Le passioni del settore alberghiero.

Da Michele Dallapiccola

Aspetti poco considerati di un comparto, ancora troppo poco considerato.

Fatto che per il Trentino, può sembrare strano. Inoltre, avrete senz’altro notato anche voi che il tessuto dell’hotellerie provinciale è tutt’altro che omogeneo. Accanto a strutture assai performanti, convivono strutture in forte difficoltà. Spesso insospettabilmente. Esistono aziende che manifestano ottime performance d’impresa che combattono accanto a chi ha perso le forze. Giustificati dal fatto che fare impresa alberghiera è un’opera titanica. Con questo mestiere non si fanno “soldi” anche se sono ancora in troppi a pensarla così. Del resto, gli alberghi sono pochi. 1500 circa, troppo pochi per fare massa sociale, troppo pochi per esser davvero riconoscibili e riconosciuti. Alcuni più fortunati, altri meno. E tra quest’ultimi, ritroviamo molte fattispecie diverse. 

 

In qualche caso il coraggio di investire non è stato sostenuto dagli eventi. La crisi del 2009 e del 2012 ha fatto le sue vittime anche in questo settore.

 

Poi ci sono persone che hanno avuto vicende familiari sfortunate. Infine c’è anche il caso di chi non è stato in grado di gestire questa forma di impresa.

 

Alla crisi da Covid ci siamo arrivati uscendo da un momento in cui i numeri del turismo Trentino sono cresciuti macinando record su record. Questo stato di cose avrebbe dovuto fertilizzare il settore in maniera positiva. 

 

Così non è stato. Fallimenti, noie finanziarie, gioie e dolori. Parte colpa del sistema, alcune con responsabilità del singolo.

 

Il “sistema” può chiamarsi fuori dalle responsabilità?

Ne sa qualcosa chi con coraggio vuole investire e cercare di ottenere permessi burocratici in tempi brevi. La “fabbrica delle carte” è più forte della volontà dell’imprenditore.

 

La macchina pubblica da un lato aiuta, dall’altro affatica le imprese spesso soffocandole.

 

Va poi segnalata la necessità per chi possiede un albergo, di avere sempre il portafoglio in mano.  Senza poter mai mettere nulla da parte perché l’albergo è una cosa viva, richiede continui investimenti, incessanti ammodernamenti persistenti trasfusioni di denaro sonante.

 

Infine il capitolo “qualità della vita”. Assolutamente assorbita da un lavoro che dopo quello di tenere una stalla è di certo il più totalizzante dei lavori che il Trentino possa offrire. 

 

La politica non può ignorare tutte queste difficoltà. Da sempre ha cercato di mettere in campo strumenti che andassero a coprire deficit e bisogni insoddisfatti soprattutto dal punto di vista finanziario. 

 

Un poker di proposte

Da sempre presenti nell’operato della PAT, potevano essere rimodulate ed ammodernate anche da questo suo governo. Nei 5 anni di precedente mandato sono state portate avanti per quello che permette un lustro di governo.

 

  1. Sburocratizzazione, digitalizzazione.
  2. Agevolazioni per l’accesso al credito.
  3. Più generosità nei sostegni agli investimenti
  4. Agevolazioni al cambio di destinazione urbanistica se coerente con la pianificazione urbanistica comunale di riferimento.

È pur vero che l’epoca di “malossiniana” memoria sia ormai molto lontana. C’erano disponibilità finanziarie inimmaginabili e limiti europei agli aiuti di stato ridotti quando non assenti permettevano di costituire strumenti che oggi sono impensabili. 

 

Anche noi, nella scorsa legislatura cercammo di fare la nostra parte. Attivammo un fondo innovativo che permettesse di gestire al meglio la situazione debitoria delle aziende in peggior stato. Evidentemente mal strutturato, comprensibilmente, non venne utilizzato.

 

Ad onor del vero, e vale anche per oggi, va detto che è estremamente difficile attivare strumenti finanziari veramente accattivanti. Per non parlare poi di forme di aiuto ultronee rispetto alle attuali.  È molto difficile inventare qualcosa di nuovo, che sia giuridicamente ammissibile. Che superi insomma la normativa europee che calmiera gli aiuti di stato.

 

Così la cronaca, rivela la soluzione individuata dall’attuale giunta. Da una parte fa piacere pensare che la Provincia metta a disposizione risorse per tenere lontane infiltrazioni mafiose da questo sano tessuto Trentino. Dall’altra preoccupa un ragionamento che sa molto di restaurazione

 

Ritorna lo shopping immobiliare della PAT?

Lo strumento del lease back fu usatissimo soprattutto all’inizio degli anni 2000. La politica benigna di quegli anni fu particolarmente pingue di disponibilità finanziarie. Praticava shopping immobiliare industriale ed artigianale in ogni luogo ed in ogni dove.

 

E la lega era sempre in prima linea a criticare uno strumento che ha consegnato alla Provincia un patrimonio immobiliare miliardario che ora va in qualche maniera gestito e mantenuto. È quella stessa lega che anziché impegnarsi ad attivare strumenti innovativi riprende in mano gli errori che ha criticava in passato. 

 

Come andrà a finire adesso? Ci salveremo quanto più questo strumento saprà procedere in termini selettivi. Chiedendo severi piani di rientro e valutando al meglio caso per caso.

 

Questo approccio politico è ad alto rischio perchè potrebbe venir influenzato dalla politica. Parimenti, richiederà la forza del saper dire di no. Forza che finora la lega ha dimostrato di avere soltanto con le categorie più deboli.