Economia turistica: quante incertezze!

Da Michele Dallapiccola

Durante la pandemia, a questa nostra società sono capitate tante cose, eppure, tutti siamo concentrati a cercare di far tornare tutto come prima!

Ma che paura! Non si trovano gli stagionali, eppure ci sarebbe scarsità di lavoro. Le imprese sono afflitte da una preoccupazione profonda. Come procederanno le prenotazioni? Sono partite diversamente dallo scorso anno.

Un fatto paradossale. 

Nonostante il lockdown, la nostra economia, nella parte governata dal suo “pilota automatico” dei servizi essenziali, ha comunque continuato a produrre reddito. Il certificato c’è nel recente rapporto di Bankitalia.

 

La crisi post seconda ondata, specie nel settore turismo, sembra governata da alcune concause:

 

Quelli che avevano la fortuna di continuare a percepire reddito si sono barricati casa. E’ una metafora ovviamente che traduce il “mettere i propri soldi in banca”

 

Il blocco sanitario anche tra gli stati ha generato una riduzione della mobilità. Il fatto ha riguardato anche qui lavoratori comunitari ed extracomunitari che tanto hanno fatto e continuano a fare per noi.  

 

Pare non abbia avuto un ruolo marginale nemmeno il reddito di cittadinanza. Si tratta di un elemento sostanziale che tratteggia in maniera decisa ed inconfondibile quel concetto di società signorile di massa coniato da Luca Ricolfi. Io lo trovo condivisibilissimo. 

 

Sopra tutti questi problemi dell’immediato aleggia la grande nube dell’emergenza sanitaria, scemata ma non terminata. Mentalmente siamo tutti “sparati a 100 all’ora” a cercare di tornare alla nostra normalità pre covid. Puntiamo tutto sul fatto che il vaccino salverà il mondo. Eppure ombre pesanti si stagliano da notizie che riguardano varianti come la Epsilon recentemente individuata che pare resistano al vaccino. Accanto a questa tragedia, la mente bacata dei novax: in questa delicatissima fase rischiano davvero di inficiare tutti gli sforzi fatti finora 

La colpa è delle istituzioni. Ne siamo sicuri? 

Chi governa è imbrigliato tra un passato solitamente ereditato ed un futuro che consegna davvero pochissimo tempo per effettuare le riforme. Nella veloce alternanza dei governi di oggi, come si può pretendere che i cambiamenti siano epocali? Credo sia questo il principale motivo a causa del quale assistiamo a numerose contraddizioni. Sia a livello nazionale che purtroppo di autonomia locale. Azioni più che corrette si alternano ad atti di profondo populismo.  

 

Di fondo aleggia la paura – che non biasimo – di esagerare coi provvedimenti restrittivi finendo per uccidere l’economia. E’ palese il tentativo di salvare il maggior numero di persone. Lo hanno di fatto dimostrato sia l’Europa che lo Stato. Meno il Trentino, (almeno rispetto all’alto Adige). Sono intervenuti attivando una importantissima quota di debito che le amministrazioni locali dovranno gestire nel migliore dei modi.

Ma badate bene, non sarà il Recovery Fund a salvarci dalla crisi. Diffidate da chi ve lo serve sul piatto delle soluzioni ad ogni piè sospinto. Oggi abbiamo bisogno di qualcosa di veloce di immediato, una sorta di diavolina per il fuoco, mentre il Recovery Fund è carburante per il futuro. Lo abbiamo capito tutti, – o quasi – che si tratta di fondi importantissimi, fondamentali per la nostra società. Verranno però distribuiti lungo il corso del prossimo decennio.

 

Allora forse per noi, per l’oggi, quella diavolina anche per il fuoco del Trentino, è rappresentata da serie politiche del lavoro.

 

Gli ingredienti principali

E’ necessario un matching tra domanda e offerta molto più determinato di oggi

Una contrattazione collettiva rispettosa della dignità umana e della difficoltà delle aziende.

Politiche di gestione dei lavoratori esteri stagionali valorizzate a livello locale. Anche nel fenomeno immigrazione sociale purché ben gestita, si possono reperire opportunità

 

Oltre a questi fatti estremamente concreti gioverebbe di certo una politica che sogni, specie a livello locale, modelli di sviluppo diversi.

Attività strettamente legate al territorio e alla natura, non fanno economia e non danno lavoro alle grandi masse. Micro imprese sottese tra il turismo e l’agricoltura, penso converrete anche voi, potrebbero però stimolare una nuova imprenditoria.  La clientela per loro è piuttosto risicata ma l’attivazione di una campagna promozionale e una delicata infrastrutturazione del territorio ad hoc potrebbero supportare in maniera importante.

Nuove opportunità di lavoro diffuso specie per quelle zone un tempo ritenute marginali e dunque ai lati dei grandi comprensori turistici del Trentino. Un tempo fu esclusione, oggi, opportunità. Politica, promozione e web potranno davvero risultare determinati.

 

Ma questa nostra Provincia è diventata una politica turistica un po’ all’americana.

Grandi numeri, grandi obiettivi, grandi impianti, grandi infrastrutture.

Il rischio che a guardare lontano si inciampi sulla piccola impresa – travolgendola – è davvero serio e concreto