Cultura nazionale o cultura autonomista?

Da Michele Dallapiccola

Le ragioni di una posizione politica, tutte in una gaffe.

L’incauto, inciampa. Così dev’essere occorso all’assessore nel Consiglio dello scorso 19 luglio.  Ha forse cercato visibilità, ostentando un proprio perimetro valoriale fortemente influenzato dalla storia moderna.

 



Ingenuamente, ne ha parlato ma ha dato scandalo.

L’episodio al quale mi riferisco è noto. Si tratta della richiesta di un minuto di silenzio in occasione della morte di Borsellino. Che non è meno importante di altri.  Dei morti di Stava ad esempio? O di quelli dispersi nei giorni scorsi in Germania a causa della tragedia da maltempo. Hanno forse meno valore? Anche perché il beffardo, devastante destino pare si sia portato via le persone in un contesto analogo a quello che fu a Stava.

Intendiamoci. Non vogliamo cadere nell’errore nel quale è caduta l’intera Aula del Consiglio provinciale. Quindi no. I morti andavano commemorati tutti. Nessuno è meno o più importante di altri.

 

Ma il punto è un altro.

Ho ragione di pensare che l’altro giorno, di buon mattino l’assessore leghista è entrato in aula, traviato dalla sua cultura e dalla sua visione politica. Quella che non riesce a staccare gli occhi da Roma e il cuore dallo Stato. E in quelle ore, sui social di molti membri del centrodestra rimbalzava, con una certa insistenza, quella giusta e sacrosanta commemorazione.

 

Se noi siamo ciò che mangiamo, ciò vale anche per quello che nutre la nostra mente e dunque che forma la.nostra cultura. Quella stessa che traviò anche la mia di generazione. Noi della “x” insieme ai “boomers” siamo cresciuti nel racconto di Battisti come eroe. I cattivi erano gli altri. Vivemmo la storia del Trentino riscritta dallo Stato che aveva vinto la guerra. 

 

Solo chi tra noi, ha voluto rileggerla, quella storia, per informarsi, ha potuto ritrovare la verità. Ricostruire il perché delle cose.  Capire cosa significhi oggi la nostra contemporaneità. Ma soprattutto il perché della nostra AUTONOMIA.

 

Veniamo ad oggi.

Un partito nazionale diffonde il suo pensiero. Unico. Giustissimo come il ricordo delle stragi mafiose ma non rispettoso anche delle peculiarità locali. Come è successo in Consiglio col non ricordo di Stava. Che azzardo a dire, da cittadino euroregionale quale mi sento, andava ricordata insieme a quella della Germania dei giorni scorsi.

 

Sono severo, forse troppo e nel caso me ne scuso. Arrivo a dire che Bisesti è la dimostrazione vivente del perché l’Autonomismo nulla c’entra con la Lega. Chi anima quel partito è lontano anni luce dalle sensibilità che muovono invece il nostro.

 

Ed il motivo dirimente  a causa del quale la posizione politica Patt, a mio avviso, dovrà rimanere inevitabilmente alternativa a quella della Lega.