Sono concetti che in Trentino mastichiamo da anni. Anzi, il lettore distratto potrebbe pensare che sto parlando proprio della nostra Provincia. Invece stavolta la notizia riguarda un’altra parte del mondo e un altro tipo di carnivoro rispetto all’orso trentino.
Mi ha colpito una notizia di queste ore che racconta di un progetto indiano. Il Governo di Nuova Delhi mira a reintrodurre il ghepardo dal Sudafrica in India, al Kuno National Park. DA SKYTg24 QUI TROVATE LA NOTIZIA COMPLETA.
Ora, immagino le prime reazioni di quegli alcuni amici che hanno la bontà di leggermi ogni giorno. Il pensiero non è andato immediatamente anche a voi ad un progetto simile che si sviluppò anche in Trentino a partire dalla fine degli anni 90? Allora, la specie trasferita fu quella dell’orso, spostata non tra l’Africa e l’India ma tra la Slovenia e il Trentino.
Veniamo al dunque.
In un ipotetico colloquio, cosa consigliereste voi agli amici indiani in procinto di portarsi a casa delle fertili femmine di ghepardo accompagnate da relativi maschi?
Probabilmente raccomandereste loro di pensare ad un progetto completo. Fatto di protezione della vita del ghepardo innanzitutto. Suggeriremmo di proteggere particolarmente la specie. Poi di informare bene la popolazione locale su come ci si deve comportare se si allevano animali domestici nei luoghi dove andrà a vivere il ghepardo.
La cosa più importante.
Caro governo indiano, siamo sicuri che a nuova Delhi, la capitale dove avete preso la decisione, il ghepardo è visto come una cosa meravigliosa. E come darvi torto? Visto dalla parte degli allevatori, (e sicuramente ce n’è qualcuno anche li) sarà preso come una cosa altrettanto gradita?
In questo ipotetico colloquio, raccomanderemmo di costruire il progetto di reintroduzione fatto con un capo ed una coda. Col pensiero rivolto a quanti ghepardi si vogliano reintrodurre in India.
Lo raccomanderemmo con tutto il cuore. Senza numero massimo previsto anche gli Indiani si potrebbero trovarsi con un governo incapace di reagire. Magari proprio nel momento in cui lo sviluppo dei ghepardi raggiunge numeri ingestibili. Non subito, certo. Ma tra 20, 25 anni potrebbero trovarsi davanti a sviluppi inaspettati.
Ghepardi ovunque, ghepardi che mangiano galline, ghepardi che aprono bidoni delle immondizie, ghepardi che sbranano gatti, pecore e vacche. E magari attaccano le persone.
E agli Indiani, sconsiglieremmo di ingabbiare i ghepardi cattivoni. L’animale terrestre più veloce del pianeta in gabbia starebbe malissimo. Meglio morto che chiuso in gabbia, drogato insieme ad altri.
Ma forse consigli del genere agli indiani non servono. Forse la reintroduzione avverrà in luoghi molto ampi e forse se qualche ghepardo attaccherà cose e persone, lì, il governo mostrerà professionalità e coraggio. Rimuovendolo senza farlo soffrire. Lasciando riprodurre e moltiplicare tutti gli altri ghepardi reintrodotti che se ne stanno in mezzo alla natura.