Malattie della Vite, perché parlarne ancora?

Da Michele Dallapiccola

Avvertiamo sempre più forte lo stimolo politico collettivo rivolto a questo esecutivo. In questo caso, viene chiamato a rispondere alla fortissima richiesta di attenzione ai problemi della viticoltura. 

Tra i tanti problemi che affliggono il settore spicca la diffusione della flavescenza dorata e non di meno anche il mal dell’esca. 


La soluzione al problema oggi, sembra ancora annaspare tra inconcludenti tavoli provinciali e un controllo a livello territoriale apparentemente inesistente. Nel frattempo rumors di settore indicano che la soluzione dell’assessorato possa essere quella di somministrare contributi per i rinnovi. Questo tipo di approccio purtroppo potrebbe non funzionare o almeno non funzionare nella provincia leghista del 2021. Nel parallelo del passato infatti, per il problema “scopazzi” per la sola Val di Non si stanziarono 30 milioni di euro e il problema venne risolto solamente lì. Nemmeno in maniera tombale. 


I suggerimenti dell’assistenza tecnica. 

In primis, le proposte riguardano una maggiore severità nei controlli e soprattutto nelle sanzioni da parte della provincia. Devono essere certe e diffuse perché non è possibile che vi siano agricoltori che si comportano bene e a macchia di leopardo, coesista la presenza di qualche  imprenditore o hobbista che invece se ne frega.


Il secondo ingrediente è quello relativo alla necessità di intervenire per zone. E’ infatti impensabile riuscire a risanare tutto il Trentino contemporaneamente. Uno dei motivi è che tra i principi da applicare c’è quello della lotta allo scafoide. È previsto l’utilizzo di farmaci che possono risultare nocivi anche per le api. Il timing dei trattamenti e degli interventi va dunque assolutamente concordato con gli apicoltori pena il verificarsi di gravi effetti collaterali sul comparto apistico. 


Terzo punto quello relativo all’utilizzo dei farmaci. Da un lato si consiglia di utilizzare il Trebon e dall’altra il piretro la cui efficacia è limitata dalle sue note criticità di utilizzo, la più macroscopica è la sua fotodegradabilità. Le soluzioni sembrano essere la grande omogeneità nei trattamenti dentro un quadro di espianto e reimpianto controllato.


Il quarto punto che i servizi tecnici consigliano, è quello di un accordo con il sistema vivaistico locale al fine di poter offrire “barbatelloni” a prezzi concordati. Ed è qui, su questo anello fondamentale della viticoltura, che la provincia potrebbe intervenire finanziando attrezzatura utile a permettere a queste aziende di fornire materiale vivaistico qualificato delle opportune garanzie sanitarie.


Le criticità insuperate.

Fin quando rimarremo legati al proclamare l’ennesima istituzione di tavoli sia in FEM che in Provincia scriveremo articoli tanto inutili quanto questo mio.


Sono dell’opinione che attivare dei bandi per finanziare eventuali reimpianti avrebbe lo stesso valore del gettare una goccia nel mare. Anzi, proprio a causa della gra diffusione del problema potrebbe incorrere nello stesso effetto paradossale che hanno avuto contributi per i carri raccolta: Grande felicità per chi li ha ricevuti, grande disagio ed invidia sociale per tutto il resto del Trentino. Ho come l’impressione che sia stato visto come un investimento tanto valido e giusto quanto mirato ad un ristrettissimo gruppo di persone che forse non ne avevano nemmeno davvero bisogno. 

Ma magari mi sbaglio.