Concertone Vasco Rossi. I pro e i contro di un evento eccezionale.

Da Michele Dallapiccola

E’ innegabile che il concerto previsto a Trento a maggio del prossimo anno, sarà un evento di peso e molto interessante. Ricco, come tutti gli eventi di rilievo, di notevole spessore. 

Vorrei approfittare di questa sede per fare alcune considerazioni sull’argomento senza entrare nel merito o disquisire se sia un bene o un male che la roboante kermesse abbia luogo. 


Piuttosto, cercherò di farlo, senza lasciarmi trascinare da un atteggiamento che finora si è rivelato come tipico della lega. Il partito al governo del Trentino – ad esempio – abbraccia e promuove il Festival dell’Economia come evento di rilievo eccezionale. Dai banchi dell’opposizione lo criticava e lo disprezzava. Oggi si giustifica, parla di gioco delle parti. Io lo trovo poco serio.


Il mio pensiero sui “concertoni” è lo stesso oggi da opposizione che allora nel governo. È scritto nelle poche prossime righe.


Concertoni? Non è la prima volta che arrivano proposte importanti.

Capitò anche alla nostra giunta, qualche anno fa, di venir contattati per organizzare a Trento grandi e costosi concerti. Avevamo pochi fondi a disposizione: la Spending Revue e il Patto di Stabilità avevano picchiato duro sui bilanci provinciali a nostra disposizione. 


Ma al di là delle disponibilità finanziarie, declinammo cortesemente le proposte nonostante le garanzie di importanti ricadute economiche sul nostro territorio. Queste erano previste, ipotizzate. Al momento della proposta gli unici sicuri da coprire, invece, rimanevano i costi milionari. E siccome si trattava di soldi della collettività pensammo che sarebbe stato meglio riporli altrove. Ritenevamo che investire quelle pesanti cifre richieste, focalizzate a Trento non avrebbe portato nessuna ricaduta agli altri territori del Trentino. Dal Primiero al Chiese, dall’alta Val di Sole alla bassa Valsugana. Pernottamenti, ingaggi di ditte artigianali, ristorazione, si sarebbero tutti concentrati sulla città. Insieme al piacere del concerto, certo ma anche ai numerosi, terribili disagi. 


La questione della destinazione d’uso del terreno, sede dei concerti. 

L’area di San Vincenzo si estende per quasi 30 ettari. In attesa di accordo tecnico urbanistico per una diversa destinazione è stata per lungo tempo affidata ai contadini. Per la cronaca, il nostro sogno sarebbe stato di stabilire definitivamente un suo utilizzo agricolo. In modalità bio, magari. 30 ettari sono tanti, e a Trento c’è fame di terreni agricoli. Si sarebbero potute insediare 10/15 nuove aziende agricole, ad esempio. Che avrebbero potuto lavorare per sempre.


Per questo al tavolo delle decisioni della giunta passata non arrivò mai la proposta di decidere per una “Arena di Canto” ad utilizzo altamente alternativo a quello agricolo. 


Avevamo un’idea di Trentino. 

Non ci piaceva pensare che il Trentino è bello perché ci canta qualcuno di famoso. Ci piaceva pensare che l’immagine del Trentino si associava ad una percezione tutta nostra ed originale, identitaria e fortemente connotata da precise caratteristiche tali da renderla interessante come destinazione di vacanza. 


The italian side of the Alps.

Era il “Claim” delle nostre campagne promo- turismo. Bel tempo, natura, con l’acqua dei laghi e l’aria della montagna, buon cibo, di qualità e tanta cultura. Mitteleuropea. Tutto questo prevedeva sforzi in proprio creando prodotti turistici specifici dove i testimonial erano un “di cui” e non un “perché” definitivo.


Oggi.

Non potendo attivare la “lex frumentaria”, ispirandosi comunque alla romana imperiale memoria, questa giunta ha pensato probabilmente meglio affidarsi al “panem et circenses”. Il popolo divertito apprezzerà sempre, il governo che lo ha sollazzato. E’ pur sempre una scuola di pensiero che la giunta precedente scelse di non sposare. 


Investimmo sul territorio, scegliemmo di frammentare l’ingente mole di denaro necessaria ad un solo grande evento distribuendo invece sull’intero territorio provinciale.