La visita sulla collina di Trento, a un paio di aziende di amici, ha riacceso in me una costante, amletica riflessione.
Da sempre, in cuor mio, alberga la sensazione che quella del contadino, sia una professione che sconta ancora una posizione di prestigio sociale non di primissima linea. Forse deriva da una sorta di condizionamento d’infanzia e di gioventù ma persiste dentro al mio cuore, una lontana percezione. L’agricoltore, l’allevatore son visti dalla nostra società in modo un pò “diverso” dal medico, dal commercialista o perchè no, dall’avvocato.
Eppure fare l’agricoltore oggi richiede un bagaglio culturale di tutto rispetto, da fare impallidire qualsiasi corso di laurea. Dove non arriva la teoria e lo studio deve comunque arrivare l’esperienza e la cultura – è proprio il caso di dirlo – di campo.
So che molti di voi non saranno d’accordo con questo mio pensiero. Ne prendo atto e me ne assumo la responsabilità. E’ tuttavia innegabile che nonostante decennali politiche di sostegno, il numero degli agricoltori è in costante riduzione, specie tra i giovani.
L’età media degli agricoltori sta aumentando.
I motivi sono piuttosto vari e probabilmente difficili da comprendere
Di certo ad imporre una riduzione del numero di impiegati nel settore c’è stata la benedetta meccanizzazione agricola accompagnata da un sempre minor bisogno di manodopera. E la terra, ha risposto con una sempre maggiore produttività.
Dal punto di vista tecnico e di aiuti pubblici al settore, sono stati fatti passi da gigante. I giovani hanno corsie preferenziali per veder realizzato il loro sogno. Eppure persiste una situazione tavolare, catastale ed orografica oggettivamente piuttosto ostativa all’insediamento di nuove aziende. La terra è finita ed in Trentino mancano nuovi appezzamenti presso i quali insediarsi.
Strumenti come la banca della terra si sono rivelati assolutamente insufficienti. Quel poco che l’amministrazione precedente aveva messo in campo per incentivare bonifiche di nuovi terreni, da questa amministrazione provinciale è stato completamente eliminato ed ignorato.
Ci penserà la politica?
Sì? Perchè quale programma politico di partito o di governo che dir si voglia, non va affermando che il binomio giovani ed agricoltura non debba avere priorità nelle azioni di sostegno? Eppure i numeri della crisi del settore primario sono impietosi.
Ci vorrebbe una politica davvero vicina ai contadini. Arrivo a dire che potrebbe andar bene anche quella dello show business, tanto cara alla politica moderna. Se non sei sugli schermi degli smartphone sai davvero stare al tuo tempo? Ma forse, qui, i voti sono troppo pochi e i “like” tendono a scarseggiare.
E così nel frattempo la società civile brillante moderna proiettata nel futuro, tende ad accorgersi poco che qualcuno continua a lavorare per il buon cibo di tutti. Non è prestigioso a sufficienza, esser capaci di far bene questa cosa?