Ho sognato il Rolle-Outdoor Paradise

Da Michele Dallapiccola

Questa notte ho fatto un sogno, nitido. Lo ricordo nei minimi dettagli, come una foto ad alta risoluzione. Non è bel tempo, mi trovo sul Rolle. Sono in un prato sopra Juribello, nel campiglio.

Si avvicina a me un uomo. Viso segnato dall’esperienza, lineamenti secchi, dettagli definiti. Deciso nel parlare, affabile ma serio. Tremendamente serio. La mia curiosità è tale e tanta da emergere anche nella fase onirica. Mi porta subito ad indagare. Cominciamo a parlare, inizialmente del più e del meno. Comprendo che si tratta di un capace imprenditore del settore dell’outdoor. Mi racconta che vorrebbe investire sul Passo Rolle. Gli sembra un’ottima vetrina anche per il proprio marketing aziendale. E sa perfettamente che ci possono essere degli incentivi pubblici.

In effetti, in Trentino c’è una norma che finanza la dismissione di impianti da sci per rinaturalizzare la montagna. E non è un sogno. L’ha promulgata qualche anno orsono il Partito Autonomista quando era al governo, solo che non è mai stata presa in considerazione da nessuno.

Il racconto prosegue…

Mi dice di esser salito al Rolle da Predazzo. Si fissa sulla bellezza naturale delle praterie intorno a Juribello.

 

Respira, profondamente, la pace del verde ai piedi del Castellazzo, sotto il Cristo pensante. A questo punto comincia a raccontarmi. Inizialmente non capisco poi piano piano il quadro si fa chiaro. Là sopra, mi dice, ci vedrei benissimo una suite con le pareti di cristallo.


E intorno a noi, vedrei bene dei percorsi, appena accennati, verso il cuore del parco, verso la Val Venegia, verso la Baita Segantini. Da percorrere con le calzature che produco io. Vorrei togliere questi vecchi impianti. Girano da soli. Sci ai piedi, non sono collegati ad altri.


Lo fermo, mi spinge la curiosità del mio sguardo, rivolto verso est. Incrocia il versante del Colbricon. Lo vedo, non molto lontano, selvaggio scosceso, anch’esso ferito dal passaggio di piste e funi d’acciaio. Gli chiedo come mai non veda fattibile la stessa cosa proprio lì, sul Colbricon, a destra della strada. 


Mi apre gli occhi, mi fa capire che lì è tutto più scosceso e mal si adatta al grande pubblico per ripidità ed esposizione. E poi, mi confida, di aver saputo che quegli impianti saranno presto collegati a quelli di San Martino. Mi dice che sarebbe un peccato fermare lo sviluppo di un’area già antropizzata. Ma un’altra, potrebbe essere ancora salvata. Si ferma con il discorso, quasi gli preme fermarsi per vedere se ho capito che lui, non ha altri interessi. Né invidia. Non pensa che gli impianti di San Martino collegati al Rolle faranno concorrenza a quelli della val di Fiemme, coi quali, mi confida, ha interessi anche lui. E anche cosi fosse, lui, di invidia non ne ha. 


Insomma pensa ad un Passo Rolle finalmente rilanciato. A sud est della strada, verso il Primiero, collegato impiantisticamente a San Martino. A nord ovest rinaturalizzato e collegato come un paradiso dell’outdoor alle meraviglie del Parco di Paneveggio, Capanna Cervino, Baita Segantini, Val Venegia, Malga Juribello, Cristo Pensante, salita Volpi al Mulaz e chi più ne ha più ne metta.


Ad un certo punto, di soprassalto, mi accorgo di essere sveglio, tutto sudato. E mi coglie lo sconforto.


Stavo sognando, e mi rendo conto che uomini e progetti così, nella realtà non ne esistono.