Non c’è nulla da fare, le pecore e i pastori si guardano con curiosità. Le loro foto sui social beccano un sacco di like. Lungo le vie a ridosso dei prati passanti meravigliati riempiono le memorie dei loro telefonini di selfie e fotografie di pecore in tutte le salse.
Poi l’interesse si ferma li. Nessuno consuma carne ovina, pochissimi cercano filato di lana di pecora locale. E invece, le pecore rimangono merce buona per chi cerca polemica. Come sta accadendo in questi giorni in Val Rendena. Si raccolgono polemiche facili, peggio ancora, non conoscendo le complesse implicazioni di questo meraviglioso tipo di allevamento.
Allevare animali è un cosa che richiede cuore.
E probabilmente è proprio per questo che l’avvento dei grandi carnivori ha colpito così duramente il morale di malghesi e pastori. Tocca i sentimenti più che il portafoglio. A nulla valgono incentivi e rimborsi: chissenefrega!!!
Ci vuole aiuto e comprensione. Ecco perché l’ingegno umano e politico sta facendo nascere ovunque tranne che in Trentino (sigh!) attività di aiuto alla guardiania. Campa cavallo arriverà forse una legge che permette di ridurne il numero. Ci credete? Io di sicuro no. Innanzitutto non credo che il sistema normativo europeo e nazionale protegge gli orsi e i lupi come i cristiani. A questo si aggiungono le panzane e l’inefficienza del governo leghista che attualmente sta amministrando il Trentino.
La nostra norma per migliorare il supporto alla guardiania giace depositata in attesa di essere presa in considerazione. Intanto finisce un’altra estate, la terza ormai, all’insegna del silenzio politico della lega. Di loro, non strilla più nessuno. E della pastorizia e della transumanza si tende a ricordarsi solo negli autunni di campagna elettorale. I “like”, lì fanno proprio comodo.
Nel frattempo questi, rimangono lavori dimenticati dei quali si occupa invece la passione ormai di pochissime persone. Eppure hanno un’intensa funzione sociale oltre che un diretto indotto economico. Pascolano le cime più alte per la gioia di turisti e camminatori di alta montagna. Curano così i cotici erbosi dimenticati dalla bovinicoltura moderna, alimentano la biodiversità.
Ieri ho visitato la tosatura delle “tabarone”, le agnelle dell’anno con la lana troppo lunga per arrivare sane alla tosatura della primavera.
Son scene d’altri tempi ammodernate solo da velocizzato metodo di tosatura. Il resto, c’è da sempre. Chissà se per sempre resterà.