Disappunto Casolet. E tutto il formaggio di malga venduto a basso prezzo?

Da Michele Dallapiccola

La stampa di queste ore racconta di un grande disappunto nell’aver visto svenduto un presidio Slow food quale è il Casolet. 

Non entrerò nelle motivazione dell’operazione commerciale, potrebbe avere mille cause. Tra tutte, si tenga conto che usciamo da un inverno senza clienti e che i 500 mila trentini rispetto ai 2 milioni di arrivi, consumano quel che consumano. 

 

Le malghe silenziose

Piuttosto, sorprende il silenzio di tutte le altre volte in cui viene svenduto l’altro nostro formaggio. Il nostrano delle varie malghe del Trentino. Accade ogni giorno, tra il più cupo silenzio di stampa ed esperti. Ma quanto ne produciamo in malga? E tutto di latte crudo e di gran qualità, da vacche alimentate ad erba verde e pochissima integrazione della razione. In aggiunta a tanto impegno, cura ed igiene. 

Anche perché, è bene precisare che tutte le malghe in Trentino dove è autorizzata la produzione di formaggio, rispettano le più severe direttive comunitarie. Dentro ad edifici storici di aspetto tradizionale sta un cuore moderno verificato dai nostri veterinari ispettori ufficiali. Dunque qualità, sicurezza alimentare si sposano a tradizione ed impegno. 

 

Vanno pagate queste cose? 

Credo che nessuno di voi se la sentirebbe di rispondere di no.

Eppure questo accade.

 

Il formaggio di malga è pagato ancora troppo, ma davvero troppo poco. Sul prezzo finale andrebbero caricati i costi dello sforzo, della fatica ed delle ore in più necessarie ad ottenere lo stesso latte della stalla di fondovalle. Che non ha le stesse caratteristiche. E’ pure ottimo, di grandissima qualità, ma è diverso.

 

Come si fa ad alzare il prezzo del formaggio di malga?

Domanda da 1 milione di dollari! Si trova chi è disposto a pagarlo. E come si può fare? Va diffusa una maggiore cultura della montagna, come abbiamo chiesto anche noi attraverso i numerosi atti politici. Vanno raccontate le qualità del formaggio di malga va spiegato il perché del maggior valore. Vanno ripristinate tutte le attività sospese e che erano partite la scorsa legislatura.

 

Dove sono finite le feste del latte, ad esempio? Quali campagne promozionali sono state fatte per far conoscere valori che stanno alla base del latte di malga ed del giusto prezzo del suo formaggio.

 

Quindi servono più impegno nelle attività di marketing e di promozione perché fare pubblicità costa. E se si vuole farla bene si deve investire cifre che non sono alla portata dei privati. Dunque, se ne deve far carico l’ente pubblico.

 

Pare che la Provincia stia preparando qualcosa. Con calma. Lo mostreranno forse per l’autunno, quando le vacche saranno ormai tornate in stalla. Meglio tardi che mai, meglio poco di niente. Peccato.