevatori aveva sviluppato un progetto analogo. Lo stimato Collega il med. vet. Franco Gatti è stato il padre del progetto “Stalle a Stelle”. Poteva essere un formidabile sistema di qualifica delle nostre aziende. Purtroppo non ne sento più parlare, per motivi a me poco conosciuti.

 

Eppure, nel frattempo, il Sistema Nazionale non è rimasto fermo. Questa esigenza, spinta da specifica direttiva Comunitaria a partire dal 2009 ha organizzato una modalità di gestione delle certificazioni incardinata anche sulla figura del veterinario aziendale

Il sistema Classyfarm.

 

Oggi l’evoluzione del sistema CReNBA nel sistema Classyfarm garantisce non solo la qualità del lavoro per gli operatori ma è soprattutto garanzia di benessere per gli animali e di salubrità dei loro prodotti nei confronti del consumatore. E’ fondamentale che la politica soprattutto locale si faccia carico di questi aspetti. In assenza di provvedimenti pratici tutte le dichiarazioni fatte finora e relative al fatto che il Trentino deve puntare sulla qualità rimangono parole come aria al vento.

 

La giunta si avvia a concludere il primo triennio di mandato amministrativo senza aver concluso nulla nemmeno in questo campo. Per questo abbiamo deciso di stimolarla con il progetto raccontato sopra. Attivare il processo di certificazione Classyfarm anche per le produzioni zootecniche Trentine. Per capire di cosa stiamo parlando la FNOVI – federazione ordini veterinari italiani – ha predisposto una breve presentazione che potete trovare APRENDO QUESTO LINK.

 

Lo tradurremo presto in un atto amministrativo. Siamo infatti convinti che l’adesione ad un sistema nazionale già rodato sarà facilitata dalla nostra Autonomia e dalla sicura adesione e collaborazione di azienda sanitaria locale ed ordine  dei veterinari