LA MONTAGNA ED I SUOI LIMITI

Da Michele Dallapiccola

Un’emozionante uscita, mi ha portato ieri ad approfondire alcuni aspetti del Base Jumping. Come già saprete, si tratta di una specialità sportiva estrema che prevede un salto nel vuoto. Si parte da un adeguato strapiombo e si cercano le emozioni. 

Vi garantisco, anche solo a guardare da vicino, ci sono tutte. Si possono indossare le tute alari e planare lontano oppure aprire il parapendio in tempi brevi e godersi lo spettacolo del panorama intorno da una inarrivabile prospettiva.

 

Il Monte Brento dal  suo Becco dell’Aquila, a queste performance si presta particolarmente bene. C’è un meraviglioso paesaggio che si perde a vista d’occhio, insieme ad un’ottima collocazione di contesto. Come immaginavo, gli atleti coi quali mi sono voluto intrattenere, hanno raccontato di gradire particolarmente anche il post-volo.

 

Il Garda sprigiona un clima mediterraneo e il lago ispira, col suo “mood” acquatico e il cibo e l’accoglienza “italian style”.  E poi, il prodotto turistico di contaminazione “extreme-vs-relax” permette lo sviluppo di strutture ed infrastrutture di contesto assai innovative. Si creano così, posti di lavoro, nuovi luoghi da valorizzare in punta di piedi o di pedali, respirando un’atmosfera di montagna poco frequentata grazie agli ampi spazi a disposizione. Solo per citare ad esempio il delizioso Chalet Brento una piccola struttura incastonata in mezzo al verde del bosco partendo da un’antica malga. Di prossima apertura.

 

Se vogliamo, una certa soddisfazione nel poter toccare con mano che quello che nel precedente incarico di Assessore al Turismo veniva raccontato come trainante, collima con le testimonianze dei nostri ospiti

Tornando le caratteristiche del sito, spicca l’altezza del balzo nel vuoto. Circa 1200 metri dove le prime due centinaia rientrano rispetto alla verticale da dove si parte, di almeno 70 metri. Tale conformazione permette agli atleti di avere notevoli spazi e possibilità di correzione in caso di errore.

 

Chi pensa al Base Jumping pensa alle tragedie. 

Ed in effetti una triste contabilità narra di più di qualcosa di più di un incidente mortale all’anno. Va tenuto conto che ciò accade su una media di circa 15000 lanci all’anno. Anche se è pur vero che dobbiamo tendere ad avere zero tragedie.

 

Questo atteggiamento deve valere su tutta la montagna. La cronaca anche solo locale dei fine settimana specialmente estivi, riporta un numero sempre troppo alto di tragedie.  Purtroppo la maggior parte avvengono su strada ma tantissimi anche in montagna.

 

Ciò che colpisce – dunque anche relativamente al numero di lanci – è che qui, il numero di tragedie è assolutamente contenuto. E questo perché lo sport in questione è molto tecnico e complicato e dunque non è possibile affrontarlo con leggerezza. Tant’è che le tragedie si sono verificate quasi esclusivamente su chi ha voluto fare da sé senza rispettare le più basilari regole. Sono poche, ma non vanno eluse. In nessun modo.

Si parte al mattino all’alba prima delle 6 per avere le condizioni di  assenza di vento più favorevoli. Ci si deve avvalere di professionisti che sappiano istruire accompagnare e guidare. Si devono rispettare le indicazioni di strumenti orari ma soprattutto del proprio sentire. 

Insomma lo sentite il parallelo anche con la più banale delle nostre escursioni di  domenica prossima in montagna? Va scelta una destinazione assolutamente in linea con le proprie capacità, vanno valutate le condizioni meteo e qualora queste non si presentino ottimali si deve rinunciare all’escursione. Ci si deve preparare con  attrezzatura ed informazioni adeguate e si devono seguire i consigli delle persone più esperte in caso di dubbio sul come e dove procedere.

 

Con la montagna non si scherza.

Sa essere severa approfittando anche delle più piccole banalità. Per subirne imponderabili conseguenze, non serve sfidarla come fanno i matti che abbiamo visto ieri mattina. Che forse per preparazione, fisico e rispetto delle regole sono molto migliori di alcuni neo montanari incoscienti in erba.